Beirut - Basta polemiche e slogan: occorre guardare con piu' attenzione e concretezza a una porzione di modo, il Medio Oriente, che vive "un momento molto particolare". E lo deve fare l'Europa per prima. Da Beirut, il presidente del consiglio Matteo Renzi torna a richiamare l'Unione europea alle sue responsabilita', alla sua 'ragione sociale'. Una battaglia, per il premier, che si va ad aggiungere a quella pentole superamento delle politiche di sola austerita', che fa registrare i primi risultati positivi.
Su questa sponda del Mediterraneo, nel corso della sua prima missione da premier in Tunisia, Renzi aveva fatto intravedere per la prima volta le linee della sua politica estera: pieno coinvolgimento degli alleati europei nella questione migranti e riconquista per il Mare Nostrum del suo ruolo naturale di ponte tra Africa ed Europa. Da questo punto di vista il Libano e' il paradigma della sproporzione delle forze in campo nella sfida sulla questione migranti: in Europa si conducono campagne elettorali a colpi di slogan sul tema delle migrazioni, in Italia si cavalca la polemica politica per 150 mila migranti, mentre il Libano vede ormai la sua popolazione composta per un quarto da rifugiati: un milione e mezzo su una popolazione totale di quattro milioni. Tutti accolti "con grandi valori umani e straordinario senso della civilta'", spiega Renzi davanti al primo ministro Tammam Salam. Per il momento, dall'Europa sono arrivati 500 milioni al Libano. Un buon risultato ottenuto anche grazie alle pressioni italiane. Ma sempre poco rispetto, ad esempio, ai tre miliardi destinati alla Turchia.
L'Italia, dunque, la sua parte la fa "in campo economico e militare, certo, ma anche con iniziative educative e culturali. "Perche' se non investe nella scuola e nel sapere si rischia di consegnare i giovani all'estremismo", sottolinea Renzi. Un concetto che viene rafforzato nel premier dalla visita nella scuola dell'Unicef, costruita con investimenti italiani nella cooperazione, di Beirut. Una struttura che al mattino accoglie bambino libanese e, nel pomeriggio, piccoli rifugiati siriani. Una esperienza che ha colpito molto il premier che, prima del taglio del nastro, ha avuto modo di parlare con alcuni bambini e soprattutto con i loro genitori provenienti dalla citta' di Aleppo, citta' martoriata dalla guerra. Al premier e' stato chiesto come si fa a venire in Italia, come si vive nel nostro Paese. Di qui l'idea, al momento soltanto tale, di puntare sulla realizzazione di scuole italiane in realta' come, appunto, quella libanese. Renzi ricorda la scuola italiana visitata in Colombia, nel corso di un viaggio che gli lascio' negli occhi aule piene di bambini e bambine intenti a studiare la lingua e la cultura italiana. Una scuola e un museo, quello Nazionale di Beirut, che sono il simbolo della 'resistenza della bellezza' alla paura. Anche qui l'Italia ha fatto la sua parte, finanziando quota parte della sala che accogliera' le vestigia della Tomba di Tiro. Ed e' difficile, aggirandosi tra i suoi locali, non correre con la mente a quei tesori distrutti da Daesh per affermare il proprio rifiuto della storia e cultura occidentale ma anche, e forse soprattutto, per autofinanziarsi attraverso il commercio di 'pezzi pregiati' trafugati dai siti che, di volta in volta, il califfato rade al suolo. "Il Libano e' una terra piena di bellezza e la bellezza, la cultura e l'arte, sono fondamentali" per fronteggiare il terrorismo, ha spiegato Renzi. (AGI)