AGI - C'è una lunga e annosa questione tra Madrid e Bruxelles. E riguarda le "lingue" parlate in alcune regioni storiche e importanti: il basco, il galiziano e il catalano. I Paesi dell’Unione Europea hanno infatti nuovamente rinviato il voto sull’ufficialità di questi idiomi, per mancanza dell’unanimità necessaria ad approvare la richiesta presentata dal governo spagnolo. È la settima volta che i Ventisette affrontano la questione in una discussione durata circa 45 minuti durante la quale sono intervenuti più della metà dei Paesi, secondo fonti diplomatiche che hanno parlato con l'agenzia EFE.
Nella conferenza stampa successiva all’incontro, la ministra danese per gli Affari Europei, Marie Bjerre, il cui Paese detiene la presidenza semestrale del Consiglio, ha dichiarato che “si tratta di una questione delicata e simbolica” che continuerà a essere affrontata “con un dialogo stretto e rispettoso con gli Stati membri”.
Manca l’accordo
All’arrivo alla riunione, il ministro degli Esteri del Lussemburgo ed ex primo ministro, Xavier Bettel, ha detto di “comprendere perfettamente quanto per gli spagnoli e per il multilinguismo siano importanti le tradizioni”, ma ha anche sottolineato che “non è davvero il momento giusto” per approvare l’ufficialità delle lingue. “Abbiamo impiegato giorni per trovare un accordo sulle sanzioni contro la Russia, non siamo ancora in grado di prendere decisioni su Israele e sul cessate il fuoco in Palestina… e dovremmo approvare il galiziano, il basco e il catalano?”, ha chiesto retoricamente Bettel. “Se alla fine della giornata la gente si chiede dove stia andando l’Europa, la questione è questa”, ha aggiunto.
Anche la ministra austriaca per gli Affari europei, Claudia Plakolm, ha dichiarato che “finché non ci sarà una proposta sul tavolo che chiarisca le questioni giuridiche e finanziarie, non si potrà dare alcun consenso” alla proposta spagnola. Francia, Polonia e Finlandia hanno fatto sapere che la Spagna non ha ancora sciolto i loro dubbi, soprattutto di natura giuridica.
La Spagna: “Non si può sequestrare la decisione”
Il segretario di Stato spagnolo per l’Ue, Fernando Sampedro, ha invece sostenuto che la Spagna “ha affrontato tutti i dubbi” politici, economici e giuridici e ha chiesto agli altri Paesi membri di “non sequestrare o ritardare” la decisione sull’ufficialità delle lingue. “I Trattati sono molto chiari: dicono che l’identità nazionale degli Stati membri, in questo caso l’identità nazionale plurilingue, e il nostro sistema costituzionale devono essere rispettati”, ha dichiarato, sottolineando che non è necessario modificarli, come invece ritengono i servizi giuridici del Consiglio UE.
Secondo questi ultimi, infatti, occorrerebbe una modifica perché l’articolo 55.1 del Trattato Ue elenca le 24 lingue ufficiali dell’Unione, tra cui è incluso solo il castigliano. La Spagna, invece, invoca come base giuridica l’articolo 342, che è quello usato per modificare il regolamento sulle lingue ufficiali. Sampedro ha quindi affermato che “venti milioni di europei non possono essere discriminati solo perché le lingue ufficiali nei territori spagnoli in cui vivono non vengono trattate come le lingue ufficiali degli altri Paesi”, e ha ribadito che la Spagna è disposta a farsi carico dei costi della proposta.
Costi e fasi
Secondo la Commissione Europea, l’ufficialità del catalano, del basco e del galiziano potrebbe costare 132 milioni di euro, ma si tratta di una stima preliminare basata sui costi attuali per la traduzione e l’interpretazione del gaelico. Nel rapporto pubblicato nel 2023, Bruxelles ha chiarito che per conoscere il costo effettivo occorre sapere quanti dipendenti saranno necessari, quali strumenti di intelligenza artificiale verranno utilizzati per aiutare nella traduzione e quale sarà il periodo di transizione concordato prima dell’entrata in vigore dell’ufficialità. Su quest’ultimo punto la Spagna ha già chiarito che propone un’implementazione progressiva a partire dal 2027.
