La capitale dell'oro azzurro russo e' una cartolina bianca a sessanta chilometri dal Polo Nord, 'isola' siberiana e punto di forza dell'arcipelago produttivo di Gazprom e della Federazione. Tre quarti del gas naturale prodotto in Russia e un quinto delle riserve mondiali sono qui. Duemilacinquecento pozzi sparpagliati sul territorio e tre livelli di giacimenti sotterranei hanno dato vita a una sorta di 'millefoglie' energetico da cui dipende il destino economico di gran parte del vecchio continente. Da qui ogni anno partono 500 miliardi di metri cubi di oro azzurro che raggiungono il Vecchio continente, di cui circa venti destinati all'Italia. Capitale dell'Artico e del freddo, con temperature che possono scendere anche a meno sessanta. Capitale degli immensi spazi vuoti russi, ma anche dell'ingegno e delle capacita' dell'uomo di riempirli. In grado, quando decide di farlo, di mettere le briglia ad una natura che piu' selvaggia e violenta non si puo'. Inesistente fino al 1979, ecco Novij Urengoi. Un esperimento di successo a giudicare dalla crescita della sua popolazione. Seguendo i primi coraggiosi pionieri degli Anni settanta la popolazione e' cresciuta del 230 per cento in meno di un decennio. Oggi Novij Urengoi e' una moderna cittadina di 120mila anime. Un bel passo avanti da quando i primi tecnici rimasti intrappolati da ghiaccio e freddo, iniziarono per gioco a piantare trivelle e utilizzare gli attrezzi. Il metano sarebbe venuto fuori quasi senza volerlo. Se questo e' quanto racconta la leggenda, basta passare qualche ora al locale Museo per capire che in tutto quello che e' successo qui, il caso non ha svolto quasi nessun ruolo. Giornali che festeggiano la serie dei successi, foto delle prime baracche, riproduzione di pozzi e giacimenti, dichiarazioni di orgoglio di operai e tecnici. Il caos naturale iniziale, qualcosa che potrebbe ricordare il Far West americano, e' stato costretto a piegarsi alla razionalita' del progetto umano. Tecnici e operai, studenti che sceglievano di integrare le lezioni sul campo e dissidenti costretti ai lavori forzati hanno costruito, insieme al potere sovietico, una delle poche strutture economiche sopravvissute al crollo dell'Urss. Niente "prima" e "dopo" a Novij Urengoi.
Sabato 5 settembre festeggiando "trentatre anni di esistenza e trenta di lavoro vittorioso" Novij Urengoi ha voluto fare soprattutto i complimenti a se stessa. Ricordando il primo gas portato in superficie - nel sottosuolo di quella che e' una delle regioni piu' nordiche del mondo vi sono ancora 80mila miliardi di metri cubi di gas - il "nuovo mondo" russo non poteva pero' dimenticare la difficile storia del paese. Cosi, per un giorno la citta' e' stata anche la capitale della memoria russa. Le celebrazioni per "Novij Urengoi e i lavoratori del gas e del petrolio", iniziano con la deposizione dei fiori nella Piazza centrale della citta'. Attraversando la bruma mattutina della sua breve estate - per un mese all'anno il termometro raggiunge anche 15 gradi ma il gelo e' sempre in agguato e la temperatura puo' improvvisamente tornare anche a 15 sotto zero - gli studenti delle scuole superiori depongono fiori davanti al monumento che ricorda prove e sacrifici sopportati dalla popolazione russo-sovietica. Avvolte da tre enormi lastre di metallo a forma di bandiera, tre grandi stele di granito spezzate in cima simboleggiano le vite di molti uomini e donne spezzate dalla seconda Guerra mondiale, la guerra in Afghanistan e quella cecena. Tre conflitti che hanno segnato la storia d'Europa, quella dell'Urss e quella della Federazione russa. Una celebrazione sobria, accompagnata dai canti dei Carmina Burana e priva di discorsi ufficiali.
Ovviamente autorita' politiche locali e federali, imprenditori e dirigenti di Gazprom, non avevano nessuna intenzione di restare in seconda fila. I festeggiamenti per la nascita della citta' erano una occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire. Cosi durante il pranzo di gala le dichiarazioni di orgoglio nei confronti del progetto e di quello che oggi rappresenta Novij Urengoi per tutta
Il ruolo che l'Italia svolge a Novij Urengoi e il partenariato energetico che lega San Donato Milanese alla cittadina russa e' stato messo in primo piano dal sindaco di Novij Urengoi. In questo caso Ivan Kostogriz ha rinunciato alla retorica per fare appello alle autorita' nazionali e locali del nostro paese e metterle in guardia dai rischi che corrono. "Molti sono i campi che vogliamo sviluppare" ha detto il primo cittadino, "l'Italia ha finora svolto un ruolo fondamentale, ma i nostri amici non devono dimenticare che noi siamo gemellati anche con Kassel e la concorrenza estera e' sempre piu' agguerrita". Non si tratta solo di energia ha ricordato il sindaco. Novij Urengoi vuole sviluppare il proprio turismo, "a pochi minuti da qui abbiamo posti meravigliosi", e dare un "impulso decisivo" alla propria piccola e media impresa, ancora in uno stato molto gracile. "Come mai gli imprenditori italiani non si fanno vivi? Perche' le autorita' sembrano essersi dimenticate di noi? E' perche' non si sente piu' parlare del progetto di consolato italiano, sponsorizzato dal vostro ambasciatore?". Sono giornate di "bab'je ljeto" per Novij Urengoi. Una estate di San Martino molto tiepida e dolce quasi ad alleviare le durezze del prossimo inverno. Figlio del sole, questo significa Urengoi nella lingua locale. Un sole che anche nel gelo piu' duro, e' riuscito a dare vita al calore e alla vita. Un sole azzurro.
Settembre 2009