Intervistata da la Repubblica, Roberta Lombardi, grillina della prima ora, dirigente storica del MoVimento e oggi capogruppo dei 5Stelle alla Regione Lazio, sposa in toto la linea del capo carismatico Beppe Grillo, tornato d’impeto sulla scena politica per dire “no” alle elezioni subito richieste da Matteo Salvini. Il quale “deve capire capire che il Parlamento non è ai suoi ordini”. E si dice pronta ad un esecutivo del Presidente Mattarella, “anche con il Pd”.
Così facendo però sposa in pieno anche la linea di Matteo Renzi, che da giorni e oggi anche sul Corriere della Sera invoca un governo istituzionale, il voto sul taglio dei parlamentari e poi il referendum. E all’intervistatore del quotidiano romano di Largo Fochetti che le fa osservare se non sia un rischio appiattirsi su Matteo Renzi visto che è la prima volta che sposa la sua linea lei serafica risponde: “Io dopo aver governato con la Lega penso di poter andare d’accordo anche con Belzebù”. “La figura del capo politico ha fallito, serve una ledership corale” dice Lombardi, pertanto Salvini va sfiduciato “insieme a tutte le opposizioni”.
È di sicuro un nuovo passo di marcia, una fase politica inedita. Secondo Roberta Lombardi, dunque, ci devono essere una serie di passaggi di cui “il primo è il varo definitivo del taglio dei parlamentari” che rappresenta “un segnale nei confronti dei cittadini stufi della politica, di chi si è rifugiato nell’astensionismo. Poi c’è la mozione di sfiducia presentata dal Pd contro il ministro dell’Interno” che va votata per prima in quanto “era già incardinata ed è giusto sia discussa subito”. Poi precisa: “Solo una volontà politica maggioritaria nella capigruppo potrebbe invertire l’ordine, ma dovrebbero volerlo i 5 stelle. Sarebbe folle” anche se Salvini sarebbe disposto a “piegare la legge, Parlamento e organi istituzionali, alla sua smania di poltrone”.
Lombardi converge anche con la proposta di Piero Grasso, l’ex Presidente del Setato (“che di regolamenti se ne intende”), che dice che al voto di sfiducia al capo del Governo le forze politiche di opposizione dovrebbe uscire dall’Aula lasciando “partecipare solo la Lega”. “Con il suo 17% la mozione non passerebbe” chiosa Lombardi. Così a quel punto Salvini sarebbe costretto a ritirare i suo ministri ma non può volere “«la moglie ubriaca e la botte piena”, cioè mandare l’Iva al 25%, rimanere ministro dell’Interno, cioè colui che dovrebbe garantire il regolare svolgimento delle elezioni. Per poi vincerle. Anche meno…” dice la capogruppo dei consiglieri del Lazio.
Ma per allungare la legislatura bisogna fare una chiamata alle armi, chiamando dentro Pd, Leu e garantirsi poi anche l’appoggio esterno di Forza Italia, se la può permettere e anche sostenere una situazione simile il MoVimento dei duri e puri? A domanda, Lombardi risponde che ci vuole “un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. A maggior ragione dopo essere stati al governo con la Lega”. Per aggiungere: “E lo dice una che nel 2013 ha rifiutato l’offerta di Bersani: eravamo molto più schizzinosi” e adesso “sarà fondamentale il ruolo di Mattarella” in quanto non essendoci più un governo politico, il Presidente è l’unico soggetto istituzionale garante del Paese agli occhi dell’Europa e del mondo”.
“Con il voto alla presidente della commissione Ursula von der Leyen - precisa Lombardi – abbiamo dimostrato di volere un’Europa diversa, ma di voler restarci dentro. C’è invece qualcuno che, se diventasse premier, la manderebbe a gambe all’aria”. Anche Casaleggio è sulla stessa linea? E Lombardi, di rimando, “chi ha a cuore l’interesse di questo Paese non può permettere che per il capricci e la vanità elettorale di una persona si vada in esercizio provvisorio”.
Anche ciò vale anche per Di Maio, che – al contrario – con il voto subito e un “mandato zero” potrebbe difendere meglio la propria leadership? E Lombardi ripete, come un mantra, ciò che ha già detto per Salvini e che suona come una evidente bocciatura di quanto fatto finora dal capo politico dei 5Stelle: “La leadership dell’uomo solo al comando ha definitivamente fallito. Bisogna tornare a un modello corale perché finché siamo stati intelligenza collettiva siamo cresciuti. Quando ci siamo affidati al salvatore della patria abbiamo sbagliato tutto”.
Quale futuro per Conte? “Personalmente non ho apprezzato che si sia sbilanciato sulla Tav, ma fino a quel momento è stato un buon premier” che potrebbe essere anche ricandidato ma per farlo “ma bisognerà arrivarci con un processo partecipato”, non attraverso una decisione “letta su un’agenzia di stampa, riproposta ai parlamentari e ratificata su Rousseau”. Infine, e Di Battista? Un fenomenale comunicatore” che “in assenza di Grillo può essere il frontman. il megafono di istanze che sono però quelle del Movimento”. Del resto, “nei 5 stelle ognuno ha il suo talento: l’importante è non suonare da solisti. Si rischia di steccare”. A buon intenditor, poche parole.