Una sfilata di scrittori d'eccezione, un calendario serrato di conferenze e il confronto tra due modi, quello italiano e quello cinese, di intendere lo stesso genere letterario: è il Primo Convegno Letterario Italo-Cinese dal titolo "Noir-Mistero-Gialli", organizzato dall'Istituto Italiano di Cultura, in corso in questi giorni tra Pechino e Tianjin. I 15 autori che si alternano alle tavole rotonde (Piero Colaprico, Danila Comastri Montanari, Giancarlo De Cataldo, Giorgio Faletti, Feng Hua, Marcello Fois, He Jiahong, Isaia Iannaccone, Carlo Lucarelli, Bruno Morchio, Nanpai Sanshu, Margherita Oggero, Qiu Xiaolong, Alberto Toso Fei, Zhang Muye) riassumono davvero tutti i colori del giallo, tanto che la vecchia domanda sulla letteratura di genere ("Scrittori di gialli o scrittori tout court?") appare, ancora una volta, irrimediabilmente vecchia. "Oggi quello che definiamo 'giallo', in realtà è una letteratura neorealista contemporanea – dice Giancarlo De Cataldo, giudice e autore di "Romanzo Criminale" – che ha più a che vedere con le tecniche che usavano Dickens e Balzac che non con il mystery alla Agatha Christie". Come sottolineato da Daniela Comastri Montanari (autrice di gialli storici ambientati nell'Antica Roma), i lettori del Celeste Impero sono avvezzi al thriller già da parecchio tempo: la tradizione dei giudici-investigatori, che risolvono delitti per non compromettere la pace sociale, risale addirittura al XIII secolo, con raccolte di criminologia come Casi paralleli sotto l'albero del pero. E mentre i mandarini-detective stanno per tornare in auge con "I casi del giudice Li", una megaproduzione cinematografica interpretata dalla star di Hong Kong Andy Lau, il noir alla cinese appare oggi più in forma che mai: da Qiu Xiaolong (inventore dell'ispettore-poeta Chen, tradotto anche in Italia) all'enorme successo dei "Diari di un tombarolo" di Nanpai Sanshu, dall'analisi della psicologia criminale nei romanzi della scrittrice Feng Hua alle indagini dell'avvocato Hong Jun di He Jiahong (non a caso professore di criminologia e procedura penale all'Università di Pechino), fino all'ultima frontiera di "Lo spettro spegne la candela", una saga in otto romanzi che il giovane Zhang Muye ha pubblicato dapprima sul web, per raggiungere poi 6 milioni di lettori nella versione per la carta stampata. Ma come conciliare le tinte forti di questa letteratura, visti i numeri molto gradita ai lettori cinesi, con la tendenza del governo di Pechino a smorzare tutto quanto possa offuscare l'immagine di una "società armoniosa"? Secondo He Zhuazhong la società cinese è "ormai molto più aperta di quanto non si pensi". "Certo, esistono degli argomenti sensibili – dice il professore-scrittore - e i romanzi devono passare al vaglio di commissioni all'interno delle case editrici e anche al di fuori. Ma queste stesse commissioni sono molto meno suscettibili di un tempo". Un'esperienza comune anche a Fang Hua, che nelle versioni televisive dei suoi romanzi ha visto modificare solo i temi più scabrosi. E se Qiu Xiaolong ed He Jiahong concordano nel ritenere il noir quasi un grimaldello per esplorare la società cinese di oggi e i suoi mutamenti, la pattuglia degli italiani questa esplorazione la conduce da parecchio, attraverso l'analisi del passato del nostro paese (De Cataldo e Lucarelli), tramite l'indagine sui malesseri psicologici che sfociano nella follia (il Faletti di "Io Uccido", tradotto anche in cinese), gli spaccati di province nostrane mai sonnacchiose (la Sardegna di Marcello Fois) o le descrizioni delle solitudini metropolitane nella Milano di Piero Colaprico (inviato de La Repubblica che si occupa di cronaca nera) e nella Genova di Bruno Morchio, fino al ponte Italia- Cina che Isaia Iannaccone lancia nel romanzo "L'amico di Galileo", ambientato nel '600. La prossima settimana numerosi autori proseguiranno i cicli di conferenze tra Dalian, Xian, Shanghai, Chongqing e Canton.
Antonio Talia