Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
I cinesi tornano a parlare di diversificazione delle riserve valutarie e spingono il cambio euro-dollaro a quota 1,473, nuovo record storico. «Nella struttura delle nostre riserve, dovremmo sfruttare l'apprezzamento delle valute forti per bilanciare la discesa di quelle deboli. Per esempio, dovremmo tenere presente che l'euro sta guadagnando sullo yuan mentre il dollaro sta perdendo terreno», ha detto ieri mattina Cheng Siwei, il vicepresidente della Conferenza consultiva politica del popolo (uno degli organismi con funzione da "suggeritore" del Parlamento cinese) parlando a un forum finanziario.
Le parole del potente top advisor cinese (Cheng ha lo stesso rango di un vice-premier) si sono abbattute come un macigno su un mercato già mal disposto nei confronti del dollaro. In pochi minuti, l'euro ha preso il volo. Poi ha fatto una piccola marcia indietro, sempre grazie all'insolita loquacità di Cheng Siwei. «Non volevo dire che dovremmo acquistare più euro - ha precisato a metà mattinata - ma che dovremmo sfruttare la sua forza per compensare la discesa delle valute deboli all'interno delle nostre riserve valutarie».
Cosa volesse intendere realmente l'alto funzionario del Governo cinese probabilmente non lo saprà mai nessuno. Certo è che il suo commento ha diffuso ulteriore incertezza sui destini del biglietto verde che, dopo la ripresina di metà seduta, nel prosieguo della giornata ha continuato a indebolirsi anche sui mercati internazionali. Sia nei confronti della moneta europea, sia nei confronti di quella giapponese, scendendo a 112,79 yen.
A rincarare la dose, ci ha pensato nel pomeriggio la People's Bank of China. «Il dollaro sta perdendo il suo ruolo di valuta globale e il merito di credito degli asset denominati nella moneta americana si sta riducendo», ha detto Xu Jian, vicedirettore della Scuola del Partito comunista all'interno della Banca centrale.
Parole pesanti come pietre: tra gli asset denominati in dollari, infatti, ci sono anche i Treasury Bonds di cui oggi la Cina è la principale detentrice mondiale. L'opinione dell'influente funzionario politico della Pboc ha aperto sui mercati un interrogativo inquietante: se Pechino ritiene che il dollaro sia destinato a indebolirsi anche nel 2008, come ha avvertito lo stesso Xu Jian, e che l'affidabilità degli attivi di Washington sia destinata a scendere, ciò significa che è pronta a liquidare parte delle sue posizioni in T-Bond americani?
Solo il Governo cinese può rispondere a questa domanda. Anche gli strateghi delle istituzioni finanziarie internazionali, pagati profumatamente per indovinare l'erratico andamento dei mercati, brancolano nel buio. Al più azzardano ipotesi. Il fatto che, a fronte della proverbiale laconicità di Pechino, ieri a distanza di poche ore due pezzi grossi della nomenklatura abbiano sparato a zero sul dollaro (sebbene a titolo personale, come hanno tenuto a puntualizzare Cheng e Xu) è certamente una circostanza su cui riflettere. «Solitamente in Cina i rumors non vengono fuori per caso, soprattutto se si tratta di argomenti delicati come i cambi o la gestione politica delle riserve valutarie», dice un banchiere occidentale.
Oggi, nei forzieri del Dragone giacciono 1.430 miliardi di dollari di riserve valutarie che, grazie ai continui flussi del surplus commerciale con l'estero, dovrebbero lievitare a 1.500 miliardi entro la fine dell'anno. Quale sia la composizione di questo tesoretto è un mistero assoluto (il dollaro dovrebbe pesare per il 65-70%). «In base alle nostre stime, attualmente la quota di euro detenuti da Pechino è ancora inferiore al 20 per cento. Pensiamo che nel 2008 la Cina ridurrà al 60% la porzione di dollari nelle sue riserve per incrementare al 25% il peso dell'euro. Ciò, grazie anche alla spinta della speculazione che continua a giocare contro il dollaro, avrà ovviamente un ulteriore effetto depressivo sui corsi della moneta statunitense», avverte Li Jiang, uno dei più conosciuti e ascoltati fund manager del Paese.
Dati i numeri in gioco, è evidente che anche un simile aggiustamento determinerebbe un terremoto sui mercati valutari. «Viste le quotazioni, probabilmente questo non è il momento migliore per vendere dollari e comprare euro. Tuttavia, da almeno un anno la Cina ha già fatto intendere che vuole ridurre la quota di T-bond nelle sue riserve valutarie per cercare investimenti alternativi. E così farà», spiega Yan Jin di Suitable Investments.
lucavin@attglobal.net
08/11/2007