di Paolo Borzatta
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Milano, 18 lug. - Nel mio precedente editoriale ho paragonato l'interazione Cina – Stati Uniti a una Grande Partita a Scacchi giocata da due Grandi Giocatori: Xi Jinping e Barack Obama. Con questa metafora ho analizzato le possibili "mosse" che i due Giocatori potrebbero giocare per "vincere" la partita. Chiarii anche che oggi – a differenza del passato – non sono chiare le regole con cui si gioca e tantomeno sono chiari i criteri per aggiudicare la vittoria.
Al termine di questo esercizio mi sono però chiesto perché non provare anche a fare ciò che si fa quando due grandi giocatori di scacchi s'incontrano: studiare la loro psicologia per cercare di prevedere come giocheranno.
Ho deciso di provare, anche se non sono uno psicologo. Il risultato quindi è quasi un gioco e come tale deve essere preso. Io mi sono divertito a farlo e ho anche imparato qualcosa: lo propongo anche a voi, con lo stesso spirito.
Non ho mai incontrato di persona né Xi Jinping, né Barack Obama. Sono quindi dovuto ricorrere alla tecnica del 'profiling' su fonti indirette; tecnica, come forse sapete, inventata dai servizi segreti inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale per cercare di capire le possibili mosse dei capi nazisti. Tecnica poi perfezionata dai servizi segreti statunitensi durante la Guerra Fredda per comprendere le mosse dei capi comunisti sovietici. La tecnica è oggi molto popolarizzata anche da serial televisivi polizieschi.
Xi Jinping
Determinanti. Xi Jinping è figlio di un eroe della Lunga Marcia, caduto in disgrazia sotto Mao per aver scritto un libro non gradito. Il padre ha poi avuto problemi, perché troppo 'liberal' durante la Rivoluzione Culturale. Per questi motivi Xi Jinping fa inizialmente fatica a entrare nel Partito Comunista e ad accedere alla Tsing Hua University. Il padre riesce a intervenire nei momenti più difficili e – soprattutto grazie ad amicizie nell'esercito – a metterlo sul trampolino di lancio. Xi Jinping viene mandato in campagna – "ad educare le masse" – durante la Rivoluzione Culturale e da lì comincia a muoversi in proprio con determinazione e accortezza. È cresciuto a Zhongnanhai (il quartiere chiuso dei leader cinesi a Pechino) in contatto con tutti i leader attuali.
Profilo. Grande e forte personalità ("quando entra in una stanza, si avverte subito la sua presenza" dirà di lui Henry Kissinger). Confidente e affabile. Apprezza i film di guerra statunitensi ("il buono che vince sempre sul cattivo"). Probabile apprezzamento di politiche forti e incisive. Probabile idealismo e ambizione di fare "grandi cose". Desiderio di farcela da solo senza l'appoggio della famiglia. Prende tutte le cose seriamente e sempre con un senso di missione. Sa come raggiungere gli obiettivi. Ha padronanza del linguaggio (anche dell'inglese) e sa sempre esprimere con chiarezza e concisione il suo pensiero. È sempre rilassato e accattivante. Sa vivere in un sistema di cordate e coalizioni e sa usarle a proprio vantaggio. Conosce l'importanza dell'immagine e sa costruirsela. È risoluto.
Barack Obama
Determinanti. Barack Obama non ha avuto una vita emotivamente facile. Il padre naturale (keniota), l'ha abbandonato a due anni per tornare in Kenya, dove è morto nel 1985 (Obama lo incontrerà solo una volta dopo l'abbandono). La madre ha poi sposato un indonesiano e si è trasferita a Jakarta: qui Obama ha fatto le elementari per poi essere spedito a studiare a Honolulu, dove è cresciuto dai nonni dai dieci anni. Adolescenza difficile ha anche fatto uso di droghe (cocaina). Diventa studente molto brillante all'università (BA a Columbia in relazioni internazionali, poi Master in Legge a Harvard). È proprio a Harvard che diventa il primo Presidente afroamericano dell'Harvard Law Review. Proviene da una famiglia di ceto medio (è uno cui non è stato regalato niente insomma) e il suo background multirazziale e multiculturale lo segna nel profondo.
Profilo. Forte capacità di disconnettersi dalle emozioni attraverso un continuo sforzo intellettuale. Cerca di operare in uno stato puramente intellettuale per proteggersi da emozioni eccessive. Pur avendo la capacità di notare tutto attorno a lui, indossa perennemente una maschera di distacco. Abituato a cavarsela da solo, si fida solo di se stesso e ne è orgoglioso. Preferisce tenere la bocca chiusa piuttosto che perdere la sua capacità di influenzare razionalmente la situazione. Vede sempre la foresta oltre che gli alberi ("the big picture"). Forte capacità di empatia. Ha però paura di fallire e quindi è molto guardingo. Quando non ha deciso, preferisce prendere tempo. Per questo spesso lascia vincere l'avversario e poi lo distrugge sul terreno che l'avversario si è scelto (famosa la frase su Mitt Romney, dopo averlo battuto, "it seemed leadership, it was only salesmanship!"). Rende al meglio quando è con le spalle al muro. Sa lavorare sulle differenze. È un uomo di principi che vuole affermare.
Vediamo ora di provare a ipotizzare (diciamo per gioco come anticipavo prima) il match tra i due Grandi Giocatori.
Obama è preoccupato e vuole capire. Non ha ancora le idee chiare.
Prende tempo con grandi discorsi ideali: i diritti umani e la grande partnership Stati Uniti-Cina per cambiare il mondo. Vuole mettere alla prova Xi Jinping su Nord Corea e Iran, ci prova anche sul Pacifico. Mette sul tavolo anche la cybersecurity.
Xi Jinping sa che cosa vuole: spazio per crescita economica cinese negli Stati Uniti e non vuole essere disturbato nei Brics che ritiene una sua 'sfera di interesse'. Probabilmente gioca la carta dell'empatia e della sua americanità.
Obama non so quanto riesca a essere veramente empatico con un cinese (magari Xi glielo lascia credere).
Non credo Xi Jinping abbocchi alla grande partnership strategica (ammesso che Obama gliela proponga). Se abboccasse sarebbe un salto quantico per il mondo (ma dovrebbero tenerla molto segreta perché i loro 'grandi elettori' non la vedono certamente bene). Forse Obama vede il grande quadro strategico del mondo oggi con l'esigenza di un cambiamento di civiltà: Xi Jinping può probabilmente intuirlo, ma è un discorso troppo prematuro per il suo Paese.
Le carte negoziali che probabilmente giocano: la stabilità economica e il debito americano è quello che vogliono i cinesi, la soluzione della Nord Corea (forse anche dell'Iran) e non ingerenza in Palestina è quello che vogliono gli americani.
Obama punta forse a lasciar fare un passo di troppo il cinese che così 'spaventa' il mondo e programma di contrarlo quindi a quel punto. Ma ha Obama tempo a sufficienza per questa strategia?
Xi Jinping punta probabilmente invece a invischiarlo in piccoli passi e piccoli accordi sapendo di avere più tempo di Obama e che tutto sommato il tempo gioca a suo favore. L'importante è non essere disturbato.
(Ringrazio Costanza Monari per gli importanti contributi per la raccolta delle fonti per il profiling.)
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