Roma - L'aspetto più interessante del discorso di Barack Obama alla Nazione "e' la prospettiva del futuro: Obama, in qualche modo, ha provato a riconnettere il suo intervento con la campagna elettorale del 2008, e cioe' col senso della speranza, senza lasciare l'America al rancore ed uscendo da una politica basata soltanto sull'odio". E' l'opinione del professor Michele Sorice, docente di Democrazia deliberativa e nuove tecnologie della Libera Universita' Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, commentando il discorso alla nazione del presidente Usa.
"Non solo: Obama riconnette anche i valori fondativi della nazione, come l'accoglienza contro le forme di discriminazione dell'Islam e dei musulmani, fino alla netta e chiara presa di posizione contro la dottrina del 'National building' dei conservatori e dei Bush in particolare, quella cioe' di rovesciare gli Stati non in linea cercando di costruire nazioni più vicine. Una prospettiva nuova - spiega ancora Sorice - che riprende anche la campagna del 2008, quella basata sulla speranza".
L'intervento di Obama "risponde anche alla logica dei discorsi tradizionali dei presidenti americani - osserva Sorice - e cioe' la riaffermazione della bonta' della propria linea politica e quindi l'enfatizzazione delle caratteristiche principali delle proprie scelte strategiche interne ed esterne".
Il fatto di non aver citato gli avversari politici, in in particolare Trump, deriva dal fatto che "il presidente uscente non ha bisogno di farlo, perche' ha una posizione di vantaggio strategico, dimostrando una sicurezza rispetto agli avversari politici. Da questo punto di vista - conclude Sorice - il presidente Barack Obama gioca da grande politico".
(13 gennaio 2016)