I tecnici del St.Pauli di Amburgo a Siracusa per insegnare calcio ai rifugiati



24 settembre 2018,16:55


L'integrazione attraverso il calcio con fitte sessioni di allenamenti in campo e di studio davanti lo schermo, con documentari e schemi di gioco. Il marchio di fabbrica è quello dei tedeschi del St.Pauli arrivati a Siracusa, nel sud est della Sicilia, con un team di tecnici, psicologi e comunicatori per una settimana di gemellaggio con i rifugiati accolti nella parrocchia di Bosco Minniti e gli adolescenti delle periferie. Sulla bandiera del St.Pauli - che in Germania gioca nella Seconda Divisione (pari all'italiana Serie B) - c'è il simbolo dei pirati a sintetizzare le origini punk e il piglio anarchico del team nato e cresciuto nella zona portuale di Amburgo che da voce e maglia da gioco anche a persone prive di documenti, asilo politico o protezione umanitaria. 

Nei corridoi della parrocchia è tutto un caleidoscopio di lingue, con l'inglese a farla da padrona. All'ingresso sventola la bandiera dei "Pirati" con il tipico teschio. Al primo piano ci sono le stanze, compresa quella di don Carlo D'Antoni; a piano terra si proiettano le tattiche utilizzate dalla prima squadra e gli allenamenti del settore giovanile tedesco e c'è un ingresso diretto alla chiesa. Il pranzo si organizza tra i crocifissi e i quadri che raffigurano i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino o Che Guevara. "Quì ci sentiamo al sicuro - dice Emmanuel, originario del Gambia - c'è un patto di fiducia tra tutti noi e vogliamo vivere nella legalità. Seguiamo la politica, non vogliamo essere delle zavorre". 

La connessione tra le anime che ruotano attorno al St.Pauli e quanto stava accadendo nel Mediterraneo risale all'arrivo di oltre 300 rifugiati ad Amburgo, dopo essere transitati da Lampedusa. Da quell'esperienza nacque l'Fc Lampedusa Hamburg che – come si legge sul loro sito - “accoglie tutti i suoi abitanti, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia, religione, orientamento sessuale, altre identità, abilità o altro”. Le avversità nei confronti della squadra di Amburgo invece hanno riferimenti anche nel periodo del nazismo, quando si esponevano dei cartelli con su scritto “Tedeschi difendetevi, non andate a vedere il St.Pauli”. Adesso lo stadio sorge nel quartiere a luci rosse della città e nelle ultime tre stagioni hanno raggiunto la media di 29 mila spettatori a partita. 

Lo staff del St.Pauli è composto da pedagogisti, tecnici e allenatori tra cui Ewald Lienen, già alla guida dell'Aek Atene e soprannominato Lenin per le sue idee di sinistra. Sono arrivati a Siracusa attraverso il programma Kick the Borders – in collaborazione con il Csi, Centro sportivo italiano - facendo casa base nella chiesa del quartiere di Bosco Minniti. La chiesa di padre Carlo D'Antoni al momento ospita trenta persone provenienti da Gambia, Tunisia, Mali ed Eritrea ma da anni collabora con l'associazione tedesca Seehilfe che dal 2014 invia in Sicilia beni di prima necessità, supportando la progettazione di soluzioni per l'integrazione. “E' liberatorio vedere persone di tutte le etnie – dice don Carlo D'Antoni – divertirsi, imparare e organizzare assieme. Appartengo alla Chiesa di Francesco. A Bosco Minniti abbiamo accolto e accogliamo chiunque, anche molti italiani in difficoltà. Chi non ci sta non frequenta più la parrocchia”.

 



24 settembre 2018,16:55


L'integrazione attraverso il calcio con fitte sessioni di allenamenti in campo e di studio davanti lo schermo, con documentari e schemi di gioco. Il marchio di fabbrica è quello dei tedeschi del St.Pauli arrivati a Siracusa, nel sud est della Sicilia, con un team di tecnici, psicologi e comunicatori per una settimana di gemellaggio con i rifugiati accolti nella parrocchia di Bosco Minniti e gli adolescenti delle periferie. Sulla bandiera del St.Pauli - che in Germania gioca nella Seconda Divisione (pari all'italiana Serie B) - c'è il simbolo dei pirati a sintetizzare le origini punk e il piglio anarchico del team nato e cresciuto nella zona portuale di Amburgo che da voce e maglia da gioco anche a persone prive di documenti, asilo politico o protezione umanitaria. 

Nei corridoi della parrocchia è tutto un caleidoscopio di lingue, con l'inglese a farla da padrona. All'ingresso sventola la bandiera dei "Pirati" con il tipico teschio. Al primo piano ci sono le stanze, compresa quella di don Carlo D'Antoni; a piano terra si proiettano le tattiche utilizzate dalla prima squadra e gli allenamenti del settore giovanile tedesco e c'è un ingresso diretto alla chiesa. Il pranzo si organizza tra i crocifissi e i quadri che raffigurano i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino o Che Guevara. "Quì ci sentiamo al sicuro - dice Emmanuel, originario del Gambia - c'è un patto di fiducia tra tutti noi e vogliamo vivere nella legalità. Seguiamo la politica, non vogliamo essere delle zavorre". 

La connessione tra le anime che ruotano attorno al St.Pauli e quanto stava accadendo nel Mediterraneo risale all'arrivo di oltre 300 rifugiati ad Amburgo, dopo essere transitati da Lampedusa. Da quell'esperienza nacque l'Fc Lampedusa Hamburg che – come si legge sul loro sito - “accoglie tutti i suoi abitanti, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia, religione, orientamento sessuale, altre identità, abilità o altro”. Le avversità nei confronti della squadra di Amburgo invece hanno riferimenti anche nel periodo del nazismo, quando si esponevano dei cartelli con su scritto “Tedeschi difendetevi, non andate a vedere il St.Pauli”. Adesso lo stadio sorge nel quartiere a luci rosse della città e nelle ultime tre stagioni hanno raggiunto la media di 29 mila spettatori a partita. 

Lo staff del St.Pauli è composto da pedagogisti, tecnici e allenatori tra cui Ewald Lienen, già alla guida dell'Aek Atene e soprannominato Lenin per le sue idee di sinistra. Sono arrivati a Siracusa attraverso il programma Kick the Borders – in collaborazione con il Csi, Centro sportivo italiano - facendo casa base nella chiesa del quartiere di Bosco Minniti. La chiesa di padre Carlo D'Antoni al momento ospita trenta persone provenienti da Gambia, Tunisia, Mali ed Eritrea ma da anni collabora con l'associazione tedesca Seehilfe che dal 2014 invia in Sicilia beni di prima necessità, supportando la progettazione di soluzioni per l'integrazione. “E' liberatorio vedere persone di tutte le etnie – dice don Carlo D'Antoni – divertirsi, imparare e organizzare assieme. Appartengo alla Chiesa di Francesco. A Bosco Minniti abbiamo accolto e accogliamo chiunque, anche molti italiani in difficoltà. Chi non ci sta non frequenta più la parrocchia”.