Il Kosovo post-indipendenza 'non avra' una vita facile' all'inizio e restera' a lungo in una 'situazione di limbo'. Francesco Paolo Fulci, 'leggendario' - come lo defini' l'ex segretario di Stato americano, Madeleine Albright - ambasciatore italiano alle Nazioni Unite (1993-1999) prevede un fosco futuro per il nuovo Stato nato una settimana fa con l'annunciata dichiarazione unilaterale d'indipendenza dalla Serbia dopo anni di mediazioni fallite. Dai sette concitati e battaglieri anni alla guida della rappresentanza italiana al Palazzo di Vetro - fu merito della sua squadra coesa e dell'invenzione del 'Coffee Club' se l'Italia riusci' a mantenere il suo ruolo nel Consiglio di sicurezza e respingere le ambizioni di Germania e Giappone a un seggio permanente - l'ambasciatore ha mantenuto schiettezza e pragmaticita' di analisi. Nelle sue previsioni Mosca lavorera' al fianco di Belgrado per porre ostacoli al cammino del nuovo Stato, soprattutto all'interno del Consiglio di sicurezza dell'Onu. 'Vladimir Putin e il suo ambasciatore all'Onu hanno tenuto un linguaggio durissimo sulla questione, affermando che l'autoindipendenza proclamata dai kosovari sarebbe nulla, perche' contraria la diritto internazionale', osserva, 'Hanno poi aggiunto che, a loro avviso, la questione del Kosovo rischia di riaccendere focolai di scontri arenati nei Balcani e soprattutto di incitare minoranze in altri Paesi, come il caso dell'Ossezia del sud in Georgia. Anche la Cina e' allarmata, soprattutto perche' teme contraccolpi sullo status di Taiwan, l'isola che Pechino continua a considerare, anche senza esercitarne il controllo, come parte integrante del suo territorio'.
L'indipendenza del Kosovo era un 'esito inevitabile', come ha sostenuto il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema?
'Si e' molto temuto l'effetto domino. Bisogna vedere, per esempio, cosa accadra' ora. Vi e' un rischio molto grosso: la tentazione dei serbi all'interno della Bosnia di chiedere il ricongiungimento con Belgrado. In questo caso, si verrebbe a creare un'enclave islamica all'interno dell'Unione europea'.
L'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Javier Solana, sostiene che il Kosovo e' un 'caso sui generis' che non costituisce precedenti e che l'Ue ha agito unita, predisponendo l'invio di una missione civile. 'Parte dell'Ue ha agito unita, perche' nell'Ue ci sono sei Paesi (Spagna, Grecia, Romania, Cipro, Bulgaria, Slovacchia ndr.) che hanno preso le distanze'.
Di fronte a una maggioranza di Paesi della comunita' internazionale che riconosce l'indipendenza di Pristina, c'e' la possibilita' che il nuovo Stato entri a far parte dell'Onu?
'Russia e Cina dispongono nel Consiglio di sicurezza del famoso diritto di veto. Hanno gia' minacciato di usarlo, se necessario, e sono convinto che non mancheranno di esercitarlo, specie se Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia spingeranno ulteriormente per il riconoscimento del nuovo Stato. Non vedo proprio, al momento attuale, come il Kosovo possa ottenere di essere riconosciuto come membro della famiglia delle Nazioni Unite, perche', come sappiamo, per diventare membro dell'Onu occorre il preventivo parere favorevole del Consiglio di sicurezza e, anche qui, la Russia certamente, fors'anche la Cina, non mancherebbero di porre il veto'.
Qual e' esattamente la procedura per entrare nell'Onu?
'Ci vuole il voto della maggioranza dei membri dell'Onu, compreso il voto dei cinque permanenti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, ndr.) o quantomeno che non vi sia un loro voto contrario che equivale la veto'.
C'e' la possibilita' che la Russia vada verso l'astensione?
'No, non credo proprio. Penso mettera' il veto. Noi italiani siamo tra i Paesi che hanno subito riconosciuto questa nuova entita', il Kosovo. A differenza della Spagna e degli altri Paesi, come la Romania, la Grecia e Cipro, abbiamo la fortuna di avere una minoranza tedesca che ormai e' perfettamente integrata. Altrimenti temo che anche noi avremmo avuto le stesse preoccupazioni'.
L'Italia, che attualmente e' nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, puo' avere un ruolo attivo nella mediazione con Russia e Cina?
