AGI - Escalation in Yemen, teatro di una guerra civile decennale, dopo l'operazione militare attuata nella notte da una coalizione guidata dall'Arabia Saudita contro dei ribelli separatisti, nel porto meridionale di Makalla. L'attacco si è verificato pochi giorni dopo che Riad aveva avvertito che avrebbe sostenuto il governo yemenita contro qualsiasi azione armata dei separatisti del Consiglio di Transizione del Sud (Stc), appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti (Eau). Nelle ultime settimane, l'Stc ha conquistato vaste aree di territorio yemenita, in particolare nell'Hadramaut, senza incontrare una resistenza significativa.
I sostenitori del Consiglio di Transizione del Sud chiedono al gruppo separatista di ristabilire uno Stato nello Yemen meridionale, dove una repubblica democratica e popolare è stata indipendente dal 1967 al 1990.
L'operazione militare saudita nel porto di Mukalla
In questo contesto di tensione, il governo yemenita – riconosciuto dalla comunità internazionale – ha chiesto venerdì scorso alla coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita di adottare "misure" per sostenerlo. La coalizione guidata da Riad è stata formata nel 2015 per sostenere il governo di Sana'a. È proprio quello che è accaduto nella notte, quando Riad ha dato il via a un'operazione militare, invitando i civili a evacuare immediatamente il porto di Mukalla. Il raid ha preso di mira carichi di armi e veicoli da combattimento scaricati da navi partite dagli Emirati Arabi Uniti, secondo quanto riferito dalla Saudi Press Agency.
"Due navi provenienti dal porto di Fujairah sono entrate nel porto di Almukalla sabato e domenica, 27-28 dicembre 2025, senza ottenere i permessi ufficiali dal Comando delle Forze Congiunte della Coalizione", ha riportato l'agenzia di stampa statale. "Dato il pericolo e l'escalation rappresentati da queste armi che minacciano la sicurezza e la stabilità, le forze aeree della Coalizione hanno condotto un'operazione militare limitata, prendendo di mira armi e veicoli da combattimento che erano stati scaricati dalle due navi", ha riferito la stessa fonte ufficiale.
La condanna di Riad e la richiesta di espulsione agli emirati
Poi è arrivata la condanna di Riad alle azioni degli Emirati Arabi Uniti in Yemen, che ha indicato come "estremamente pericolose". L'Arabia Saudita ha definito, inoltre, le mosse dei separatisti yemeniti sostenuti da Abu Dhabi nello Yemen sud-orientale una "minaccia alla sicurezza nazionale saudita". Il ministero degli Esteri saudita in una nota ha chiesto "ai fratelli Emirati di accettare la richiesta" del Consiglio presidenziale yemenita di "lasciare il Paese entro 24 ore" e di "interrompere ogni sostegno militare o finanziario" ai separatisti.
Rashad al Alimi, leader del Consiglio presidenziale dello Yemen, il governo internazionalmente riconosciuto e sostenuto da Riad, ha decretato lo stato di emergenza e annullato un patto di sicurezza firmato in passato con gli Emirati Arabi Uniti. "L'accordo di difesa congiunta con gli Emirati Arabi Uniti è annullato", si legge in una nota, mentre un decreto separato ha annunciato uno stato di emergenza di 90 giorni, con un blocco aereo, marittimo e terrestre di 72 ore.
La risposta degli emirati: "Nessuna arma a bordo"
Non si è fatta attendere la risposta degli Emirati alla doppia accusa e richiesta dell'Arabia Saudita e dello Yemen. "Il ministero degli Affari esteri degli Emirati Arabi Uniti ha affermato il suo totale rifiuto delle accuse relative all'alimentazione del conflitto yemenita", ha scritto il portavoce del governo saudita, Afra Al Hameli, in un post su X.
Per giunta, gli Emirati replicano che il carico distrutto nella notte nel porto di Mukalla, non conteneva armi emiratine. Il ministero degli Esteri ha precisato che le spedizioni in questione "non includevano armi" e che l'elevato numero di veicoli blindati pesanti "non erano destinati a nessuna parte yemenita, ma erano stati spediti per essere utilizzati dalle forze degli Emirati Arabi Uniti che operano in Yemen".
La stessa fonte ha sottolineato che "c'era un coordinamento di alto livello riguardo a questi trasporti tra gli Emirati Arabi Uniti e il fratello Regno dell'Arabia Saudita, insieme a un accordo che prevedeva che i veicoli non avrebbero lasciato il porto".
In un primo momento gli Emirati Arabi Uniti non hanno commentato direttamente l'ordine di espulsione delle proprie forze né l'accordo di difesa congiunta annullato dal governo di Sana'a, ma hanno affermato che la gestione della situazione solleva "domande legittime" e potrebbe avere potenziali ripercussioni. Il ministero degli Esteri emiratino ha argomentato che la gestione dei recenti sviluppi "deve essere condotta in modo responsabile e in modo da prevenire un'escalation", senza nascondere "delusione" per la dichiarazione saudita e "sorpresa" per l'attacco. Qualsiasi azione deve essere "basata su fatti verificati e sul coordinamento esistente tra le parti interessate, in modo da preservare la sicurezza e la stabilità, salvaguardare gli interessi comuni e contribuire a sostenere il percorso di soluzione politica e porre fine alla crisi in Yemen", ha sottolineato Abu Dhabi nella nota rilanciata da Al Jazeera.
Reazioni internazionali e appelli alla moderazione
Della situazione ad alto rischio nello Yemen hanno parlato in una telefonata il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, e il suo omologo dell'Oman. Araghchi ha espresso la sua preoccupazione, insistendo sulla "necessità di uno sforzo congiunto e di una cooperazione tra i paesi della regione per mantenere l'integrità territoriale e una profonda stabilità". Nei giorni scorsi, il segretario di Stato americano Marco Rubio aveva chiesto "moderazione", evitando tuttavia di schierarsi tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, due partner chiave di Washington.