« L'ombra delle guerre sul secolo asiatico»

A colloquio con il saggista Kishore Mahbubani
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Le due Coree sparano, ma l'Europa potrebbe aiutarle con la sua lunga e consolidata tradizione pacifica, dice Kishore Mahbubani, saggista, analista, esperto di questioni asiatiche ascoltatissimo nelle cancellerie occidentali. L'esempio europeo, secondo il professore della Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore, potrebbe evitare che in Asia si ripetano eventi bellici come quello di ieri. Il professor Mahbubani è a Milano per una lectio in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della Bocconi. Nato a Singapore, ma di origini indiane, Mahbubani spiega che ci troviamo a un punto di svolta della storia mondiale: la fine dell'epoca del dominio occidentale e l'inizio del ritorno dell'Asia.
Mahbubani è uno dei teorici del nuovo secolo asiatico, anche se non sa ancora se questo ritorno dell'Asia sarà pacifico o traumatico. «In Europa avete raggiunto un risultato incredibile – spiega il professore – non avete nessuna guerra tra gli stati dell'Unione, ma neanche una prospettiva di guerra. Nessuno teme che Inghilterra e Francia o Germania incrocino le spade come in passato. In Asia, invece, anche se non c'è una guerra tra Cina e Giappone o tra Cina e India, non si può escludere la prospettiva di un conflitto. La vicenda di ieri nella penisola coreana, uno dei luoghi più pericolosi del pianeta, dimostra questa differenza fondamentale: in Europa si ha paura del fallimento della Grecia o dell'Irlanda, in Asia che scoppi una guerra».
Le parole di Mahbubani fanno molto male a un orecchio occidentale: «Dall'anno 1 al 1820, le due più grandi economie sono state Cina e India. Soltanto negli ultimi duecento anni Europa e America hanno preso il volo. Gli ultimi due secoli sono stati una grande aberrazione storica e, come tutte le deviazioni, è destinata a finire. Entro il 2050, se non prima, l'economia più grande sarà la Cina, seguita da India e con gli Stati Uniti al terzo posto. Nessun paese europeo sarà nei primi quattro». L'occidente resterà forte, assicura il professore, ma non sarà più il dominatore del mondo. Stati Uniti ed Europa, dice, sono stati ottimi custodi dell'ordine mondiale. Ma ora sono in ritirata. Il problema è che Cina e India non sono ancora pronti a occupare quel ruolo. Il risultato è un vuoto di leadership globale molto pericoloso. Un vuoto che le istituzioni internazionali come il G-20, secondo Mahbubani, non sono in grado di occupare. Il declino americano, dice il professore, è irreversibile: «Il Pil statunitense in termini assoluti aumenterà. Ma in relazione alle altre economie sarà più piccolo. L'America non sarà più potente come negli ultimi 20 anni, a meno di un improbabile scarso rendimento dei paesi asiatici».
Il paradosso, dice Mahbubani, è che il ritorno dell'Asia si deve alle politiche americane ed europee. Sono stati loro i campioni del libero commercio. Gli asiatici erano contrari. «L'associazione degli industriali di Mumbai – dice il professore – fino agli anni Ottanta sosteneva che il libero commercio avrebbe consentito alle corporation americane di stuprare l'economia indiana. Ora gli industriali di Mumbai vogliono aprirsi ancora di più, mentre sono gli americani e gli europei ad avere dubbi».
La crisi finanziaria ne ha fatti venire altri. La politica monetaria di Ben Bernanke «è l'ultima pallottola, ma che succede se non funziona?». La crisi, dice Mahbubani, «ha accelerato il cambiamento», ma sarebbe il caso di trovare un nome adatto per definirla: «Il nome giusto è "crisi finanziaria occidentale", visto che nasce con Lehman Brothers e continua con il governo greco». La baldanza di Mahbubani non si arresta nemmeno davanti alla constatazione che con l'occidente a picco anche l'Asia non se la passerebbe bene. Quell'epoca è finita, risponde: «In passato, quando le economie occidentali rallentavano, si fermava anche l'economia mondiale. Non è più così. L'economia occidentale è ferma, mentre l'India cresce dell'8 o 9%, la Cina del 9 o 10% e Singapore del 15. Sa che Singapore ha un Pil pro-capite superiore a quello della Gran Bretagna?».
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24/11/2010
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