AGI - Venti attività commerciali (12 italiane e 8 estere) attive nel settore dei giochi e scommesse e in quello immobiliare, 89 beni immobili, siti in Italia e in Romania, nelle province di Catania (1), Siracusa (30) e Gorizia (1) e nelle città estere di Bucarest (3) e Pitesti (57). Sono i beni del valore complessivo stimato di oltre 40 milioni di euro sequestrato dalla guardia di finanza di Catania a Fabio Lanzafame, 53 anni, siracusano di nascita e residente a Pitesti in Romania.
Collaboratore di giustizia e ribattezzato "il pentito delle scommesse" è risultato contiguo sia alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano che al clan Cappello- Bonaccorsi. Tra i beni inseriti nel provvedimento di sequestro c'è anche la porzione di un palazzo storico nel pieno centro dell'isola di Ortigia a Siracusa a pochissimi passi dalla piazza Duomo, di un'elegante palazzina in stile neoclassico, con una superficie di 900 mq, situata nel cuore della città rumena di Pitesti e una villetta signorile di 280 mq con giardino nella zona residenziale del medesimo centro urbano.
Oltre a due auto, 20 conti correnti bancari e denaro contante. Il sequestro è stato eseguito dai finanzieri di Catania Dopo il coinvolgimento dell'Agenzia dell'Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust), in collaborazione con l'Autorità Giudiziaria rumena (Ct2).
Lanzafame è stato condannato nel 2020 e nel 2022 alla pena complessiva della reclusione di circa 7 anni per il suo ruolo di organizzatore di un'associazione a delinquere dedita alla commissione di plurimi delitti di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e riciclaggio dei proventi illecitamente accumulati, con l'aggravante di aver agevolato il gruppo Placenti del quartiere di Lineri a Misterbianco articolazione della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano e il clan Cappello-Bonaccorsi nell'infiltrazione di Cosa Nostra catanese e del sodalizio mafioso dei Cappelloti nel mercato illegale dei giochi e scommesse a distanza, nella diffusione in agenzie di scommesse e Centri trasmissione dati (Ctd) nel territorio siciliano dei prodotti di gioco illegali in modo occulto ed in parallelo a quelli legali.
Pur non essendo inserito stabilmente nel clan mafioso, Lanzafame lo ha aiutato ideando e fornendo l'apparato tecnico ed informatico per la realizzazione del complesso sistema di reti telematiche delle "scommesse on line", mettendo a disposizione dei clan i suoi collaboratori per garantire il funzionamento dell'architettura e riconoscendo al clan mafioso una significativa percentuale sugli introiti connessi alle giocate. È grazie a lui che quei clan sono riusciti a penetrare nel settore del "gaming online", anche attraverso l'acquisizione di licenze e autorizzazioni, necessarie all'apertura e alla gestione di sale scommesse e attività commerciali, nelle province di Catania e Siracusa e in altre località del territorio siculo.
Infine, il riciclaggio. Lanzafame ha realizzato, attraverso diverse persone a lui vicine, la trasformazione di una grande quantità di denaro liquido in cripto-valute e l'intestazione fittizia a terzi di propri beni e attività economiche per mascherare l'entità del proprio patrimonio frutto di attività illegali, in modo da evitare o ridurre il rischio di possibili sequestri. Ma non è riuscito nell'impresa: alla gestione dell'ingente patrimonio è stato nominato apposito amministratore giudiziario.