Pechino, 13 luglio - Sempre meno sindacato e sempre più proteste autonome per rivendicare i diritti dei lavoratori cinesi. E' il quadro che emerge da "Going it Alone: The Workers' Movement in China" ultimo rapporto pubblicato da CLB (China Labour Bulletin), un'organizzazione non governativa fondata nel 1994 a Hong Kong da Han Dongfang e impegnata sulla tutela dei diritti dei lavoratori cinesi. Il rapporto dischiude una realtà in crescente evoluzione che vede una sorta di "informalizzazione" delle proteste dei lavoratori, un progressivo distacco dalla sede istituzionali preposte a rappresentarne le istanze. Le 100 proteste (relative al biennio 2007-08) analizzate all'interno del rapporto portano a conclusioni eversive rispetto alle aspettative di All-China Federation of Trade (ACFT). Esse rilevano un divorzio non consensuale tra lavoratori – vessati dalle derive di illegalità derivanti dall'applicazione spesso discrezionale del nuovo contract law (entrato in vigore nel febbraio 2008) – e sindacati sempre più concentrati nella ricerca di consensi tra i big dell'industria cinese e disattenti, invece, alle proteste di piazza. Se dal report emerge che ACFT è il grande assente dai movimenti dei lavoratori, sono tre i trend che vengono analizzati in questa sede.
- I lavoratori conquistano autonomia organizzativa e bypassano i sindacati governativi ritenendo che non siano in grado di rappresentarli. Le proteste pubbliche costituiscono un'arma contrattuale attraverso cui viene esercitata pressione sui governi locali al fine di ottenere immediato adempimento a specifiche richieste.
- Le proteste si diffondono velocemente a macchia d'olio e raccolgono adesioni trasversali.
- Le istanze dei lavoratori sono più articolate e complesse. Mentre prima l'insorgere di proteste era spesso legato a fatti circoscritti o episodi singoli – come ad esempio il mancato pagamento dei salari – negli ultimi due anni i focolai di protesta hanno trovato sistematici punti di convergenza che vanno a costituire una base comune. Un filo conduttore delle proteste divampate lo scorso anno, ad esempio, è costituito dal tentativo dal tentativo di alcuni gruppi aziendali di aggirare la labour contract law costringendo i dipendenti a rescindere i precedenti contratti a tempo indeterminato e farsi ri-assumere come lavoratori a progetto o a tempo determinato.
CLB fornisce non solo una interpretazione dei risultati emersi dall'indagine, ma propone anche una soluzione che possa riconciliare piazza e sindacati: "Solo se il AFCT avrà la capacità di usare la sua forza politica per fornire un reale supporto ai lavoratori, potrà riguadagnare terreno sul piano del dialogo con le controparti e ricomporre le forze centrifughe del movimento".