Massimiliano Del Barba
Nuova stretta della censura del regime cinese su Internet. Le autorità di Pechino hanno lanciato una campagna morale contro i contenuti pornografici che si trovano sul web, pubblicando una lista di 19 siti, tra cui famosi motori di ricerca come Google e i cinesi Baidu (che controlla due terzi del mercato della pubblicità online), Sohu e Sina, i quali, avendo finora ignorato i richiami ufficiali - la pornografia è vietata in Cina - rischiano di essere chiusi se non cancelleranno tutto il materiale illegale.
Il timore è che la censura non si limiti alla pornografia, visti i ripetuti tentativi del Governo di mettere le mani sulla rete. Uno dei siti web pubblicamente accusati di materiale «offensivo», Tianya, oltre a essere molto popolare, è infatti quello più utilizzato dai blogger per pubblicare le proprie critiche al regime, mentre sono molti a scommettere che l'iniziativa costituisca una mossa destinata a coprire azioni repressive ancora più capillari.
La nuova campagna lanciata ieri, e denominata "Purificare l'ambiente culturale di Internet e assicurare uno sviluppo salutare dei minori", sarà coordinata da sette agenzie di Stato. Cai Mingzhao, vicedirettore dell'Ufficio per l'informazione del Governo, ha giustificato la mossa spiegando che «alcuni siti web hanno sfruttato le imprecisioni delle leggi e dei regolamenti per diffondere sulla rete materiale di bassa lega, rozzo e volgare, danneggiando gravemente la moralità».
Non è ancora chiaro cosa Pechino intenda fare contro questi siti, anche perché nessuno dei domini chiamati in causa ha, fino a ieri, commentato la notizia. Il funzionario dell'Ufficio per l'informazione, che rappresenta in pratica l'interfaccia governativa della macchina di censura e propaganda del Partito comunista, ha però annunciato che «i trasgressori rischiano una punizione severa».
La nuova campagna non arriva tuttavia inaspettata. Nei giorni scorsi, le agenzie cinesi avevano dato notizia dell'arresto di una donna di Shangai, colpevole di aver pubblicato online i suoi video pornografici. Da un punto di vista tecnico, resta da verificare l'effettiva efficacia dei filtri che saranno messi in campo, dato che la Cina fino a oggi è riuscita con successo a setacciare il web depurandolo dai molti termini sgraditi al Governo, in particolare quelli che riguardano la questione dell'indipendenza del Tibet e di Taiwan.
Nonostante le maglie della censura, i siti web e specialmente i blog stanno divenendo una forte attrazione per i quasi 300 milioni di utenti Internet registrati in Cina, molti dei quali adolescenti. Un fenomeno su cui Pechino, da tempo, ha concentrato la propria attenzione, tanto che, nelle scorse settimane, una serie di siti di informazione che erano stati sbloccati nel corso delle Olimpiadi sono stati nuovamente resi inaccessibili dai poliziotti addetti a controllare la rete.
06/01/2009