Mosca - L'esercito siriano avanza nella città vecchia di Aleppo, dove ha conquistato un quartiere centrale che era in mano ai ribelli. Lo ha riferito una fonte militare, secondo cui i soldati "hanno ripreso il controllo di tutto il distretto nord-occidentale di Farafira nella cittadella di Aleppo, dopo aver neutralizzato molti terroristi". L'avanzata, ha continuato la fonte, è "una continuazione dell'operazione militare che era stata annunciata e include una componente aerea e una componente di terra con artiglieria". Giovedi' scorso, Damasco aveva annunciato l'offensiva per riconquistare la parte orientale di Aleppo, in mano ai ribelli, pochi giorni dopo la conclusione della settimana di cessate il fuoco. Da allora, i caccia siriani e russi hanno bombardato incessantemente la zona, facendo decine di vittime, tra le proteste internazionali.
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Intanto sul piano della diplomazia, nonostante esperti russi e statunitensi continuino le consultazioni a Ginevra, la tensione resta alta. "I contatti ci sono", ha assicurato una fonte del ministero degli Esteri russo rispondendo a una domanda di Interfax sul proseguimento o meno dei colloqui a livello di esperti dopo il fallimento, di fatto, dell'accordo Usa-Russia sul cessate il fuoco nel paese. Intanto però sui media mainstream in Russia, negli ultimi giorni, prende sempre piu' piede lo scenario di uno "scontro militare diretto" con gli Stati Uniti in Siria, dopo il fallimento dell'accordo sul cessate il fuoco e gli attacchi prima contro l'esercito di Damasco e poi contro il convoglio di aiuti umanitari, di cui ancora le parti si rimpallano la responsabilità. "Dopo queste provocazioni e l'ultimo Consiglio di sicurezza Onu, temo che siamo a un vicolo cieco e che il livello di fiducia sia ormai a zero", commenta all'Agi il giornalista Viktor Baranets, esperto di questioni militari per Komsomolskaya Pravda, la testata piu' letta nel paese. Nel suo programma radiofonico, Baranets - con molti legami all'interno dello Stato maggiore russo - ha parlato addirittura di "rischio nucleare". "La Russia sta valutando e preparandosi a ogni variante dello sviluppo della situazione, fino a quello piu' estremo", vale a dire l'uso di "armi atomiche intelligenti. Saremmo stupidi se non lo facessimo, perche' gli americani non sono partner affidabili", ha argomentato, spiegando che lo scontro con la coalizione Usa inizierebbe "prima via cielo, poi via terra e si arriverebbe, di fatto, a una guerra mondiale", visto il numero degli attori gia' in campo in Siria. La scintilla che porterebbe a un conflitto aperto tra le due coalizioni potrebbe essere, per esempio, "la creazione di forze che inizino ad attaccare l'esercito siriano". "Mosca, in questo caso, dispiegherebbe tutte le armi a sua disposizione - ha spiegato - se gli americani continuano con questa rozza politica e non capiscono che il valore piu' alto ora e' quello del compromesso, ci avvicineremo sempre piu' a uno scontro diretto". Secondo Baranets, "davanti a noi ci sono due uscite dallo stallo: Russia e Usa si fanno la guerra o ricominciano da capo, studiando nuove regole del gioco, che - cosa piu' importante - andranno rispettate. Serve un nuovo piano, ma purtroppo al mondo oggi non c'e' un tale genio, che possa proporre un chiaro piano di soluzione della crisi".
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Quaranta organismi di carità cattolici si riuniranno giovedi' mattina in Vaticano con Papa Francesco e i rappresentanti degli episcopati locali, di Congregazionireligiose che operano nell'area del Medio Oriente, e con i Nunzi Apostolici in Siria e Iraq. "Obiettivi della riunione, in continuità con il percorso intrapreso negli ultimi quattro anni, sono - afferma una nota vaticana - tracciare un bilancio del lavoro svolto finora dagli organismi caritativi cattolici nel contesto della crisi, condividendo le risposte della Chiesa alla situazione umanitaria; discutere le criticità emerse e individuare le priorità per il futuro; analizzare la situazione delle comunità cristiane residenti nei Paesi colpiti dalla guerra, promuovendo la sinergia tra le Diocesi, le Congregazioni religiose e gli organismi ecclesiali". Secondo i dati forniti dalla rete Caritas, "il conflitto in Siria e Iraq ha prodotto una delle crisi umanitarie piu' gravi degli ultimi decenni ed e' al centro dell'attenzione internazionale". E "la Santa Sede, oltre all'attività diplomatica, partecipa attivamente ai programmi di aiuto e assistenza umanitaria. La rete ecclesiale, complessivamente, ha raggiunto nel biennio 2015-2016 oltre 9 milioni di beneficiari individuali, mobilitando circa 207 milioni di dollari (anno 2015) e 196 milioni di dollari (anno 2016 aggiornato a luglio). Dal 2011 la crisi avrebbe provocato oltre 300 mila vittime e 1 milione di feriti. Attualmente sono piu' di 13,5 milioni le persone bisognose di aiuto in Siria e oltre 10 milioni in Iraq; i rifugiati interni sono 8,7 milioni e piu' di 3,4 milioni in Iraq, mentre 4,8 milioni sono i rifugiati siriani in tutta l'area del Medio Oriente, in particolare in Turchia, Libano e Giordania". In Siria e Iraq - scrive oggi l'Osservatore Romano - sono quattro milioni e mezzo le persone assistite direttamente dalle organizzazione caritative cattoliche. Con dodicimila operatori impegnati nelle due aree di conflitto e nei paesi vicini dove hanno trovato rifugio i profughi. "E' una missione sul campo che vede la Chiesa cattolica in prima linea con un investimento 207 milioni di dollari per il solo 2015" afferma monsignor Giampietro Dal Toso, segretario del pontificio consiglio Cor Unum, che sta mettendo a punto l'agenda della quinta riunione di coordinamento per gli organismi caritativi cattolici impegnati per la Siria e l'Iraq, insieme alle forze delle Chiese locali, prevista per la giornata di giovedi' 29 settembre. Con una novità importante: stavolta sarà personalmente Papa Francesco ad aprire i lavori, confermando l'interesse prioritario della Santa Sede. "Solo in Siria le vittime finora accertate della guerra, secondo dati Onu, superano le 270 mila, e gli sfollati sono 8,7 milioni ai quali si aggiungono i 3,4 milioni di sfollati iracheni" denuncia monsignor Dal Toso che nell'intervista a L'Osservatore Romano fotografa l'azione caritativa della Chiesa cattolica in quel difficile contesto. (AGI)