Pechino, 5 nov. - La Cina potrebbe dotarsi di un proprio mercato delle emissioni già nel 2013. Lo sostiene Richard Sandor, uno dei pionieri del mercato dei crediti di carbonio, intervenuto venerdì nel corso di un forum sul cambiamento climatico a Hong Kong. Un mercato di "Cap and Trade" potrebbe infatti entrare in funzione tra tre, massimo cinque anni, e potrebbe essere attivo entro il 2020, dichiara Sandor. In base al sistema di Cap and Trade, coloro che riescono a ridurre le emissioni entro una certa soglia (cap) prefissata guadagnano crediti che possono poi rivendere (trade). Una pratica non nuova a Pechino: "Ironia della sorte – ha continuato Sandor – c'è un maggior grado di conoscenza del Cap and Trade a Pechino rispetto a Washington. In una economia comunista il bisogno di fare è molto molto alto". E proprio in Cina, il più grande produttore di anidride carbonica al mondo, sarebbe in corso di approvazione una serie di leggi volte a creare un mercato di vendita delle emissioni domestiche che non solo consenta di effettuare tagli di CO2 ma, allo stesso tempo, promuova il settore industriale delle energie pulite. Un'iniziativa che ha subito incontrato il favore di Sandor: "Sono molto ottimista sulla reale efficacia di una soluzione basata sul mercato riguardo i problemi ambientali in Cina e India". "Sono convinto – ha aggiunto poi Sandor – che tra 20 anni guarderemo questo problema dalla stessa prospettiva con cui ora guardiamo le piogge acide. Se lavoriamo insieme il problema potrà essere risolto facilmente e forse la soluzione a questo rompicapo potrebbe risiedere proprio nel mercato delle emissioni".
Attualmente il carbonio è la commodity più venduta in Europa, spiega Sandor. "Il sistema funziona e le emissioni sono diminuite. Si va incontro agli obiettivi di riduzione delle emissioni che necessitano di essere rafforzati". Sandor ha poi dichiarato che, al contrario di ciò che immagina la maggior parte delle persone, in materia di Cap and Trade non c'è un grande distacco tra l'Europa e la Cina. La prima non è così avanti come si pensa, e la seconda non arranca affannosamente. La Borsa climatica, che possiede i mercati di emissioni che hanno sede a Londra e a Chicago, ha fatto sapere che nella prima metà di settembre la riduzione del volume medio giornaliero di emissioni è raddoppiate nella Borsa Climatica europea. Il volume degli scambi nella Borsa climatica di Londra relativi alla prima metà dell'anno sono saliti all'equivalente di 2,69 miliardi di tonnellate cubiche di CO2, vale a dire 1,07 miliardi in più rispetto al 2009.
Dopo il fallimento del summit di Copenhagen dello scorso anno, durante il quale non è stato raggiunto un accordo sul taglio delle emissioni, le potenze mondiali ci riprovano a Cancun, in Messico, dove è previsto il prossimo summit delle Nazioni Unite che si svolgerà dal 29 novembre al 10 dicembre.
di Sonia Montrella
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