R io de Janeiro - Un sogno infranto, la consapevolezza di aver perso probabilmente l'ultima grande chance per entrare nella storia. Le lacrime di Novak Djokovic si candidano a diventare una delle cartoline principali dell'Olimpiade di Rio de Janeiro.
In questi anni il 29enne di Belgrado ci ha abituato a sorrisi sornioni, imitazioni e siparietti con raccattapalle e pubblico e vederlo piangere di rabbia 'fa strano'. Ma c'e' da capirlo. Contro quel Juan Martin del Potro che già 4 anni fa gli aveva negato il bronzo nella finale per il terzo posto, Nole ha visto sfumare l'obiettivo più importante di questa stagione e forse della carriera.
Perché se è vero che qualche mese fa a Parigi aveva finalmente sfatato il tabù Roland Garros, unico torneo dello Slam che ancora mancava al suo palmares, e' altrettanto vero che l'oro olimpico sarebbe stato lo zenit di un percorso straordinario. Negli ultimi anni, complici anche il declino di Nadal e Federer e un Murray fra alti e bassi, Djokovic ha dettato legge nel circuito. Dal 2012 a oggi ha vinto tre Australian Open, un Roland Garros, due Wimbledon e un Us Open oltre a 17 Masters 1000, guidando saldamente la classifica Atp con quasi il doppio dei punti del numero 2, Murray. Il torneo olimpico di Rio, sul cemento, si candidava a essere il palcoscenico perfetto di un trionfo annunciato per quanto la precoce eliminazione sull'erba londinese fosse suonata come un piccolo campanello d'allarme.
Terzo a Pechino e quarto a Londra, Nole si presentava a Rio per entrare nella leggenda e completare quel Career Grand Slam - i 4 Major e l'oro olimpico nel singolare - riuscito fin qui soltanto ad Andre' Agassi e Rafa Nadal. Ma qualcosa e' andato storto. Del Potro, giocatore di grande talento la cui storia tennistica sarebbe stata ben diversa senza gli infortuni e le operazioni, ha disputato la partita perfetta e come 4 anni fa e' riuscito a spuntarla, una beffa per Djokovic che dal 2012 a oggi ha battuto l'argentino 7 volte su 8. E mentre 'Delpo' piange a fine partita per una delle piu' belle imprese della sua carriera, Nole scoppia in lacrime per un titolo olimpico che forse non arrivera' piu': nel 2020 a Tokyo avra' 33 anni e i giovani di oggi come Raonic, Thiem, Goffin o Kyrgios saranno nel pieno della maturita' e molto piu' difficili da battere.
"E' la sconfitta piu' dura della mia vita e della mia carriera - ha confessato Nole - Non e' la prima ne' l'ultima volta che perdo una partita. Ma alle Olimpiadi e' tutta un'altra storia". Il pubblico, che Federer a parte si schiera quasi sempre col piu' debole, ieri e' stato al suo fianco. "Sono stati fantastici, mi dispiace non essere riuscito a portare la sfida almeno al terzo set. Delpo ha meritato, sono state due ore e mezza di grande battaglia, sono triste e dispiaciuto per me anche se dall'altro lato sono felice per un amico, che dopo le difficolta' degli ultimi anni e' tornato a giocare a questi livelli". A Djokovic resta il doppio con Zimonjic per provare a tornare a casa con qualcosa al collo. In fondo sarebbe una bel modo di consolarsi. (AGI)