Gomorra al ritmo di Flashdance. La battuta corre veloce al Lido, dopo la proiezione, molto applaudita, di 'Ammore e Malavita' dei fratelli Manetti, terzo film italiano in concorso. "Se un killer della camorra deve uccidere una donna e riconosce in lei l'amore della sua adolescenza parliamo d'amore o di malavita?". La domanda che si pongono i Manetti Bros nel presentare il loro nuovo film ha il sapore di quella sfida al genere che la loro pellicola in effetti rappresenta. Magnifico esemplare di puro cinema pop all'italiana, 'Ammore e Malavita' raccoglie e rilancia l'intera tradizione del cosiddetto cinema di serie B italiano, i poliziotteschi, i "crime drama" di Castellari & Co., innestandolo sulla versione hongkonghese del noir alla John Woo e rilanciandolo nel vortice citazionista sdoganato da Quentin Tarantino. Insomma, un gran bel pasticcio di cinema popolare che i due fratelli inscenano in area culturale partenopea, tra neomelodico e musical puro, sbeffeggiando la malaserialità alla 'Gomorra', che va per la maggiore in tutto il mondo. E impadronendosi (come si vede ne video) di una canzone famosissima di 'Flashdance, facendola interpretare a Serena Rossi in versione neomelodica.
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Il risultato è il film definitivo dei Manetti, che dopo 'Song 'e Napule' rilevano l'attività di un immaginario partenopeo neomelodico per spingerla sui passi di una commedia camorristica con accompagnamento musicale. I protagonisti sono pupi di un presepe che conosciamo bene: c'è un boss della mala che scampa a un agguato, si chiama don Vincenzo ed è Carlo Buccirosso. Ha per compagna donna Maria, ovvero Claudia Gerini, dark lady dei bassi napoletani, scaltra al punto da inventarsi una scappatoia per se stessa e il marito, creduto da tutti morto. Quando Fatima (Serena Rossi), infermiera dal cuore puro, vede per caso don Vincenzo in ospedale, l'ordine di eliminarla blocca la mano sempre sicura di Ciro (Giampaolo Morelli) che riconosce in lei il suo primo e unico amore adolescenziale.