#Sonocastelvetranesemanonsonomafioso. Il paese del boss Messina Denaro scende in piazza contro l'identificazione della città e la mafia



16 giugno 2018,22:00


Centinaia di manifestanti hanno sfilato sabato 16 giugno a Castelvetrano (Trapani), il paese del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, per protestare contro l'identificazione tra la città e la mafia. Cittadini e associazioni sono scesi in piazza dietro all'hashtag #sonocastelvetranesenonsonomafioso, "per zittire le infamie scritte e dette sulla nostra città". Il corteo - partecipato da oltre 500 persone - è stato organizzato dopo le dichiarazioni del presidente della Commissione prefettizia che regge il Comune dopo lo scioglimento per mafia, Salvatore Caccamo, che ha tra l'altro scoperto un buco da 42 milioni di tributi comunali evasi.

Intervistato in un servizio trasmesso da Uno Mattina e commentato in studio dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. Nell'intervista Caccamo afferma la Commissione (composta anche da Elisa Borbone e Maria Concetta Musca). "non è vista di buon occhio" e "quella diffidenza iniziale non si è trasformata nell'auspicata collaborazione e non penso che sia una questione di diffidenza ma tanto di cultura".

De Raho ha esortato a far affiancare anche il prossimo sindaco da un commissario prefettizio. All'indomani della trasmissione, sui social ha preso quota l'hashtag #sonocastelvetranesemanonsonomafioso raggruppando diverse adesioni e portando alla creazioni di appositi cornici sulle foto dei profili Facebook. "Sì, è tutto è partito dal mio post - dice l'avvocato Mariella Grimaudo, autrice del testo condiviso sui social - ma ho soltanto dato uno spunto, si vede che il malessere c'era e qui ha trovato sfogo". La natura del corteo è spiegata in un primo comunicato firmato da diverse associazioni che proprio in ordine alle dichiarazioni del commissario dicono di aver collaborato e "ritengono di essere cittadini in grado di esercitare liberamente i propri diritti senza vincoli di sorta".

Uno dei manifestanti oggi dice "mi hanno colpito duramente le parole di De Raho, non è vero che ci vuole un supercommissariamento, siamo persone normali come tutti gli altri cittadini del mondo". Un altro afferma: "Non siamo qui né per attaccare ne per commentare l'operato della Commissione". In corteo anche gli ex sindaci Gianni Pompeo e Tonino Vaccarino, noto perché avrebbe aver tenuto una corrispondenza con il latitante Messina Denaro per conto del Sisde, e don Giuseppe Undari, arciprete di Castelvetrano.

Alla manifestazione non hanno aderito i partiti (Pd, M5s e Sinistra per Castelvetrano) e la Cgil mentre venerdì il presidente dell'Antimafia siciliana Claudio Fava ha fatto visita in municipio per incontrare i commissari straordinari. Uscendo ha detto: "Il corteo non mi sembra un buon segnale" e "non mi sembra un atto di benevolenza verso la Commissione". I commissari saranno ascoltati giovedì 21 durante la prima visita ispettiva dell'Antimafia in programma a Trapani.

La Commissione straordinaria in questi mesi ha azzerato le figure dirigenziali e introdotto regolamenti, tra cui la rateizzazione delle tasse comunali. Il Comune rischia il dissesto finanziario perché negli ultimi cinque anni si e' creato un buco di 42 milioni di euro di tributi non versati e finora mai riscossi.

Recentemente la Corte dei Conti ha confermato il dato "a fronte del quale sono state presentate richieste di rateizzazione per circa 2 milioni di euro". Il Comune è stato sciolto al termine di un commissariamento del solo consiglio comunale in seguito al caso del consigliere comunale Lillo Giambalvo (prima arrestato per aver favorito la mafia e poi assolto nonostante le intercettazioni di elogio, l'ammirazione e gli aneddoti raccontati sul latitante).

Tra i motivi di scioglimento, spicca l'argomento che in questo momento preoccupa di più il commissario Caccamo: le demolizioni del litorale di Triscina, località balneare dove sorgono immobili abusivi hanno inghiottito chilometri di costa. Sin dall'insediamento la Commissione ha affrontato il tema e da poco si è stato affidato l'appalto per la demolizione delle strutture. Alcune sono state costruite prima del 1976, anno in cui fu approvata la legge di riferimento, altre sono state sanate negli anni da condoni edilizi.

Al momento la Commissione ha individuato 84 strutture "oggetto di ordinanza di demolizione disattesa da parte dei privati" e insanabili. La maggior parte sono state costruite a meno di 150 metri dalla battigia e alcune di queste dovevano essere demolite oltre un decennio fa, in base ad appositi provvedimenti giudiziari. Tra queste c'è anche la villetta di Giovanni Filardo, un cugino di primo grado del latitante Messina Denaro, "condannato" a demolire nel 2013.

Adesso alcuni stanno sollevando lo stato di necessità, anziani e coppie che finirebbero senza un'abitazione e in questi mesi oltre cinquanta occupanti degli immobili hanno presentato ricorso al Tar, che ha rigettato la loro richiesta. C'è però un segnale positivo: il 21 maggio una signora a cui era stata imposta la demolizione della sua casa l'ha eseguita rivolgendosi ad una ditta privata "per evitare spese ulteriori". Anche gli abitanti di Triscina ieri hanno sfilato per le vie cittadine. 



