Hanno viaggiato per terra e per mare. Sei casse di legno con un contenuto prezioso partite da San Pietroburgo, con una scorta imponente di forze dell'ordine che ha accompagnato i tir fino al porto di Helsinki. Imbarcate su una nave diretta in Germania e poi di nuovo in movimento su terraferma per giungere in Italia, fino alla dogana dell'interporto di Nola, dove sono state sbrigate tutte le pratiche per consentire a sei statue in marmo di Antonio Canova di arrivare al Museo archeologico nazionale di Napoli per la mostra-evento che da oggi fino al 30 giugno racconta attraverso preziosi gessi, sculture celebri, ma anche disegni e dipinti, il genio italiano che concepì l'ideale statuario neoclassico.
"Canova e l'antico", curata da Giuseppe Pavanello, copromossa dal Mibac e dal Mann, porta in un'unica esposizione 110 lavori dello scultore veneto che ha segnato la storia dell'arte tra la fine '700 e gli inizi dell'800. Tra questi, 12 grandi sculture di cui ben 6 dal museo statale dell'Ermitage. Un viaggio senza soste, quello di queste statue, se non quelle tecniche indispensabili, durato cinque giorni e controllato anche dalle forze di polizia italiane.
"Una o due opere di Canova della nostra collezione sono state prestate a diverse mostre in questi 10 anni. Le Tre Grazie però solo in altre tre occasioni. Ma un nucleo così consistente di marmi è stato prestato una sola volta prima d'ora, per la sede di Ermitage Amsterdam", racconta all'Agi Sergej Androsov, capo dipartimento Arti figurative occidentali dell'Ermitage. Nel museo russo ci sono 14 opere di Canova esposte, e una in deposito. Il rapporto di Canova con la Russia è ben documentato è solido. Due delle opere dell'Ermitage sono state acquistate a Roma direttamente dall'artista dal principe Nikolaj Jussupov, grande collezionista di arte; altre sono arrivate con altri percorsi ma sempre durante la vita dello scultore, amico tra l'altro di Giacomo Quarenghi, architetto di Corte a San Pietroburgo.
"Lo spostamento di un'opera d'arte si fa ovviamente solo se l'opera è in condizioni ottimali - continua Androsov - ma ormai è una pratica normale; abbiamo grande esperienza e raggiunto competenze notevoli in tema di imballaggi, conservazione, movimentazione. I musei di scambiano opere per dialogare, per valorizzare le proprie collezioni, per richiamare visitatori ma soprattutto per studiare e insegnare riunendo insieme un racconto e dimostrando delle tesi. Ogni mostra ci insegna qualcosa in più".
Arrivate ieri pomeriggio al Mann, le sei casse sono state fatte entrare con una gru direttamente nel salone della Meridiana, dove era in corso un allestimento che lascerà ai visitatori ampio respiro per ammirare la bellezza dell'opera del Canova. All'apertura della cassa delle Tre Grazie, l'emozione del direttore del Mann, Paolo Giulierini, che ha accolto l'arrivo delle opere come quello di ospiti internazionali di grandissimo prestigio. Una prima cassa di legno viene accostata delicatamente alla base che la esporrà.
Gli operai aprono lentamente la prima cassa che ne contiene un'altra, sempre in legno, con fermi e materiale d'imballo per proteggere il gruppo scultoreo più famoso di Canova. Soltanto un velo lo ricopre. Viene sollevato e il salone della Meridiana risuona dei clic dei fotografi. Assieme alle Tre Grazie, escono dagli imballaggi anche l'Amorino Alato, l'Ebe, la Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche e la testa del Genio della Morte. Il salone è ancora invaso da imballi, attrezzi da lavoro e operai. Per non tardare all'appuntamento di domani, tutto si muove freneticamente, eppure con una delicatezza straordinaria.