"È chiaro, le 9 di mattina non sono un buon orario, è troppo tardi. Uno a zero per la biblioteca, palla al centro" mi dico. Continuo la mia tesi nel teaching building; a mio parere, l'edificio più freddo di tutta Chongqing.
Il momento decisivo giunge a mezzanotte quando mi trovo combattuto sull'orario della sveglia per sfidare nuovamente la sorte e dare una svolta alla mia ricerca; senza troppe esitazioni digito un amaro 7:00 AM e mi sdraio. Alle 7:45 sono in biblioteca, fiero della mia levataccia e con un sorriso carico di soddisfazione nel sapere di trovare un posto libero. I proverbi parlano chiaro - "di certo c'è solo la morte" -, e come dargli torto? Soprattutto dopo l'ennesimo buco nell'acqua e con un sonno che non finisce più. Mi accontento di un tavolinetto, chiaramente senza sedia, e con molta pazienza ricomincio le mie ricerche. "Non sarà una Caporetto, otterrò il mio meritato posto", ormai ho in testa solo questo. Nel primo pomeriggio preparo già la sveglia per il giorno dopo: un ancor più amaro, se non quasi agghiacciante, 6:15 AM. Mi alzo, orgoglioso della mia determinazione, e esco di casa in una Chongqing ancora buia e dormiente. Tutto e tutti dormono, eccetto gli studenti che, come me, si affrettano ad andare in biblioteca per accaparrarsi un posto. Nei pressi della porta nord dell'università intravedo un gruppo di persone, probabilmente degli studenti. Comincia a questo punto l'inseguimento e il successivo sorpasso sulle scale dell'inespugnabile edificio; trafelato entro nella sala dedicata alla letteratura e....tutto pieno. Guardo l'orologio, segna le 7, guardo i banchi e mi chiedo: "ma rimarrà aperta anche di notte e forse ne sono all'oscuro?". Non faccio in tempo a rialzare lo sguardo che vedo in lontananza una sedia, un miraggio, forse. Mi avvicino e noto che molte persone stanno guardando quel posto, lo desiderano con tutto il cuore ma, allo stesso tempo, lo evitano accuratamente. Mi basta leggere il foglio appeso per comprendere: "shei na shei sha" ovvero, "scemo chi la prende". Tolgo il foglio, mi giro e, rivolto ad uno studente cinese che era già pronto a farsi grasse risate, annuisco con un "kan de dong" (sono in grado di leggere e comprendere). Proseguo con il mio lavoro ed ottengo la mia dose giornaliera di contatti QQ (il famoso programma di messaggistica istantanea cinese) e qualche numero di telefono, richiesti dagli studenti cinesi più per moda che per reale interesse nei miei confronti. Nelle pause mi soffermo sul metodo cinese di apprendimento che si basa, nella maggior parte dei casi, sul ripetere a memoria una pagina fino a raggiungere una completa conoscenza, punti e virgole comprese, del testo che hanno di fronte. Vivo così questo periodo di esami post natalizio e pre-capodanno cinese, in una biblioteca in cui sembriamo tutti dei concorrenti del gioco della sedia: ognuno aspetta che la musica riparta, che tutti i partecipanti si rialzino per poi, una volta fermatasi di nuovo, correre ad occupare un agognato posto.di Jacopo Ferranti
Jacopo Ferranti, sinologo classe 1987, laureato in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università di Roma "La Sapienza", attualmente studente di scambio presso la Southwest University of Political Science and Law di Chongqing.
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