AGI/Vista - DALL'INVIATA DELL AGI IN IRAN Alle prese con una grave crisi economica e sullo sfondo di una generale apatia verso la politica, 59 milioni di iraniani sono chiamati a eleggere il nuovo presidente, il 18 giugno. In una competizione che diversi osservatori non considerano né libera né aperta, sei candidati si sfidano alle urne e dopo il ritiro all’ultimo minuto dell’unico candidato riformista sono rimasti solo esponenti del frobte conservatore. Il favorito è Ebrahim Raisi, scelto dalla Guida Suprema iraniana Ali Khamenei come capo della magistratura nel 2019 e da più parti ritenuto suo possibile successore alla carica più alta della Repubblica islamica. A Teheran, il volto di Raisi col classico turbante nero prerogativa dei discendenti di Maometto, campeggia nelle vie principali, mentre non vi è quasi traccia degli altri candidati. Raisi, a differenza dei suoi rivali è sostenuto da una potente macchina politica in grado di mobilitare l’elettorato e i pochi raduni elettorali permessi dalle restrizioni anti-Covid sono stati i suoi. Nella grande piazza Haft Tir, per esempio, il 14 giugno si sono raccolti diversi sostenitori sotto lo slogan ‘Un governo del popolo, un Iran forte’. Sostengono l’indipendenza dell’Iran dalle pressioni occidentali, la forza del Paese come potenza regionale e un’economia di resistenza, per contrastare le sanzioni americane. Marta Allevato / AGI (Agenzia Vista) Iran, 16 giugno 2021