AGI – In un periodo segnato da conflitti globali e caos geopolitico, con una guerra nel cuore dell’Europa, il libro “Perché l’Ucraina combatte” di Sofia Ventura e Michele Chiaruzzi si distingue per la sua lucidità analitica. Un’opera che intreccia riflessioni politiche, storiche e comunicative, offrendo una lettura profonda e coinvolgente del conflitto russo-ucraino.
La strategia comunicativa di Kiev
Il volume non si limita a spiegare le ragioni della guerra, ma si concentra sulla strategia comunicativa adottata da Kiev, sia dalle istituzioni che dalla società civile. Una narrazione che va oltre la difesa territoriale, abbracciando la lotta per l’indipendenza e l’integrazione europea. “L’Ucraina combatte perché difende il suo spazio politico da una grande potenza aggressiva”, scrivono gli autori.
Identità nazionale e resistenza
Il libro esplora la costruzione di una nuova identità nazionale ed europea da parte del popolo ucraino. Dalla Rivoluzione Arancione del 2004 a Euromaidan nel 2014, fino all’invasione russa del 2022, il percorso dell’Ucraina è stato segnato da una resistenza costante e da un desiderio di appartenenza all’Europa dei diritti, della libertà e della democrazia.
L’Europa come attore politico
Ventura e Chiaruzzi riflettono sul ruolo dell’Unione Europea, non solo come entità economica, ma come soggetto politico centrale. L’UE ha fornito a Kiev più aiuti degli Stati Uniti e ha concesso lo status di Paese candidato, segnando un cambio di paradigma geopolitico e una presa di posizione storica.
Il conflitto viene descritto come una guerra d’Europa, non solo in Europa. Gli autori sottolineano che la resistenza ucraina è anche una difesa dei principi dell’ordine politico europeo. La comunicazione diventa così uno strumento di resistenza e di costruzione identitaria.
Complessità e fragilità del percorso europeo
Il libro non ignora le criticità del processo di adesione all’UE: tensioni interne, interessi divergenti tra gli Stati membri e l’incertezza geopolitica legata al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. L’Ucraina non è sola, ma la sua posizione resta fragile.
Al centro del volume c’è una domanda cruciale: può la comunicazione diventare uno strumento per vincere una guerra? Secondo gli autori, sì. La narrazione costruita da Kiev è parte integrante della sua resilienza e della sua affermazione identitaria.
La guerra delle narrazioni
Con l'annessione della Crimea e l'occupazione del Donbass nel 2014, la Russia ha lanciato un attacco non solo militare ma anche mediatico. Post-verità, fake news e distorsione della realtà sono stati strumenti per minare la credibilità dell’Ucraina, giustificare l’aggressione e indebolirla. Non si tratta solo di una lotta sul campo, ma di una guerra delle parole, un confronto di storie e verità.
Nel 2022, la risposta ucraina è stata potente e sofisticata, articolata attraverso canali digitali e crossmediali, con un ruolo centrale della società civile. Fondamentale è stata la comunicazione politica del presidente Volodymyr Zelensky, simbolo di resistenza fisica e morale. La celebre frase "Non ho bisogno di un salvacondotto, ma di armi" è diventata il fondamento della sua leadership e della resilienza del popolo ucraino.
Zelensky e l’identità europea
La comunicazione di Zelensky lo ha reso difensore dei valori europei. L’Ucraina non racconta solo la guerra, ma costruisce l’immagine di un Paese proiettato verso il futuro. La narrazione diventa campo di battaglia strategico, dove la capacità di raccontarsi può determinare l’esito del conflitto.
Il potere del racconto
Gli autori evidenziano come l’Ucraina stia riuscendo a rivolgersi al mondo con un messaggio di speranza e determinazione. E pongono una domanda cruciale: cosa sarebbe accaduto se l’Ucraina non fosse riuscita a comunicare così efficacemente? La risposta è chiara: non avrebbe mantenuto il supporto internazionale e sarebbe forse capitolata in poche settimane.
Il saggio non solo analizza gli eventi, ma permette al lettore di entrare nella mentalità di chi vive il conflitto. Gli autori si sono immersi nella realtà ucraina, parlando con gli abitanti e visitando Kiev, per comprendere le ragioni profonde della resistenza. "La loro resistenza – spiegano Ventura e Chiaruzzi – non è solo fisica, ma è una battaglia di valori, che coinvolge l’identità nazionale e l’aspirazione a un futuro europeo".
Una domanda per l’Europa
Il titolo del libro – Perché l’Ucraina combatte? – è un invito a scavare oltre le cronache, esplorando le sfumature della comunicazione politica e della geopolitica. E alla fine, pone un’ulteriore domanda a tutti i cittadini europei: Qual è il futuro di un’Europa che deve rivedere i suoi confini e la sua coesione politica?