di Sonia Montrella
Roma, 7 giu.- No all'intervento armato in Siria, si alla ricostruzione dell'Afghanistan, accordi per una maggiore cooperazione nella regione asiatica: nello scacchiere internazionale l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è sempre più protagonista. E nella due giorni di Pechino che ha riunito i leader di Cina, Russia, Kazakhstan, Uzbekistan, Tajikistan e Kirgyzstan, l'SCO è apparsa come un l'anti-Nato. Gli stessi membri del blocco diedero vita nel 2001 all'organizzazione per la sicurezza regionale con lo scopo di controbilanciare l'influenza di Usa e Nato in Asia.
Un alleanza rafforzata dai trattati: nei due giorni pechinesi sono stati siglati 10 accordi, tra cui la "Declaration on Building a Region with Lasting Peace and Common Prosperity", lo "Strategic Plan for the Medium-Term Development of the SCO", e "SCO Regulations on Political and Diplomatic Measures and Mechanism of Response" . Ieri la Cina, insieme alla Russia alla guida del blocco, aveva anticipato che stanzierà 10 miliardi di dollari come fondo anticrisi per aiutare i paesi della cooperazione.
E sempre dalla capitale cinese i membri dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) hanno opposto un nuovo secco rifiuto all'intervento armato in Siria e sono tornati a parlare di dialogo, anche alla luce dell'ultimo massacro di civili, ad Hama, denunciato dall'opposizione nel Paese mediorientale.
L'invito e' contenuto nella dichiarazione congiunta diffusa oggi: "Gli Stati membri del gruppo di Shanghai - si legge nel testo - sono contro un'interferenza militare negli affari interni della regione (Medio Oriente e Nord Africa), sanzioni unilaterali e cambi di potere forzati". "Gli Stati membri - continua il documento - sottolineano la necessita' di fermare ogni violenza sul territorio siriano, da qualsiasi parte essa venga, rispettano il dialogo nazionale, basato sull'indipendenza, l'integrita' territoriale e la sovranita' della Siria". Il commento dei Paesi Sco - in cui Cina e Russia dettano la linea - lascia intendere che non ci saranno cambiamenti nel prossimo futuro sul dibattito in seno al Consiglio di sicurezza Onu per varare ulteriori misure contro il regime di Damasco.
"Ricostruzione pacifica" è invece l'obiettivo del presidente cinese Hu Jintao in Afghanistan, stato che ha partecipato al meeting in veste di osservatore per la quinta volta. In un'intervista rilasciata qualche giorno fa al Quotidiano del Popolo Hu aveva annunciato l'intenzione di creare un blocco asiatico capitanato da Cina e Russia che giocherà un ruolo fondamentale nella ricostruzione del Paese dopo il 2014 quando sarà previsto il ritiro della maggior parte delle forze armate straniere. Una posizione ribadita da tutti gli stati membri in una dichiarazione rilasciata giovedì.
Il presidente afghano, Hamid Karzai, è rientrato oggi nel Paese dopo l'attacco Nato che ha ucciso 18 civili in una casa nella provincia di Logar, a sud di Kabul. Una strage che Karzai ha condannato duramente: "Gli attacchi della Nato che causano perdite di vite umane e distruzioni di proprietà non possono essere giustificati in alcun modo e sono inaccettabili", ha fatto sapere l'ufficio del presidente a Kabul.
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