Da quasi tre anni il leoncino ha gli occhi a mandorla, ma fascino e classe sono sempre quelli di un tempo. Anzi, il mito della Benelli moto, storica casa motociclistica pesarese, resta ben saldo in sella grazie al gruppo cinese Qianjiang che, nel settembre 2005, ha rilevato l'azienda per 7 milioni di euro presentando un piano di investimento triennale per 52,7 milioni. La corporation cinese, con sede a Wenling, a 480 chilometri da Shanghai, impiega 14mila dipendenti, è specializzata nella produzione di quadricicli, bici elettriche, caddie per golf, generatori e attrezzature per la cura dei giardini e sviluppa un fatturato annuo di 1,5 miliardi di dollari.
Il settore moto e scooter rappresenta circa il 55% del fatturato del gruppo Qj e la Benelli è certamente una delle punte di diamante, sia per il prestigio dello storico marchio che per la qualità delle moto. Lontani, ormai, i lunghi mesi di crisi che per buona parte del 2004 e del 2005 fecero temere il tracollo definitivo dell'azienda e il licenziamento delle maestranze. Sui timidi tentativi di riassetto aziendale si impose ben presto – e in maniera convincente – il gigante cinese che mise nero su bianco il mantenimento del marchio a Pesaro, la riassunzione dei 48 dipendenti e la conferma dei diritti acquisiti.
«A tre anni di distanza la Benelli Qj ha raddoppiato il numero dei dipendenti, attualmente 115, e ha consolidato il fatturato annuo su 17 milioni di euro (5 in più rispetto al 2006) – spiega Pierluigi Marconi, vicedirettore generale e direttore tecnico –. Entro il prossimo triennio avvieremo l'ampliamento degli stabilimenti, è già stata individuata un'area da 20mila metri quadrati (espandibile fino a 30mila) e stipulato l'accordo con il Comune. L'obiettivo è produrre 6mila moto nel 2009, per poi raggiungere quota 10mila nel 2011, centenario del marchio». Con l'obiettivo del pareggio di bilancio entro l'anno e il ritorno alle competizioni nell'ambito del motocross nel 2009, oggi la Benelli Qj, così come voluto dal presidente del gruppo, il cinese Ling Hua Zang, spesso presente a Pesaro, investe in ricerca e sviluppo circa 5 milioni di euro l'anno e tutti i modelli prodotti a Pesaro (moto di grossa cilindrata e scooter oltre 250 cc) presentano componentistica italiana ed europea. Linee di assemblaggio ben attrezzate, poi, consentono di far uscire dalle catene di montaggio un massimo di 40 modelli al giorno, già pronti per la spedizione sia in Italia che all'estero.
Interessante il metodo di lavoro adottato dopo l'acquisizione da parte del gruppo Qj, un "ibrido" fra la fantasia e la competenza tecnica italiane e l'abilità e rapidità cinesi che, finora, ha permesso di fronteggiare la concorrenza giapponese. Ed è un sistema che sembra soddisfare anche le parti sociali: «La Benelli Qj va bene, ha assunto nuovo personale e c'è una buona sinergia con l'azienda madre cinese – osserva Giorgio Orazi, segretario provinciale Fiom Cgil –, anche il confronto con i sindacati è proficuo e credo che le scelte aziendali di avere manodopera al 99% italiana e di concentrarsi più sulla qualità che sulla quantità stiano dando buoni frutti».
Entro l'anno è attesa la presentazione sul mercato delle monocilindriche fuoristrada a quattro tempi Bx 449 cross, Bx 505 enduro e Bx 570 motard e, di seguito, del nuovo modello "naked" bicilindrico, la «Due», nelle versioni 600 e 750 cc. Modelli con cui si punta a rinverdire i fasti motociclistici che hanno fatto la storia del marchio, come la mitica «Leoncino» e la Benelli 175 Sport, modello con cui Tonino Benelli, il più giovane dei sei fratelli, alla fine degli anni 20 conquistò le prime vittorie in gara regalando la notorietà alla casa del leone.
VERSO IL CENTENARIO
Il garage di mamma
"Cuore di mamma" dietro alla nascita della Benelli Moto, fondata nel 1911 dalla vedova Teresa Benelli, che impegna tutto il capitale di famiglia per offrire un'occupazione stabile ai suoi sei figli: Giuseppe, Giovanni, Francesco, Filippo, Domenico e Antonio, detto "Tonino", il pilota che alla fine degli anni 20 porta al successo quello che fino ad allora era stato un garage per riparazione e produzione di pezzi di ricambio.La 175 Sport in gara
È la mitica «Benelli 175 Sport» (nella foto) a regalare notorietà alla casa motoristica pesarese e a consentirle il salto a realtà industriale. Nel 1920 la progettazione del primo motore monocilindrico a due tempi da 75 cc adattato al telaio di una bicicletta. L'anno successivo il primo vero modello, la «Moto leggera» da 98 cc, che riscuote un successo travolgente anche grazie alla versione da 175 cc pilotata proprio da Tonino Benelli.Debutta il Leoncino
Il successo commerciale e sportivo continua a crescere finché la II Guerra mondiale vede la completa distruzione della fabbrica. Tocca quindi a un altro mito Benelli, la «Leoncino 125» (nella foto) far risorgere l'azienda, che nel dopoguerra conosce uno dei periodi più fulgidi. Nel 1962 la MotoBi (fondata da Giovanni Benelli nel 1949) viene riassorbita e alla fine degli anni 60 viene presentato un altro modello storico: il Tornado 650.Sulla via del declino
All'inizio degli anni 70 Benelli cambia proprietà (De Tomaso Industries) e la gamma si amplia con la produzione delle 6 cilindri. Nei primi anni 80 la concorrenza dei costruttori giapponesi porta la casa a concentrarsi sui veicoli di piccola cilindrata. Nel 1995 Andrea Merloni acquisisce il marchio e tenta il rilancio, affidato dal 2003 alla gamma Tornado (foto) e al roadstear pluripremiato Tnt.Salvataggio cinese
Il rilancio delle moto sportive di grossa cilindrata comporta pesanti investimenti che schiacciano nuovamente la Benelli e nel 2005 la società sospende la produzione. A settembre dello stesso anno c'è il salvataggio da parte del gruppo cinese Qianjiang guidato da Liu Hua Zhong (nella foto) che rileva l'azienda mantenendo cervello e produzione a Pesaro. Previsto quest'anno il pareggio e nel 2009 il ritorno al mondo delle competizioni.08/07/2008