M ilano - Se non avesse un temperamento davvero un po’ speciale, la povera Désirée crescerebbe fragile e perdente: vive con un nonno arcigno che la vede solo come la colpevole derivazione della figlia morta per essersela andata a cercare, e una nonna che non fa che inzupparla di lacrime per lo stesso motivo. Il resto sono discorsi interrotti, parole smozzicate, allusioni velenose, mormorii tra parenti. Ma nessuno che le spieghi qualcosa di sua madre, e soprattutto di suo padre: come non ne fosse mai esistito uno. Anche trovandosi, in seguito, in situazioni difficili, umilianti o desolanti, il suo innato senso dell’umorismo la salverà e la farà amare da tutti, e aiuterà questa coda abbandonata dalla lucertola nella ghiaia bollente, a ricostruirsi un corpo e una vita. E' la storia narrata in 'Coda senza lucertola' di Donata Kalliany (Vertigo Edizioni, 17 euro) e in cui il lettore un momento si lascerà prendere dalla sua forte emotività e un altro momento sorriderà all’ironia senza complessi con cui l’orfana tratta il mondo convenzionale in cui è finita. Facile, con questo suo modo di raccontare pazzo, profondo, poetico, buffo, struggente, che irretisce e trascina. Il momento risolutivo è l’improvviso e inevitabile contatto con l’essere a lei più vietato dai vecchi nonni, il temibile Maschio. Che però, miracolo, non si comporterà, almeno con lei, come l’essere spregevole di cui si parla, ma anzi sarà la sua salvezza. Fino all’incontro con un maschio molto molto particolare, facile e difficilissimo, perfetto e terribilmente sbagliato, forse impossibile, forse l’unico possibile. E, appena morta la nonna, Désirée, a ventidue anni, sola nella vecchia casa, troverà dei documenti che puzzano di muffa e che, come nei vecchi film di bassa qualità, le riveleranno tutto. Addirittura troppo. (AGI)