AGI - Si è conclusa oggi a Napoli l'undicesima edizione dei Dialoghi Mediterranei (Med Dialogues). L'evento ha riunito ministri, diplomatici e rappresentanti di oltre 30 paesi, pochi giorni dopo il cessate il fuoco raggiunto a Sharm el-Sheikh, frutto di un'intensa mediazione internazionale volta a porre fine alle ostilità nella Striscia di Gaza. L'incontro di tre giorni a Napoli, dedicato alla cooperazione nel Mediterraneo allargato, si è svolto in un clima di tregua fragile ed è stato il primo forum internazionale a ospitare, nella stessa sede, i ministri degli Esteri di Israele e Palestina, Gideon Sa'ar e Varsen Aghabekian.
Non sorprende che i due ministri abbiano espresso posizioni profondamente divergenti. Per motivi di sicurezza e diplomatici, i loro interventi non hanno mai avuto luogo contemporaneamente o nello stesso spazio di Palazzo Reale, il che ha complicato l'organizzazione logistica dell'evento. Sa'ar ha affermato che "Israele non accetterà alcuna soluzione che possa mettere a repentaglio la sua sicurezza" e che "Hamas deve essere completamente disarmato prima di qualsiasi processo politico", annunciando che il valico di Rafah potrebbe riaprire domenica 19 ottobre, a condizione che "siano finalizzati accordi logistici e di sicurezza". Il ministro palestinese Aghabekian ha risposto che "nessuna pace è possibile senza la fine dell'occupazione e il pieno riconoscimento dello Stato palestinese entro i confini garantiti dal diritto internazionale", chiedendo una tregua "che sia duratura e accompagnata da un serio impegno internazionale per la ricostruzione".
Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha incontrato separatamente i ministri israeliano e palestinese, ha ribadito che "la posizione dell'Italia è chiara: la soluzione dei due Stati rimane l'unica via possibile per garantire la sicurezza di Israele e il diritto dei palestinesi a uno Stato sovrano". Il ministro degli Esteri italiano ha aggiunto che il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia "è ora più vicino", specificando che questo passo deve essere preceduto da concrete condizioni di sicurezza e stabilità, a partire dal disarmo delle fazioni e dall'esclusione di Hamas da qualsiasi ruolo guida nella futura governance palestinese. Durante la conferenza, Tajani ha sottolineato che l'Italia "intende continuare a svolgere un ruolo di ponte nel Mediterraneo", ricordando che "non c'è alternativa al dialogo e alla diplomazia". Ha inoltre annunciato che il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas visiterà l'Italia il 7 novembre per colloqui istituzionali incentrati sulla "ricostruzione e la stabilità della Palestina".
Tajani ha inoltre annunciato che l'Italia consegnerà il più grande convoglio di aiuti umanitari mai organizzato per la popolazione di Gaza, composto da circa 100 tonnellate di beni di prima necessità, cibo e forniture mediche. Nei prossimi giorni, una missione della Cooperazione Italiana si recherà a Ramallah e in Giordania per definire "settori prioritari per l'intervento umanitario e la ricostruzione". "È giunto il momento di lavorare insieme per alleviare le sofferenze della popolazione civile e creare le condizioni per una pace duratura", ha dichiarato il ministro, ribadendo che l'Italia "sostiene fermamente gli sforzi diplomatici intrapresi a Sharm el-Sheikh per promuovere il cessate il fuoco" e che "la stabilità del Mediterraneo è di vitale interesse per tutta l'Europa".
Tra gli altri protagonisti del Forum, il ministro degli Esteri iracheno Fuad Mohammed Hussein ha dichiarato all'Agenzia Nova che Baghdad "non parteciperà ad alcuna forza internazionale di stabilizzazione nella Striscia di Gaza", specificando che "la priorità dell'Iraq è sostenere la pace attraverso la diplomazia, non inviando truppe".
