Roma - Sale la tensione fra Turchia e Germania il giorno dopo la manifestazione di Colonia, dove migliaia di turchi sono scesi in piazza per esprimere sostegno al loro presidente Erdogan.
Il governo turco ha convocato l'incaricato d'affari tedesco ad Ankara. Il passo arriva dopo le proteste per il divieto, sancito dalla Corte Costituzionale tedesca, di trasmettere un video di Erdogan ai manifestanti. Il Ministero degli Affari Esteri tedesco ha però minimizzato l'iniziativa diplomatica: "Nelle relazioni fra Stati è una cosa quotidiana, normale, che accade cento volte, che il rappresentante di uno Stato sia pregato di recarsi al Ministero degli Affari Esteri del paese ospitante" ha detto il portavoce del dicastero Martin Schaefer, rimarcando che "non c'è niente di eccezionale".
Sul fronte interno, il primo ministro turco Binali Yildirim ha ribadito nuovamente che non c'è alcuna ombra di dubbio sulla diretta responsabilità del predicatore Fetullah Gulen, rifugiato negli Usa, nel tentativo di colpo di stato del 15 luglio scorso. Yildirim, in un incontro con la stampa nella sua residenza di Ankara, ha sottolineato che il Feto, l'organizzazione che fa capo a Gulen, ha trovato l'humus nelle scuole militari. Il Feto "ne ha assunto il controllo, fortificando il suo potere in queste scuole. Quelli che hanno provato a rifiutare - ha detto Yildirim - lo hanno fatto invano. Fetullah Gulen è al centro del golpe".
Il governo, dopo la proclamazione dello stato d'emergenza di tre mesi, ha decretato la chiusura delle accademie di guerra e delle scuole militari, che saranno rimpiazzate da un ateneo ex novo. Risponderà al controllo del Ministero della Difesa, assieme all'esercito di terra, alla Marina e all'Aeronautica. Già ieri il presidente Erdogan durante un programma televisivo aveva anticipato l'accorpamento dei servizi segreti e del comando generale al Ministero della Difesa. Al contempo, sulla Gazzetta Ufficiale si conferma la sospensione di 1389 militari tra cui l'ex consigliere capo di Erdogan, Ali Yazici.
Intanto sono stati arrestati altri due soldati che facevano parte del commando incaricato dai golpisti di catturare il presidente turco la notte del 15 luglio scorso. Il blitz, fallito con la fuga di Erdogan, avvenne poco distante dalla località balneare di Marmaris. Sale a 11, pertanto, il numero dei militari componenti quel commando catturati dalla polizia turca, che ha diffuso i nomi dei due ultimi arrestati: Mustafa Serdar Ozay e Muammer Gozubuyuk. L'operazione si è conclusa nel sud-ovest del paese.
Per la prima volta dall'avvio della capillare repressione scattata dopo il fallito colpo di stato esponenti del governo turco hanno ammesso la possibilità almeno teorica di eccessi e abusi. Il più esplicito è stato il vice primo ministro Numan Kurtulmus, nel corso di una conferenza stampa di routine. "Se ci sono stati errori, li correggeremo", ha concesso Kurtulmus, il quale ha poi rassicurato chi non ha nulla a che fare con Fethullah Gulen. "I cittadini non affiliati ai gulenisti si rilassino, non sarà fatto loro alcun male", ha garantito. Guai invece ai seguaci di Gulen, ha ribadito: "Debbono avere paura, la pagheranno", ha tagliato corto. Lo stesso premier Binali Yildirim in precedenza aveva sottolineato: "Noi non sosteniamo 'Non ci sono state ingiustizie', e faremo differenza tra colpevoli e incolpevoli", aveva affermato Yildirim. "Tra coloro che sono stati licenziati di sicuro ci sono vittime di procedure ingiuste", aveva aggiunto, sottolineando che al riguardo e' in corso un "meticoloso lavoro" di verifica. (AGI)