(AGI) - Teramo, 21 lug. - Parolisi trasformo' una passeggiatapomeridiana con la famiglia in un drammatico sfogo di violenzaculminata con ben 35 coltellate contro una donna indifesa, pergiunta in stato di minorazione. Quei colpi esprimono unavolonta' distruttiva non comune". Nelle motivazioni depositatedalla Corte di assise di appello di Perugia, l'assassino diMelania Rea (uccisa il 18 aprile del 2011 alle Casermette diCivitella del Tronto nel Teramano) cioe' il marito SalvatoreParolisi (condannato a 20 anni con giudizio abbreviato), vieneannientato negli aspetti umani. Le attenuanti su cui hannocercato di fare leva i suoi avvocati, Nicodemo Gentile, ValterBiscotti e Federica Benguardato (in Cassazione Parolisi e'stato rappresentato dall'avvocato Titta Madia) non sono statiinfatti ritenuti meritevoli di riconoscimento. "Parolisi -scrivono i giudici perugini - negli ultimi mesi aveva tenutouna condotta particolarmente riprovevole sia sul versante delrapporto coniugale che sul versante extraconiugale con l'exallieva". I magistrati parlano di doppiezza e falsita' diParolisi per aver promesso alla moglie Melania la fine dellarelazione con la Perrone che invece era continuata. "Inrealta', nei giorni che avevano preceduto l'omicidio e ancorail giorno stesso del delitto - scrivono nelle motivazioni dellasentenza i giudici - almeno fino all'uscita da casa, la poveravittima non aveva avuto dal marito alcuna comunicazione in talsenso a dimostrazione del fatto che Parolisi era soggettoincapace di comportamenti leali e trasparenti oltre chemoralmente consoni. Se si tratto' di dolo d'impeto, cioe' diesplosione di un intento omicida previamente coltivato eprogrammato, e' d uopo rilevare che Parolisi stesso era postonella condizione idonea a quell'esplosione proprio per lasituazione che si era venuta a creare nel rapporto con l'una el'altra donna. La povera vittima era stata avvertita come unfastidioso ostacolo e come un pericolo, in ragione delleconseguenze per la carriera dell'uomo che sarebbero potutediscendere da una reazione di lei". Sempre nelle motivazioni, igiudici umbri non fanno sconti sulle attenuanti richieste dallaterna difensiva. Si parla di "mancanza di freni inibitori"nella reiterazione delle coltellate (35) che indica la"mancanza di assoluta pieta' verso la donna". Sempre per imagistrati Parolisi non fu affatto collaborativo con gliinvestigatori, "non ha ammesso gli addebiti, non ha palesatosegni di resipiscenza, non ha fornito alcun contributo utilealla verita'. Le bugie di Parolisi si riflettono su tutti iversanti". Parolisi venne condannato in primo gradoall'ergastolo, in appello all'Aquila a 30 anni. La Cassazione,eliminando l'aggravante della crudelta', confermo' le altrecontestazioni e invio' gli atti alla Corte d'assise d'appellodi Perugia per la rideterminazione della pena. (AGI)