Hussein ha descritto l'accordo di Sharm el-Sheikh, promosso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, come "un primo passo nella giusta direzione", avvertendo al contempo che "la sicurezza deve essere garantita prima della ricostruzione". Atteso in visita ufficiale in Italia a dicembre, dopo le elezioni parlamentari dell'11 novembre, ha descritto il voto come "un passo necessario per consolidare la democrazia". Il ministro ha espresso soddisfazione per la ripresa delle esportazioni di petrolio verso l'Italia e la riapertura dell'oleodotto Iraq-Turchia, elogiando il contributo delle aziende e delle forze armate italiane "nell'addestramento delle nostre unità di sicurezza". Hussein ha inoltre espresso preoccupazione per il deterioramento delle relazioni tra Iran e Occidente, chiedendo la riapertura dei canali diplomatici su questo tema. Per quanto riguarda la Siria, guidata da Ahmed al-Sharaa – il cui ministro degli Esteri, Asaad Hassan al-Shaibani, era assente da questa edizione dei Dialoghi – Tajani ha sottolineato la necessità di un coordinamento regionale più efficace contro le cellule residue dello Stato Islamico ancora attive lungo il confine siro-iracheno.
A livello europeo, i ministri di Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Macedonia del Nord hanno ribadito la prospettiva europea dei Balcani occidentali, chiedendo di evitare nuove linee di divisione e di rafforzare la cooperazione economica con l'Italia e i paesi dell'Unione Europea. Il ministro degli Esteri bosniaco Elmedin Konakovi? ha dichiarato all'Agenzia Nova che "l'integrazione europea rimane il nostro principio guida e, senza il sostegno dell'Italia e degli altri partner mediterranei, il percorso sarebbe molto più arduo". Tajani, da parte sua, ha descritto i Balcani come "una priorità politica per l'Italia" e ha ribadito che "Roma continuerà a sostenere il loro rapido ingresso nell'Unione Europea".
"Il Mediterraneo ha riconquistato un ruolo di primo piano sulla scena internazionale, trascendendo i confini tradizionali per assumere una dimensione globale", ha affermato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo messaggio conclusivo trasmesso ai Med Dialogues. Meloni ha sottolineato che l'approccio dell'Italia alla costruzione di uno spazio geopolitico sicuro, stabile e prospero si basa su una cooperazione "equa e non predatoria". Questa visione è incarnata nel Piano Mattei per l'Africa, la cui strategia estende il suo raggio d'azione a quattordici Paesi africani e include la promozione di progetti nei settori delle infrastrutture resilienti, delle energie rinnovabili, dell'agricoltura e della salute. L'Italia intende svolgere un ruolo di mediazione e facilitazione in queste iniziative, collaborando con l'Unione Europea attraverso il Global Gateway, l'Unione Africana e le istituzioni finanziarie internazionali. Il premier italiano ha inoltre ribadito il suo impegno per lo sviluppo del progetto IMEC, il corridoio economico e infrastrutturale volto a collegare i porti di India, Medio Oriente ed Europa, un progetto cruciale per il commercio italiano e la blue economy. L'obiettivo dell'Italia è duplice: diventare un hub energetico per l'Europa e cogliere le opportunità di sviluppo delle interconnessioni infrastrutturali.
Il segretario generale del ministero degli Esteri, Riccardo Guariglia, ha inoltre osservato che la coincidenza delle date della conferenza con il cessate il fuoco a Gaza ha portato speranza alle discussioni. Il ministero della Difesa a Roma è impegnato a sostenere il processo di pace e la ricostruzione della Striscia di Gaza, avendo già fornito circa 2.400 tonnellate di aiuti umanitari attraverso il programma "Food for Gaza", organizzato l'evacuazione di giovani pazienti e aperto corridoi universitari. Guariglia ha confermato che l'Italia svolgerà un ruolo di primo piano alla conferenza per la ricostruzione che si terrà al Cairo il mese prossimo, con uno stanziamento di oltre 1,5 miliardi di euro da parte dell'Unione Europea.
La conferenza Med Dialogues si è conclusa con la Dichiarazione di Napoli, un documento che riafferma "la responsabilità storica dei popoli del Mediterraneo di costruire un futuro di pacifica convivenza sulle fondamenta gettate dal piano del Presidente Trump". Il testo sottolinea che la stabilità e la prosperità nella regione "richiedono anche una rinnovata cooperazione economica" e invita a "promuovere investimenti sostenibili, infrastrutture condivise e partenariati volti a creare posti di lavoro, opportunità e sviluppo inclusivo, in particolare a beneficio delle giovani generazioni". La Dichiarazione riconosce inoltre il ruolo dell'Italia come "ponte naturale tra le sponde del Mediterraneo", invitandola a promuovere "dialogo, apertura e cooperazione nel solco di una tradizione millenaria di scambi e interconnessioni".