Le voci circolavano da mesi, ma sono state ufficializzate solo la settimana scorsa: gli sgravi fiscali sui tessili da esportazione e su alcune categorie di abbigliamento sono aumentati dall'11 al 13%. E' un ritorno al passato, ai livelli del 2006, dopo due anni in cui il governo cinese aveva allentato le agevolazioni per questo settore. Che cosa è successo? Le esportazioni del tessile cinese nei primi sei mesi dell'anno hanno subito una battuta d'arresto: secondo i dati resi noti dal China National Textile and Apparel Council le esportazioni totali al giugno 2008 ammontano a 49.96 miliardi di dollari, con una crescita del 3.4%; un segnale allarmante se confrontato con lo stesso periodo del 2007, quando il settore era cresciuto del 21.9%. Molte compagnie lottano per non andare in passivo e i profitti medi di 2/3 delle imprese del settore si aggirano attorno allo 0.62%. "La situazione non è ancora chiara, – ha detto An Tifu, vicedirettore dell'Istituto Cinese delle Imposte- da un lato la Cina sta ancora assistendo a una forte crescita economica, ma dall'altro molte imprese, specialmente piccole e medie, stanno affrontando problemi notevoli". Da qui la decisione di Pechino di ritornare agli sgravi fiscali del 2006 per agevolare una delle industrie che ha sostenuto la crescita economica cinese di questi anni, e che nell'ultimo periodo era stata messa in secondo piano per privilegiare altri settori più sofisticati. Ma secondo molti analisti la mossa del governo è solo il preludio ad altri cambiamenti perché il rischio di un arresto non riguarda solo il tessile, ma potrebbe allargarsi a tutto il manifatturiero. In seguito alla pubblicazione dei dati del National Bureau of Statistics per la prima metà del 2008, i media cinesi hanno iniziato a raccontare storie di bancarotta e fallimenti. Il governo centrale ha ordinato un'indagine urgente sullo stato dell'industria manifatturiera nelle zone costiere e i risultati sono stati esaminati dalla Commissione per gli Affari Economici e Finanziari del Congresso Nazionale del Popolo (la sola camera legislativa esistente in Cina) alla fine del luglio scorso. La Commissione ha poi emesso dei suggerimenti per evitare ulteriori danni nella seconda metà del 2008, che includono sgravi fiscali, riforme delle imposte sul valore aggiunto in diverse zone del paese e aumenti delle soglie per le imposte sui redditi personali.
"Gli aggiustamenti per privilegiare nuovi settori sperimentate negli ultimi due anni erano corrette – si legge nel rapporto – ma sono state varate in un momento sfavorevole, senza tenere conto dei cambiamenti nell'economia internazionale, come la flessione subita dagli Stati Uniti e da alcuni paesi europei".
"Questa capacità di reagire velocemente mi sembra un buon segnale. Significa che per gestire i cambiamenti sullo scenario interno e su quello internazionale, il governo cinese è diventato più flessibile nelle decisioni di politica macroeconomica", dice Zhuang Jian, economista della Asian Development Bank. Gli sgravi fiscali sul tessile, insomma, sarebbero solo una prova generale, ed è facile prevedere altre riforme che investiranno diversi settori nel prossimo autunno.