R io de Janeiro - L'atletica leggera, la festa dell'Olimpiade, la "Regina dei Giochi". Tanti atleti di tante nazioni in uno stadio per un chiaro segnale di pace. All'Olimpico di Rio de Janeiro sotto il Corcovado c'e' davvero il mondo che corre, che salta e che lancia. Nazioni che e' anche difficile trovare sul mappamondo. L'atletica e' multicolore, fa raccontare storie di vita, di disagi, di fame, di carestie, di lotte tra popoli, di guerra. Solo sui 100 metri, la gara clou non solo del programma dell'atletica ma di tutta l'Olimpiade, e' un insieme di Paesi. Nella fase preliminare della distanza dove spadroneggeranno i jet giamaicani e statunitensi (attesa la sfida Bolt contro Gatlin) c'erano atleti di Palau, Isole Marshall, Samoa Americane, Kiribati, Tuvalu e Mauritania. Nessuna velleita' di competere con Bolt e compagni ma l'importante e' partecipare, sfoggiare quella maglietta con lo stemma (o la scritta) del proprio Paese. Sui 400 piani quest'oggi ha corso anche la 19enne somala Maryan Muse, accreditata del tempo piu' alto di tutte che ha concluso ultima ma felice e tra gli applausi. E' arrivata 47esima in 1'10"14. La Somalia dell'atletica a Rio e' presente solo con due atleti. L'altro e' il mezzofondista Mohamed Daud Mohamed. "Per me e' un onore essere alle Olimpiadi, poco importa arrivare prima o ultima - dice Maryan -. Questo e' il mio primo lungo viaggio dopo quello in Cina nel 2015 per le Olimpiadi giovanili. Fino al 2013 sono sempre rimasta in Somalia. Nel 2013 sono andata per fare le gare in Botswana. Prima di venire a Rio sono stata in Congo e Tanzania, sempre per gareggiare". (AGI)