Khalifa Haftar ha dichiarato una tregua in Libia a partire dalle 00.01 di domenica 12 gennaio, accettando così quanto contenuto nell'intesa siglata giorni fa tra Mosca e Ankara. "la nostra reazione sarà severa se la tregua verrà violata dal campo nemico", si legge nel breve comunicato delle milizie del maresciallo della Cirenaica.
A esercitare pressione sull'uomo forte della Cirenaica era stato Vladimir Putin nelle ultime ore. Si attende adesso la reazione del capo del Governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, che, incontrando il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte a Roma, aveva detto: "Accogliamo ogni iniziativa per il cessate il fuoco, a partire di quella tra Turchia e Russia, ma non può avvenire senza il ritiro dell'aggressore Haftar di cui non ci fidiamo".
"Le forze di Haftar hanno accettato il cessate il fuoco: è il primo passo per perseguire una soluzione politica. Ancora tanta strada da percorrere, ma la direzione è quella giusta", commenta Conte su Twitter.
La mediazione di Putin
Era stato il capo del Cremlino, ricevendo a Mosca il cancelliere tedesco Angela Merkel che gli ha concesso un ruolo di primo piano nella prossima Conferenza di Berlino, a mettere tutto il peso del proprio carisma sulla bilancia per far pendere quest'ultima a favore della tregua. Putin, nel corso della giornata, ha parlato al telefono con l'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, e poi con il principe ereditario emiratino, Mohamed bin Zayed, ritenuto principale sponsor di Haftar, per invitarlo a convincere il generale a deporre le armi.
"Come noi abbiamo convinto Serraj, stiamo aspettando che i nostri amici russi riescano a convincere Haftar", aveva detto dal canto suo, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavosoglu, e in serata, un consigliere di Haftar ha precisato che non veniva rifiutata la tregua in se stessa, ma si chiedevano determinate "condizioni".