AGI - Il titolo, ‘Le rose ignoranti’, è una dichiarazione d’amore a Elsa Morante che nell’ ‘Isola di Arturo’ contrapponeva i destini delle anime viventi a quelli delle api e “delle rose ignoranti che non conoscono i propri misteri”. Una scelta con la quale Giuseppe Tortora, storico autore Rai, muovendo dalla prosa della Morante prende per mano il lettore conducendolo, con la sua nuova raccolta di poesie, da Procida verso i suoi luoghi dell’anima: Napoli, il Cilento (terre delle sue radici familiari) e Roma, la città dove vive e lavora.
La geografia del cuore e lo stile poetico
La sua è una geografia del cuore che dà linfa creativa alla poesia, in bilico tra autobiografia emotiva e riflessione lirica, tra memoria e appartenenza. Tortora regala versi essenziali, ricchi di introspezione malinconica sostenuta dal potere salvifico dell’ironia.
Dialogo continuo con i grandi poeti italiani
Per ‘Le rose ignoranti’, che segue di tre anni il suo ‘Male parole’, Tortora sceglie l’originale chiave di un dialogo continuo con i poeti che l’hanno formato e ispirato: da Patrizia Cavalli a Giorgio Manganelli, da Mario Luzi a Alda Merini, da cui trae linfa per tracciare una sua strada personale. Alla solitudine di Giorgio Caproni in ‘Il muro della terra’ l’autore si accosta con il verso: “a sessant’anni suonati sono ancora il panno steso senza la molletta”. E per evitare le “spine nel cuore” di Nancy Cunard, gli amanti di Tortora “si finsero felici e contenti”. Sono versi che custodiscono radici e le mantengono vive.