“Non è un precedente per altri idiomi”
Durante il suo intervento, Sampedro ha ribadito che l’ufficialità di basco, catalano e galiziano non creerebbe un precedente per altre lingue regionali, come temono alcuni Paesi nordici e dell’Est. Ha infatti spiegato che nessun’altra lingua soddisfa contemporaneamente tutti i requisiti delle lingue co-ufficiali spagnole:
- origine storica;
- riconoscimento nella Costituzione; uso parlamentare;
- accordi amministrativi con le istituzioni europee;
- traduzione della normativa comunitaria (compresi i trattati europei) nelle rispettive Comunità Autonome;
- disponibilità del Governo spagnolo a coprire i costi.
Anche se non sono ancora lingue ufficiali dell’Ue, catalano, basco e galiziano possono già essere utilizzati nel Consiglio, nel Comitato delle Regioni e nel Comitato Economico e Sociale. Il Parlamento Europeo continua a discutere se approvarne l’uso, mentre le Scuole Europee hanno già deciso di offrire il catalano come materia opzionale.
Le reazioni delle Università
Le università della Xarxa Vives (territori del dominio linguistico catalano), della Navarra, della Galizia e di Euskadi hanno presentato questo venerdì un manifesto congiunto a favore del riconoscimento ufficiale delle proprie lingue (catalano, basco e galiziano) nell'Unione Europea (UE). Queste università hanno unito le forze e presentato un manifesto congiunto al Consiglio dell'Unione Europea (UE), in cui rivendicano l'importanza del riconoscimento delle proprie lingue per la libertà accademica e la creazione scientifica.
Esprimono inoltre la “trascendenza di questo passo come riconoscimento della diversità propria dell'Unione Europea” e dei “diritti linguistici comunicativi, della libertà accademica e della creazione scientifica, specifici dell'ambiente universitario”. A questo proposito, i rettori delle università hanno espresso il loro sostegno alla richiesta che il governo spagnolo ha presentato alla Commissione europea. Il manifesto, aperto a nuove adesioni, ricorda che 4 cittadini spagnoli su 10 parlano una delle tre lingue e che, tra le tre, “hanno più di 13 milioni di parlanti attivi, al di sopra della media del resto delle lingue ufficiali dell'UE”. Le università ringraziano il governo spagnolo per l'iniziativa adottata davanti al Consiglio dell'UE e invitano i rappresentanti politici dello Stato spagnolo a sostenerla “in linea con l'ampio consenso sociale che la questione linguistica rappresenta”.
Lo sconcerto nei Paesi Baschi
Il primo vicepresidente del Consiglio dei Ministri e ministro basco della Cultura e delle Politiche linguistiche, Ibone Bengoetxea, ha giudicato “incomprensibile” il rinvio da parte dei Paesi dell'Unione Europea della votazione sullo status ufficiale di catalano, basco e galiziano. Parlando con i giornalisti, Bengoetxea ha insistito sul fatto che lo status ufficiale di queste lingue è una questione di “giustizia, uguaglianza e rispetto dei diritti linguistici di milioni di cittadini europei”.
Ha sottolineato che il basco è una lingua viva, appartenente ai cittadini baschi e parte del patrimonio europeo, e ha insistito sul fatto che l'Europa “non può essere costruita negando la sua diversità”. Tuttavia, ha espresso la convinzione che oggi siamo “più vicini che mai al raggiungimento dello status ufficiale del basco in Europa”, ringraziando il governo centrale e tutte le istituzioni coinvolte per i loro sforzi diplomatici, e ha chiesto un impegno politico costante per questa causa. Ha inoltre ribadito la volontà dell'Esecutivo basco di continuare a lavorare in tutti i settori “finché il basco non sarà una lingua ufficiale in Europa”.