Disastro Gaza, gli Usa potrebbero rivedere la loro strategia
- Donald Trump e Benjamin Netanyahu
AGI - Sei mesi dopo l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, la situazione a Gaza è più tragica che mai a dispetto dei tentativi di Washington di mettere fine alla guerra. Ed è forse venuto il momento di rivedere la strategia.
Il primo a dirlo esplicitamente, anche se non pubblicamente, è stato il segretario di Stato, Marco Rubio: "Serve un ripensamento della strategia americana su Gaza", ha ammesso incontrando famiglie di ostaggi israeliani, a quanto riferisce il sito Axios. La crisi umanitaria è peggiore che mai, i negoziati sono in stallo e gli Stati Uniti e Israele sono sempre più isolati a livello internazionale.
L'ultima rottura dei negoziati sulla tregua è andata ad aggiungersi a una lista sempre più lunga di occasioni mancate se non veri e propri fallimenti. La crisi umanitaria peggiora e stanno emergendo crepe nella base Maga sul sostegno fin qui incondizionato di Trump al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Dopo che i colloqui di Doha sono saltati di nuovo, Trump ha detto che è tempo per Israele di "sbarazzarsi" di Hamas e "finire il lavoro". Ma non è chiaro, neppure in Israele, se sia una tattica negoziale o un vero cambiamento di rotta, un via libera a Netanyahu per intensificare ancora di più l'operazione militare.
Fin qui, il presidente ha dato all'alleato sostanziale luce verde per fare tutto ciò che vuole a Gaza, dalle operazioni militari, ai negoziati sugli ostaggi, alla distribuzione degli aiuti umanitari, ricorda Axios. E anche se colpito dalle immagini dei bambini che muoiono di fame, non ha praticamente esercitato alcuna pressione su Netanyahu. In alcuni casi avrebbe persino incoraggiato Bibi a colpire ancora più duramente Hamas.
Ma nonostante il sostegno politico e le bombe anti-bunker, non sono cambiate le sorti di una guerra che Netanyahu era certo avrebbe risolto in tre mesi dopo l'arrivo di Trump. Gli Usa hanno lasciato che Israele violasse la tregua mediata da Steve Witkoff prima ancora dell'insediamento di Trump. E hanno appoggiato l'approccio incrementale - rilascio di alcuni ostaggi in cambio di tregue limitate - che pure né la Casa Bianca né Rubio condividono. Ma che a Netanyahu faceva comodo per motivi politici interni, in modo da non dover impegnarsi a mettere fine alla guerra.
Il risultato è che non si vede ancora una via d'uscita credibile e che sia Netanyahu sia gli Usa sono più isolati a livello internazionale. Da qui la presa di coscienza che la strategia non ha funzionato. Ma ancora non è stato deciso se e come cambiarla.