Pechino, 19 mar. - Spunta una nuova pista nel caso dell'aereo della Malaysian Airlines scomparso l'8 marzo. Alle Maldive alcuni testimoni hanno riferito che quel giorno notarono "un jumbo che volava a bassa quota" e "con un rumore fortissimo". L'avvistamento sarebbe avvenuto alle 6,15 del mattino ora locale sul remoto atollo meridionale di Kuda Huvadhoo, secondo quanto riferito dal quotidiano di Male', Haaveru. L'aereo sarebbe stato bianco e con una striscia rossa lungo la fusoliera, compatibile quindi con il B777 malese sparito con 239 persone a bordo. La polizia delle Maldive ha reso noto di aver avviato un'indagine. L'arcipelago, molto distante dai due archi geografici in cui si sospetta che possa aver volato l'aereo sparito, non rientra fra i 26 Paesi impegnati nelle ricerche.
Gli intervistati hanno tutti concordato che il velivolo avvistato all'alba volava da nord verso sud-est in direzione di un'altra isola delle Maldive, Addu. Il sindaco dell'isola, Mohamed Zaheem, ha raccontato che gli abitanti "sono usciti dalle loro case per vedere cosa producesse un rumore cos forte". "Non ho mai visto un aereo volare così basso sulla nostra isola", ha spiegato un testimone, "abbiamo visto idrovolanti ma sono certo che questo non lo era, sono persino riuscito a distinguere i portelloni dell'aereo".
19 marzo 2014
MH370, NESSUN TERRORISTA TRA PASSEGGERI CINESI
Familiari minacciano sciopero della fame
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 18 mar. - Non c'erano cittadini cinesi collegati ad attività terroristiche a bordo del volo MH370 della Malaysia Airlines disperso da undici giorni. L'intelligence cinese ha confermato di avere concluso le indagini sui 153 passeggeri cinesi e di non avere trovato riscontri che possano lasciare immaginare un atto di terrorismo compiuto da uno di loro. Il Boeing 777 della compagnia di bandiera malese era partito poco dopo la mezzanotte tra il 7 e l'8 marzo scorso dall'aeroporto di Kuala Lumpur diretto a Pechino, dove sarebbe dovuto arrivare alle 6.30 del mattino, ma è scomparso dal radar poco dopo la partenza, intorno alle 1.30, e da undici giorni le ricerche non sono ancora riuscite a individuare dove si possa trovare.
Un'attenzione particolare, gli inquirenti cinesi l'hanno rivolta a un cittadino di etnia uighura, la minoranza turcofona e musulmana che vive nella Xinjiang, la vasta area a nord-ovest della Cina dove è in atto un forte confronto etnico ed esiste una minoranza che chiede la separazione del territorio dal governo centrale cinese. Secondo gli inquirenti, il volo della Malaysia Airlines avrebbe potuto arrivare fino in Kazakistan con il carburante che aveva a disposizione, una circostanza oggi smentita dalle autorità di Astana, che hanno confermato di non avere avuto segnalazioni di aerei non identificati nel proprio spazio aereo. Sia il Kazakistan che il Kirghizistan hanno poi confermato di essere disponibili ad aiutare nelle ricerche la Malaysia, nonostante non sia arrivata alcuna richiesta ufficiale da Kuala Lumpur.
Nella giornata di oggi, il governo cinese ha anche dichiarato di avere aperto le ricerche nel proprio territorio, dopo che in un primo momento era stata accantonata l'ipotesi che l'aereo potesse avere effettuato un atterraggio di emergenza su suolo cinese, perché non rilevato dai radar. Al momento il governo cinese ha attivato 21 satelliti per rintracciare l'aereo scomparso: sotto esame è soprattutto la porzione di territorio sopra cui il Boeing 777 avrebbe potuto volare nel caso si fosse diretto a nord-ovest, una delle possibli rotte indicate nei giorni scorsi dagli inquirenti.
L'incertezza sulla sorte dei propri familiari e la scarsità di notizie attendibili hanno avuto effetto sui familiari dei passeggeri a bordo del volo MH370. Alcuni di loro, che si trovano in un albergo della capitale cinese hanno minacciato uno sciopero della fame oggi, per l'assenza di notizie certe sui parenti e per la gestione della vicenda da parte delle autorità malesi. In molti si aspettavano in queste ore la visita dell'ambasciatore malese a Pechino, che però non è arrivata. Il malcontento è serpeggiato anche tra i familiari dei passeggeri che da alcuni giorni si trovano a Kuala Lumpur per seguire più da vicino le indagini, che hanno lamentato di essere sottoposti a una vigilanza tropo stretta da parte delle autorità malesi.
La polemica tra Cina e Malaysia sulla condivisione delle informazioni e sulla gestione del volo scomparso ha avuto oggi una battuta d'arresto, dopo che l'ambasciatore cinese in Malaysia, Huang Huikang ha dichiarato che nonostante Kuala Lumpur non fosse pronta a gestire un simile evento, gli inquirenti stanno facendo del loro meglio per rintracciare il volo scomparso. Il vero problema, ha spiegato Huang Huikang, resta il caos di informazioni. Intanto prende sempre più corpo l'ipotesi del dirottamento, come già accennato - anche se senza un riferimento diretto - dal primo ministro della Malaysia, Najib Razak, sabato scorso in conferenza stampa. Secondo gli ultimi riscontri citati dal New York Times, l'inversione di rotta dopo l'ultimo segnale radar è stato programmato dall'interno della cabina di pilotaggio da un sistema informatico. Quello che rimane oscuro è se la riprogrammazione della rotta sia avvenuta mentre l'aereo era già in volo o solo dopo la partenza dallo scalo malese.
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