Riso ogm presto in Cina? Sembra imminente l'autorizzazione alla coltivazione e vendita in larga scala del riso geneticamente modificato. Ieri il ministro dell'Agricoltura Nie Dun ha dichiarato che la Cina sta considerando la commercializzazione di riso ogm dopo che lo scorso luglio il Consiglio di Stato ha approvato un importante progetto di ricerca e sviluppo dei cibi ogm, fra i quali anche la carne. C'è ancora incertezza sulla data di approvazione, riferisce la stampa ufficiale, ma l'investimento confermato di 20 miliardi di yuan (2 miliardi di euro) conferma le aspettative della Cina di diventare leader mondiale nella produzione di prodotti transgenici. Poiché la terra coltivabile si restringe a causa dell'industrializzazione e i prezzi lievitano, il Paese ''non ha altra scelta che quella di ricorrere agli ogm'', sostengono gli esperti locali. Le autorità difendono l'iniziativa spiegando che il riso geneticamente modificato potrebbe far crescere la produzione del 6 per cento – i 500 milioni di tonnellate l'anno attuali non basteranno a soddisfare la domanda di 1,6 miliardi di cinesi nel 2020 - e tagliare dell'80 per cento l'uso dei pesticidi, ma gli ambientalisti sono preoccupati delle conseguenze a lungo termine sulla salute e sull'ambiente. Del resto la delicatezza della questione, insieme al timore di perdere l'accesso ai mercati di esportazione europei che non vedono di buon occhio i prodotti transgenici, è ben nota al governo che più volte ha rimandato l'atteso - e dato come imminente già nel 2005 - via libera alle coltivazioni in grande scala di riso ogm. L'anno scorso il settimanale economico Caijing (una delle voci più indipendenti) titolava ''La Cina è pronta per il riso ogm?'' dopo il buon esito dei controlli di sicurezza sulle coltivazioni sperimentali, concentrate soprattutto nelle province meridionali Hubei, Hunan e Fujian, e l'approvazione da parte del Consiglio di Stato di un programma - dai dettagli non noti - per lo sviluppo delle specie transgeniche con l'obiettivo ''di incrementare l'agricoltura sostenibile, promuovere l'innovazione tecnologica, migliorare il livello di vita nelle aree rurali e la competitività del settore agricolo''. Sempre nel 2008, il governo aveva varato una semplificazione delle procedure per gli esperimenti transgenici. A opporsi con un secco no era stata l'associazione ambientalista Greenpeace con l'obiezione che ''la Cina dovrebbe impedire la commercializzazione di riso ogm per evitare una catastrofe economica e ambientale''. Secondo gli ambientalisti, il vero motivo della commercializzazione dei cibi ogm non sarebbe infatti il discutibile vantaggio per la popolazione ma le pressioni degli apparati industriali legati al settore biotecnologico. Le tecnologie chiave per questo tipo di sperimentazioni, in particolare per le tre specie di riso transgenico che verrebbero coltivate in Cina, appartengono alle grandi multinazionali, come le americane Dupont e Monsanto, la francese Rhone poulenc agrochimie, l'inglese Agricultural genetics e la tedesca Bayer cropscience. Se il governo dovesse dare il via libera alle coltivazioni in larga scala, il mercato passerebbe automaticamente sotto il controllo di questi colossi stranieri con evidenti ripercussioni sugli agricoltori. Gli organismi geneticamente modificati sono oggetto di studi da parte di enti di ricerca cinesi già dall'inizio degli anni ottanta. La coltivazione di cotone transgenico (avviata in collaborazione con la multinazionale Monsanto) è già largamente diffusa, insieme in misura minore a patate, pomodoro, papaya e peperoni. Dal 2002 al 2007 la Cina ha autorizzato la sperimentazione di 2361 semi transgenici di una vasta varietà di piante agricole, approvandone 1109. Il via alla coltivazione di riso ogm farebbe naturalmente la differenza, essendo la Cina il primo produttore mondiale. Di fronte all'appello degli ambientalisti, il governo aveva promesso ''studi approfonditi'', adottando già nel 2001 misure di controllo sugli ogm fra le quali un sistema di etichettatura per gli alimenti e classificando i semi in base al potenziale impatto sull'ambiente e sulla salute. Gli stessi ricercatori cinesi hanno dimostrato che il polline di riso transgenico si può spostare per oltre cento metri trasferendo così il gene estraneo sia in piante di riso tradizionale che in piante spontanee, contaminandole. Ma l'escalation di ''programmi'' e finanziamenti (dai 6 milioni di euro nel 1990 ai 2 miliardi attuali) fa prevedere - o temere – la svolta.
Marzia De Giuli