'La mediazione si puo' tentare quando c'e' uno spazio. Qui mi pare che non esista proprio alcun spiraglio, perlomeno stando alle dichiarazioni del Cremlino. Devo dire che e' una fortuna che le situazioni di controversia tra Stati Uniti e Russia, per quanto riguarda i baricentri di crisi, si limitino soltanto a questa del Kosovo. Washington e Mosca vanno abbastanza d'accordo per quanto riguarda gli altri scacchieri, per esempio l'Afghanistan, l'Iraq o il Medio oriente. E questo e' gia' una fortuna'.
C'e' anche la crisi del nucleare italiano a dividere le due ex superpotenze?
'Si', ma anche sull'Iran non ci sono divaricazioni cosi' perentorie come quelle registrate sul Kosovo. Con gli iraniani e' ripreso il colloquio anche sulla situazione in Iraq'. Al momento l'Italia siede nel Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Qual e' il bilancio del primo dei due anni italiani nell'organo esecutivo del Palazzo di Vetro?
'Per quanto riguarda la presidenza italiana in Consiglio (ricoperta nel mese di dicembre del 2007, ndr.), una cosa notevole e' stata fatta: riportare alla coscienza internazionale il caso della Somalia, un Paese da dove le nazioni Unite furono costrette a fuggire ignominiosamente addirittura nel 1993, e che, da allora, e' rimasta terra di nessuno, terra di scontri laceranti, dominata da questi signori della guerra che continuano a non darsi tregua tra loro. L'Italia ha fatto bene ad approfittare della sua presidenza per ricordare alla comunita' internazionale che questo grosso problema esiste e che bisogna fare qualcosa. Mi pare che ci sia stato anche il tentativo di fare avanzare la questione del Kosovo, ma non mi pare che ci siano stati sviluppi degni di nota'.
Si tratta di un bilancio comunque positivo o si poteva fare di piu'?
'Data la situazione che c'e', il bilancio e' stato abbastanza positivo. Se devo essere sincero, lamento solo una cosa, per quanto riguarda la presenza italiana nel Consiglio di sicurezza. Era stato annunciato, persino nel programma scritto dell'Unione, che l'Italia avrebbe approfittato di questo suo biennio in seno al Consiglio per cercare di far avanzare l'idea della costituzione di un embrione di seggio europeo, molto semplicemente ospitando nella delegazione italiana al Consiglio un funzionario diplomatico rappresentante della presidenza di turno dell'Ue. Purtroppo e' gia' passato piu' di un anno, ma non e' stato dato seguito a questo che pure era un impegno programmatico del governo. Era importante che avvenisse.
A quale tipo di rappresentanza si riferisce?
'Le delibere principali, il lavoro vero del Consiglio di sicurezza non avvengono nella sala che di solito compare in televisione: li' si va quando e' stato stato completato l'esame dell'argomento, per mettere - come dicevo io - lo 'spolverino sulla torta'. La sostanza di tutto avviene in una piccola stanza attigua al Consiglio, la 'stanza dei misteri', dove entrano solo tre persone per delegazione, in tutto 45 persone. Sarebbe stato quanto mai importante che l'Europa avesse potuto avere voce la' dentro. Se uno dei due funzionari italiani che accompagnano l'ambasciatore fosse stato sostituito da un funzionario diplomatico della presidenza di turno, per la prima volta l'Italia avrebbe dato occhi e orecchie propri alla presidenza di turno europea all'interno del Consiglio e, su situazioni in cui c'era una posizione comune, questo funzionario avrebbe potuto enunciare la posizione europea. Si sarebbe fatto un serio passo avanti per portare piu' Europa all'interno del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Sono rammaricato che cio' non sia avvenuto'.
Perche' non e' stato fatto?
'C'e' stata l'opposizione di Francia e Gran Bretagna, che tengono molto a non scalfire ulteriormente le loro prerogative di membri permanenti'. L'Italia ha pero' incassato il successo dell'approvazione da parte dell'Assemblea generale della risoluzione di moratoria delle esecuzioni capitali. 'La diplomazia italiana ha scritto veramente una pagina gloriosa con questa battaglia. Una battaglia che cominciammo assolutamente in solitario nel 1994, quando giungemmo a pochissimi voti dal traguardo, e, finalmente, l'anno scorso e' stata vinta.cAnche se le risoluzioni dell'Assemblea generale non sono vincolanti e hanno solo il valore di raccomandazione, cio' non toglie che abbiano un peso morale talmente grande che solo cosi' si spiega la battaglia accanita portata contro dai fautori delle esecuzioni capitali'.
FEBBRAIO 2008