Pechino, 18 nov. - Scacco all'alimentare italiano in Cina: Piazza Italia, una vera e propria boutique del cibo made in Italy, situata in una delle zone più eleganti di Pechino, sarebbe sull'orlo del fallimento. Lo spazio di 3600 metri quadri, distribuito su tre piani, è chiuso dalla scorsa settimana; vetrine oscurate e porte sbarrate in quello che è stato definito un "riallestimento". Ma venerdì scorso almeno una dozzina di fornitori cinesi si sono ritrovati di fronte all'edificio per richiedere i primi pagamenti arretrati che, secondo alcuni di loro, ammontano almeno a 500mila yuan (circa 50mila euro). Alla chiusura improvvisa di Piazza Italia è stato dato ampio spazio sulla stampa cinese: "Gli italiani ci avevano promesso che i pagamenti sarebbero stati effettuati ogni mese, ma ci sono stati dei ritardi fin dallo scorso luglio - ha dichiarato al quotidiano China Daily un imprenditore di nome Chen, tra i fornitori del centro - ma siamo pronti a citare in giudizio i responsabili se non otterremo quanto ci spetta". Piazza Italia aveva aperto poco più di un anno fa, e avrebbe dovuto essere il primo di una serie di mega-store previsti anche a Shanghai, Tianjin e Hangzhou. L'investimento, nato anche col supporto del governo italiano, vedeva in prima fila diverse stelle del firmamento agro-alimentare tricolore come il gruppo Crai, Grana Padano, Consorzio del Prosciutto di San Daniele, Cavit Vini, Boscolo Etoile. La stampa cinese ha enfatizzato "la pessima figura fatta dagli italiani" e alcune fonti familiari con la questione sottolineano che "mentre i soci litigano, la barca affonda". Il socio di maggioranza, Trading Agro Crai S.p.a sarebbe già stato messo in liquidazione, mentre non risulterebbero ancora versate ingenti somme da parte di diversi soci di minoranza. "Le conseguenze di un fallimento in Cina sono imprevedibili"dice qualcun altro, e la chiusura di Piazza Italia sta creando un danno enorme all'immagine del nostro paese in Cina.