Corsa contro il tempo per salvare un capodoglio al largo delle Eolie

Carmelo Isgrò - La coda del capodoglio Furia intrappolata in una rete da pesca
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L'appello del Wwf

Capodoglio impigliato in una rete illegale a largo delle Isole Eolie iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/en_6LX1KAbc" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen>

Il più grande predatore del Mediterraneo

I Capodogli, i più grandi predatori del Mare Nostrum, nuotano regolarmente nelle acque profonde del Canale di Sicilia e dell'arcipelago Eoliano, dove riescono a trovare in prossimità delle scarpate abbondanza di cefalopodi (seppie e calamari), le loro principali prede. Sono animali incredibili e indiscussi campioni di immersioni: possono arrivare oltre i 1000 metri di profondità e restare in apnea per oltre 90 minuti.

Nonostante la loro grande mole (gli esemplari maschi possono arrivare fino ai 18 m di lunghezza e alle 50 tonnellate di peso), sono dei Giganti fragili. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) considera la specie in pericolo di estinzione nelle acque del Mediterraneo e le minacce che minano il suo stato di conservazione sono principalmente di origine antropica: plastica, collisioni con le grandi imbarcazioni, rumore sottomarino e bycatch. E Furia, la giovane femmina di capodoglio, è proprio vittima di quest'ultimo: intrappolata in una grossa rete che costringe e limita i movimenti della pinna caudale, non riesce a nuotare liberamente e potrebbe avere dei problemi nell'immergersi per alimentarsi.

Uomini e cetacei utilizzano il mare per procurarsi il cibo e possono entrare in competizione con effetti negativi sia per l'economia ittica che per gli animali; alcune specie come il tursiope, la stenella, il grampo, il capodoglio e il delfino comune, si avvicinano occasionalmente alle attrezzature da pesca, interagendo più spesso con alcune, sottraendo il pesce dalle reti, causando buchi e strappi e, in alcuni casi, possono rimanerne intrappolati. L'attrezzo piu' pericoloso da questo punto di vista e' la rete pelagica derivante, la spadara, messa al bando in tutto il mondo sin dai primi anni novanta dalle Nazioni Unite e vietata dalla Commissione Europea dal 2002 e dal 2005 in tutto il Mediterraneo, ma ancora utilizzata illegalmente.

Altre interazioni possono avvenire con le reti da posta fisse, più raramente con le reti a strascico, con quelle a circuizione, con le lenze e i palangari. Si stima che ogni anno muoiono nelle reti da pesca mondiali circa 300.000 esemplari di Cetacei, ben 1.000 al giorno. Nonostante il divieto dell'UE, la Guardia Costiera italiana continua a sequestrare ogni anno chilometri di spadare: nel 2005 ha sequestrato ben 800 km di reti di questo genere seguiti dai 600 Km del 2006, ma i sequestri continuano anche oggi con numerosi casi di cronaca nel 2019 e nel 2020. Nel Mediterraneo effettuare stime è difficile a causa della scarsità di dati scientifici e di controlli puntuali, tuttavia non risulta difficile credere che siano migliaia i cetacei che rimangono vittime del bycatch.

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