(AGI) - Milano, 24 lug. - Il glioblastoma e' il tumore piu'comune e il piu' maligno del cervello. Al suo interno contienedelle cellule staminali 'cattive' che sono di fatto il motoredel tumore: lo sostengono e lo fanno diventare sempre piu'grosso e aggressivo. Nonostante l'intensita' delle cure, lasopravvivenza media dei pazienti con questo tumore e' di 12-16mesi dalla diagnosi. Uno studio appena pubblicato dalla rivistascientifica 'Glia' (condotto da Giovanni Marfia, dellaFondazione Ca' Granda Policlinico di Milano, e coordinato daLaura Riboni del dipartimento di Biotecnologie Mediche eMedicina Traslazionale dell'Universita' degli Studi di Milano)ha dimostrato che l'aggressivita' delle cellule staminali delglioblastoma e' regolata da una piccola molecola chiamatasfingosina-1-fosfato (S1P) che rende il tumore resistente alleattuali terapie. La ricerca, in particolare, ha stabilito che le staminalidi questo tipo di tumore possono essere uccise utilizzandol'inibitore della S1P. Un fatto non da poco, visto che unirequesto inibitore alla chemioterapia potrebbe portare unconcreto vantaggio nelle terapie per i malati di glioblastoma.Lo studio guidato da Marfia e' stato condotto in collaborazionecon Rolando Campanella dell'Ospedale San Carlo Borromeo, e havisto la partecipazione anche di altri esperti dell'Universita'degli studi di Milano e dell'Istituto Neurologico Besta. Marfiaha sottolineato che "il glioblastoma ha un picco di insorgenzatra i 45 e i 70 anni, anche se non sono rari i casi neisoggetti piu' giovani". Attualmente "il trattamento prevede unapproccio multidisciplinare essenzialmente basato sullaresezione chirurgica, a cui si aggiungono radioterapia echemioterapia". Tuttavia "nonostante l'intensita' deitrattamenti, sono necessarie terapie piu' mirate e specificheche consentano di eradicare le cellule staminali tumoraliresponsabili dell'aggressivita', della crescita, delle recidivee della resistenza alle terapie da parte del tumore stesso". Inquesto studio, tutto italiano, sono state analizzate cellulestaminali tumorali di pazienti colpiti da glioblastoma,dimostrando che queste cellule producono in grandi quantita'Sfingosina-1-fosfato, auto-alimentandosi. Ed e' quindi questamolecola che stimola la malignita' e la crescita delle celluletumorali. "I risultati ottenuti a livello sperimentale sonomolto incoraggianti, anche se preliminari", conclude Marfia.(AGI).