16 giugno 2018,22:00


Centinaia di manifestanti hanno sfilato sabato 16 giugno a Castelvetrano (Trapani), il paese del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, per protestare contro l'identificazione tra la città e la mafia. Cittadini e associazioni sono scesi in piazza dietro all'hashtag #sonocastelvetranesenonsonomafioso, "per zittire le infamie scritte e dette sulla nostra città". Il corteo - partecipato da oltre 500 persone - è stato organizzato dopo le dichiarazioni del presidente della Commissione prefettizia che regge il Comune dopo lo scioglimento per mafia, Salvatore Caccamo, che ha tra l'altro scoperto un buco da 42 milioni di tributi comunali evasi.

Intervistato in un servizio trasmesso da Uno Mattina e commentato in studio dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. Nell'intervista Caccamo afferma la Commissione (composta anche da Elisa Borbone e Maria Concetta Musca). "non è vista di buon occhio" e "quella diffidenza iniziale non si è trasformata nell'auspicata collaborazione e non penso che sia una questione di diffidenza ma tanto di cultura".

De Raho ha esortato a far affiancare anche il prossimo sindaco da un commissario prefettizio. All'indomani della trasmissione, sui social ha preso quota l'hashtag #sonocastelvetranesemanonsonomafioso raggruppando diverse adesioni e portando alla creazioni di appositi cornici sulle foto dei profili Facebook. "Sì, è tutto è partito dal mio post - dice l'avvocato Mariella Grimaudo, autrice del testo condiviso sui social - ma ho soltanto dato uno spunto, si vede che il malessere c'era e qui ha trovato sfogo". La natura del corteo è spiegata in un primo comunicato firmato da diverse associazioni che proprio in ordine alle dichiarazioni del commissario dicono di aver collaborato e "ritengono di essere cittadini in grado di esercitare liberamente i propri diritti senza vincoli di sorta".

Uno dei manifestanti oggi dice "mi hanno colpito duramente le parole di De Raho, non è vero che ci vuole un supercommissariamento, siamo persone normali come tutti gli altri cittadini del mondo". Un altro afferma: "Non siamo qui né per attaccare ne per commentare l'operato della Commissione". In corteo anche gli ex sindaci Gianni Pompeo e Tonino Vaccarino, noto perché avrebbe aver tenuto una corrispondenza con il latitante Messina Denaro per conto del Sisde, e don Giuseppe Undari, arciprete di Castelvetrano.

Alla manifestazione non hanno aderito i partiti (Pd, M5s e Sinistra per Castelvetrano) e la Cgil mentre venerdì il presidente dell'Antimafia siciliana Claudio Fava ha fatto visita in municipio per incontrare i commissari straordinari. Uscendo ha detto: "Il corteo non mi sembra un buon segnale" e "non mi sembra un atto di benevolenza verso la Commissione". I commissari saranno ascoltati giovedì 21 durante la prima visita ispettiva dell'Antimafia in programma a Trapani.

La Commissione straordinaria in questi mesi ha azzerato le figure dirigenziali e introdotto regolamenti, tra cui la rateizzazione delle tasse comunali. Il Comune rischia il dissesto finanziario perché negli ultimi cinque anni si e' creato un buco di 42 milioni di euro di tributi non versati e finora mai riscossi.

Recentemente la Corte dei Conti ha confermato il dato "a fronte del quale sono state presentate richieste di rateizzazione per circa 2 milioni di euro". Il Comune è stato sciolto al termine di un commissariamento del solo consiglio comunale in seguito al caso del consigliere comunale Lillo Giambalvo (prima arrestato per aver favorito la mafia e poi assolto nonostante le intercettazioni di elogio, l'ammirazione e gli aneddoti raccontati sul latitante).

Tra i motivi di scioglimento, spicca l'argomento che in questo momento preoccupa di più il commissario Caccamo: le demolizioni del litorale di Triscina, località balneare dove sorgono immobili abusivi hanno inghiottito chilometri di costa. Sin dall'insediamento la Commissione ha affrontato il tema e da poco si è stato affidato l'appalto per la demolizione delle strutture. Alcune sono state costruite prima del 1976, anno in cui fu approvata la legge di riferimento, altre sono state sanate negli anni da condoni edilizi.

Al momento la Commissione ha individuato 84 strutture "oggetto di ordinanza di demolizione disattesa da parte dei privati" e insanabili. La maggior parte sono state costruite a meno di 150 metri dalla battigia e alcune di queste dovevano essere demolite oltre un decennio fa, in base ad appositi provvedimenti giudiziari. Tra queste c'è anche la villetta di Giovanni Filardo, un cugino di primo grado del latitante Messina Denaro, "condannato" a demolire nel 2013.

Adesso alcuni stanno sollevando lo stato di necessità, anziani e coppie che finirebbero senza un'abitazione e in questi mesi oltre cinquanta occupanti degli immobili hanno presentato ricorso al Tar, che ha rigettato la loro richiesta. C'è però un segnale positivo: il 21 maggio una signora a cui era stata imposta la demolizione della sua casa l'ha eseguita rivolgendosi ad una ditta privata "per evitare spese ulteriori". Anche gli abitanti di Triscina ieri hanno sfilato per le vie cittadine.