di Sonia Montrella
Roma, 7 dic.- Può un città senza storia diventare il simbolo dei grandi passaggi della storia moderna di un Paese? In Cina si, ed è proprio quello che sta accadendo con Shenzhen: metropoli da più di 10 milioni di abitanti adagiata nel delta del Fiume delle Perle, lungo la costa della provincia meridionale cinese del Guangdong, il cuore dello sviluppo industriale del Gigante asiatico. Dopo essere rimasta per secoli poco più che un villaggio di pescatori, negli ultimi 30 anni Shenzhen è diventata la città del "miracolo economico"; merito del Piccolo Timoniere Deng Xiaoping che nel 1980 la inserì nel grande esperimento delle Zone Economiche Speciali (ZES). La ricetta era semplice: tasse basse per attirare gli investitori stranieri che l'avrebbero scelta come sede delle proprie imprese e che avrebbero così potuto operare in un mercato semi-libero. Il tutto farcito con una serie di riforme economiche volte a spingere il piede sull'acceleratore del capitalismo. La vicinanza con Hong Kong, a soli 10 chilometri a nord, ha fatto il resto: gli imprenditori dell'ex colonia britannica sono stati infatti tra i primi a spostare le loro fabbrica sul vicino suolo cinese.
Il 1992 è l'anno del celebre "viaggio a sud" di Deng Xiaoping in visita nelle prime ZES; Shenzhen è già un piccolo gioiello economico, la nuova porta della Cina. Il tasso di urbanizzazione viaggia a un ritmo del +245% tanto che in soli dieci anni la popolazione è passata da 30mila a 1.245.800 abitanti, un tessuto costituito perlopiù lavoratori migranti provenienti dai quattro angoli della Cina, da qui il soprannome "città degli immigrati".
Dal viaggio di Deng, Shenzhen sembra essere diventata il simbolo della svolta del Paese. Lì, nella città in cui il miracolo economico è diventato realtà il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao sono tornati per parlare di riforme. "La zona economica speciale di Shenzhen è un miracolo nella storia mondiale dell'industrializzazione, urbanizzazione e modernizzazione" e ha contribuito in modo significativo "alle aperture della Cina e alle riforme" aveva dichiarato Hu nel 2010 in occasione del trentennale anniversario dell'istituzione della ZES. "Il governo centrale – aveva poi aggiunto - sosterrà, come ha sempre fatto, l'eroica esplorazione della zona economica speciale, come pure il suo ruolo nello sperimentare e portare avanti riforme prima degli altri". "Senza riforme politiche, i frutti delle riforme economiche andranno persi" aveva detto sempre nella città Wen Jiabao due settimane prima, anche se gran parte del suo discorso sui media statali finirà nel tritacarne della censura. Sul concetto di riforme politiche era tornato poi anche Hu, in modo più cauto, precisando che eventuali riforme dovranno avere "caratteristiche cinesi".
E da Shenzhen sembra voler partire anche il prossimo presidente della Cina e segretario del partito comunista cinese Xi Jinping che secondo indiscrezioni avrebbe scelto proprio la "città-vetrina" per la sua prima uscita. Un gesto – sostengono gli analisti, che vuole essere un tributo a Deng Xiaoping che affidò il compito di fondare le ZES proprio al padre del futuro presidente, il riformista Xi Zhongxun. Non solo. Nelle prime tre settimane dalla sua nomina, pur senza entrare nel dettaglio Xi ha voluto dare di sé l'immagine di un leader riformista e presentarsi – sostiene Zhang Lifan, analista dell'Accademia cinese di Scienze sociali – come il legittimo detentore di quello spirito riformatore del Piccolo Timoniere e di suo padre.
In questo contesto si arricchisce di simbolismi la visita a Shenzhen, emblema del successo di questo approccio. Le riforme hanno fatto registrare nei 30 anni di ZES una crescita economica che si è attestata per anni al +25% annuo contro il 9-10% dell'intera nazione. In particolare dal 1979 al 2010 il PIL è passato da 179 milioni di yuan a 951 miliardi di yuan. Nella 'città del miracolo' ha sede anche la Borsa che conta 540 società quotate, 35 milioni di investitori registrati e 177 operatori.
Ma Shenzhen non è solo numeri: la megalopoli gode della vicinanza con Hong Kong non solo a livello economico, ma anche culturale, fattori questi che ne hanno facilitato lo scambio reciproco e l'intensificazione dei rapporti. Di recente a dare un'ulteriore spinta è arrivato anche il governo cinese approvando una serie di iniziative che rafforzano la partnership e gli scambi con l'ex colonia britannica. Parchi industriali e centri per la gioventu' – si legge sull'agenzia Xinhua- avranno il compito di attrarre risorse da Hong Kong, mentre uno speciale pacchetto di politiche che inserisce e due destinazioni come tappa intermedia verso la Corea e il Giappone farà da stimolo al turismo. Di pari passo verranno portate avanti proposte che mirano a promuovere gli investimenti finanziari tra le due città.
La municipalità, che con 2.050 chilometri quadri si presenta oggi come la quarta città del Paese, non è priva di contraddizioni, prime fra tutte le problematiche derivate dal fatto di essere una città 'di tutti e di nessuno'. Dal 1990 al 2000 il ritmo di crescita della popolazione ha toccato il +476,9% passando da 1.214.800 a più di 7 milioni; ad oggi su 10 milioni di abitanti attuali, circa 6 milioni sono migranti che vivono in città durante la settimana e tornano a casa nei week-end. Il tessuto sociale appare dunque fortemente frammentato. L'età media è di 30 anni e più della metà della popolazione è donna con buona parte di loro che sceglie di trasferirsi nella città in cerca di opportunità ma finisce poi in strada ad alimentare quel mercato della prostituzione che attira molti uomini di affari provenienti soprattutto da Hong Kong. E' nelle zone economiche speciali, infatti, culla del denaro, che è riesploso anche il business del sesso a pagamento. Ma forse a preoccupare di più è soprattutto l'incremento delle dispute sul lavoro, rivendicazioni salariali e scioperi che di recente hanno infiammato il Guangdong e bloccato per giorni la produzione di diverse fabbriche. Una sorta di nascita di coscienza di classe che tuttavia rischia di vedere semplicemente le aziende ri-localizzare verso zone meno ricche del Paese.
XI JINPING COMINCIA DA SHENZHEN
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