La Legge di Bilancio 2019 ha creato un “contributo a fondo perduto” da 25 milioni l'anno, destinato a coprire parte delle spese sostenute dalle Pmi per collaborare con un consulente esperto in “trasformazione tecnologia e digitale”.
La Gazzetta Ufficiale non ha indicato un nome specifico per questo ruolo, gli uffici studi di Camera e Senato lo hanno definito “voucher manager”. Ma per tutti, compreso il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, è l'Innovation manager.
Cosa prevede la Legge di bilancio
La Legge di Bilancio 2019 ha varato un “contributo a fondo perduto” da 25 milioni l'anno, per gli anni fiscali 2019 e 2020.
È un voucher che le imprese possono spendere “per l'acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale impresa 4.0 e di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell'impresa, compreso l'accesso ai mercati finanziari e dei capitali”.
In una prima formulazione, il contributo era riservato in egual misura a tutte le Piccole e medie imprese. Nella versione definitiva c'è invece una distinzione.
Attingendo dal fondo annuale di 25 milioni, le piccole e micro imprese ricevono un voucher che copre il 50% dei costi sostenuti per la consulenza, entro un limite massimo di 40.000 euro.
Le microimprese occupano meno di 10 persone e hanno un fatturato annuo non superiore ai 2 milioni. Le piccole imprese occupano meno di 50 persone e realizzano un fatturato massimo di 10 milioni.
Per le medie imprese (cioè quelle che hanno fino a 250 dipendenti e un fatturato non oltre i 50 milioni) il contributo cala: è pari al 30% della spesa, con un limite massimo di 25.000 euro.
C'è anche una terza opzione, che si rivolge alle imprese che hanno stretto un “contratto di rete”. Il contributo è del 50%, fino a 80.000 euro, non per la singola impresa ma per l'intera rete.
Chi è e cosa fa l'Innovation manager
Non c'è una definizione condivisa di “innovation manager”. E il campo di applicazione del voucher, in attesa del decreto, non restringe il perimetro. Il Politecnico di Milano ha da tempo avviato il “Percorso executive in gestione strategica dell’innovazione digitale”, che punta proprio a formare questa figura.
Il programma prevede di trattare “digital disruption e digital strategy, organizzazione e processi per la trasformazione digitale, modelli di sourcing e strumenti contrattuali per l’innovazione digitale, disegno e innovazione di nuovi business model, corporate enterpreneurship e startup, il ruolo degli innovatori nelle organizzazioni, cloud e architetture orientate ai servizi per l’agile enterprise, innovazione digitale nella supply chain, canali digitali e nuovi paradigmi di marketing”.
Insomma: si parla di innovazione e digitale a tutto tondo, dall'imprenditoria alla riorganizzazione interna, dalla promozione alla selezione di talenti e startup con i quali collaborare.
Ivan Ortenzi, chief innovation evangelist di Bip Group, nel 2018 ha scritto un libro, intitolato “Innovation Manager – Disegnare e gestire l'innovazione in azienda”, proprio per condensare una definizione.
Lo ha fatto raccontando la propria esperienza e raccogliendo alcune testimonianze. Come quella di Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz: sono innovation manager “Archimede, Leonardo da Vinci ed Elon Musk”.
Fausta Pavesio, angel investor e advisor, definisce l'innovation manager come la figura chiave per “mettere a terra i risultati che la contaminazione tra nuova imprenditoria e imprese esistenti può produrre”.
Per Nino Lo Bianco, presidente del gruppo di Bip, compito dell'innovation manager è “supportare e stimolare il ceo”. Per Ortenzi, l'innovation manager è “un ruolo che declina la sua attività sull'organizzazione aziendale avvalendosi di una struttura che va dalla funzione individuale sino a una divisione aziendale dedicata”.
È suo compito “identificare le potenzialità, gli impatti, le conseguenze della digitalizzazione come tecnologia a sé stante e come tecnologia abilitante degli altri comparti tecnologici”.
E ancora: “Innovare vuol dire aprire mente, cultura, organizzazione e strumenti ad altri ambiti e ad altre discipline aziendali come il marketing, il design, la formazione”.
Tempi e tecnologie
Il campo di applicazione della consulenza pare molto ampio: va infatti da una complessiva riorganizzazione aziendale, compresa quella che guarda ai “mercati finanziari e dei capitali”.
La legge cita poi le “tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale impresa 4.0”. Sono Big data e analytics, cloud, cyber security, sistemi di simulazione, realtà virtuale e aumentata, robotica, stampa 3D, IoT, prototipazione rapida.
La consulenza, ad ogni modo, non si potrà assegnare a chiunque. “Entro 90 giorni” dalla pubblicazione della norma (cioè entro la fine di marzo), il Ministro dello Sviluppo Economico dovrà emanare un decreto che individua un “elenco” che includa “le società di consulenza o i manager qualificati” tra i quali scegliere.
Lo stesso decreto individuerà anche i requisiti necessari per diventare un innovation manager. Dalla pubblicazione dell'elenco serviranno alcune settimane per rodare il meccanismo e definire i dettagli. È quindi probabile che, per il 2019, i primi innovation manager abbiano 6-7 mesi per farsi spazio.
Quante imprese saranno coinvolte
Dire sin da ora con esattezza quante imprese saranno coinvolte non è possibile, anche perché non è escluso che il decreto possa riservare una quota del fondo a micro-piccole imprese o alle reti.
È possibile però dare un ordine di grandezza dell'intervento. Ipotizziamo che i 25 milioni siano spartiti tra micro-piccole e medie imprese (è un caso di fantacontabilità, visto che dipenderà dalle scelte del ministero e dalle richieste) e che ognuna incassi il contributo massimo (40.000 per le prime, 25.000 per le seconde).
Sarebbero coinvolte 312 imprese micro-piccole e 500 medie. In tutto 812. È possibile che il numero possa aumentare, soprattutto se le aziende non richiederanno il contributo massimo previsto dalla legge.
Tuttavia è probabile che le aziende ammesse si avvicinino alla soglia. Come spiega l'Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano, infatti, gli innovation manager hanno di norma una retribuzione tra i 60.000 e i 100.000 euro, con picchi di 150.000.
Cifre che sembrano calzare con i vincoli della norma: il voucher coprirebbe retribuzioni annuali fino a 80.000 euro per le micro-piccole imprese, fino a poco più di 83.300 per le medie e fino a 160.000 per le reti (che possono ottenere fette più grandi del fondo ma con ricadute su più imprese).