di Maria Letizia D'Agata
Roma - Leggera come una danza, fatale come un duello, la scherma e' stata da sempre la vita di Michele Maffei. Da quando, a dodici anni, capi' che quello che viveva come un passatempo stava diventando qualcosa di piu': qualcosa destinato a fare di lui un campione. Erano gli anni '70, c'erano i sovietici e gli atleti 'mostri' dell'Est; c'era il sangue degli israeliani sull'edizione di Monaco e la sfida che non era solo tra campioni, ma tra blocchi continentali. "La scherma italiana e' forte, ha grande tradizione e' elegante e bella, possiamo lasciare un segno anche in questa Olimpiade. Ho avuto grandi soddisfazioni da questo sport e adesso, lo ammetto, sogno Roma 2024, perche' no del resto? Le cose perbene si possono fare" dice Maffei. Quattro olimpiadi - Citta' del Messico, Monaco (dove ha vinto l'oro), Montreal, Mosca - dodici campionati del Mondo con 10 medaglie e poi dirigente del Coni, carabiniere, insegnante di scherma (specialita' sciabola). Una carriera e una vita complete che racconta all'Agi ponendo piu' volte l'accento sulla bellezza della scherma che lui ha fatto amare agli italiani da quel palcoscenico olimpico sul quale, pero', si arriva percorrendo una strada lunga e difficile."E' un lavoro graduale che avviene per consapevolezza - racconta Maffei - Il talento viene sviluppato e riconosciuto dai tecnici che seguono le giovani leve. Il mio maestro e' stato Giuseppe de Santis, un uomo che mi ha fatto capire che potevo farcela. Ho cambiato tanti maestri e ognuno mi ha dato qualcosa di utile, mi ha aiutato nel costruire quella determinazione fondamentale che serve per questa disciplina".
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Quando Maffei gareggiava c'erano 'quelli' dell'est "e si doveva lavorare moltissimo per batterli - ricorda lo sportivo - non era affatto facile, ma la nostra tradizione di scuola d'armi, lavorando sodo, riusciva a esprimere bei talenti, come adesso del resto". Il campione olimpico sottolinea che da adolescente ha avuto, come tanti altri ragazzi, i suoi momenti di dubbio: continuare o uscire con gli amici? "La mia famiglia mi ha sempre incoraggiato - dice Maffei - ma non e' stata invadente, alla fine toccava a me scegliere. Ho avuto il mio momento di indecisione nel periodo dell'adolescenza, per fortuna avevo dei maestri bravi che sapevano curare anche questi aspetti e mi hanno aiutato a non mollare. Grazie a loro sono arrivato in alto. Da piccolo proprio non pensavo che sarei arrivato cosi' lontano. Ho cominciato a capirlo verso i dodici anni: al bar con i miei coetanei dicevo: diventero' un campione e se non ci credete, ne riparleremo fra qualche anno".
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Il successo che ricordo con maggior piacere? "Il terzo posto del mondiale conquistato con fatica e sacrificio e tattica nel 1978 ad Amburgo dove ho subito anche errori arbitrali. Abbiamo fatto uno spareggio e avrei vinto il mondiale se mi avessero dato i punti che meritavo. Nello spareggio ho guadagnato un bronzo con una stoccata rocambolesca sul cinque pari. Molto sudata. In quella finale c'erano sovietici, e ungheresi. Ho stretto i denti nonostante le sviste arbitrali per non perdere la possibilita' del podio. Fra gli altri ricordi belli annovero senza dubbio la vittoria a squadre a Monaco nel 1972: quattro vittorie su quattro. Una grande soddisfazione che ha compensato la delusione dell'individuale. Ma in quell'occasione non festeggiammo perche' l'attenzione era tutta, giustamente,per l'attentato compiuto contro la delegazione israeliana".
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Le Olimpiadi sono un'esperienza fondamentale nella vita di un atleta: "Sono un'occasione importante per discipline come scherma, il nuoto, tutti gli sport che magari hanno poca visibilita' e diventano in questo caso, una vetrina importantissima - sottolinea lo schermidore - Dall'olimpiade, a mio avviso, bisognerebbe lasciar fuori certe discipline che hanno gia' tanta visibilita'. La partecipazione da' soddisfazione e la vittoria olimpica e' il coronamento della carriera". E la candidatura di Roma? "E' una occasione meravigliosa che va pensata e studiata in modo molto saggio . Io ho dato la mia solidarieta' al Coni, ci tengo tanto a questa sfida. Ma e' importante realizzare un piano industriale curato nel dettagli e salvaguardato nelle spese per dare ai cittadini la sicurezza che non ci saranno problemi a lungo termine o che si verifichino situazioni che possano gettare ombre sinistre, come accaduto in passato con altre manifestazioni sportive. Ci vuole trasparenza e occorre mettersi a disposizione dei cittadini mostrando loro che adesso, e' diverso. E le cose si possono fare gestendo in modo oculato costi e impianti. A Roma le cose si possono fare bene e le Olimpiadi sarebbero un valore aggiunto. Mettiamo a posto questa citta' e facciamo le Olimpiadi. L'essenziale e' vigilare affinche' il denaro non venga sprecato. In teoria, per una citta' come Roma, abituata a grandi eventi, fare le Olimpiadi dovrebbe essere una cosa facile. Io ne sarei molto orgoglioso e vorrei che venissero fatte, ma con criterio".
Cosa consigliare a un giovane aspirante schermidore? " Di non trascurare lo studio, la professione di rapporti buoni umani. Bisogna dedicarsi a questo sport con la massima attenzione, ma anche divertirsi, conoscerlo al meglio. Non e' vitale vincere tutto. La scherma bisogna amarla e scoprire tutti gli aspetti . Bisogna vivere giorno per giorno tutte le tappe: se vinci e hai risultati, questi devono essere apprezzati come se fosse una vittoria olimpica. I piccoli passi vanno gustati come se fossero grandi vittorie imparando dagli altri. Un piccolo segreto e' proprio quello di guardare gli altri e cercare di superarli". I giovani italiani sono sostenuti nello sport? "In Italia andiamo forte a livello agonistico - continua Maffei - ma dedichiamo poca attenzione alla scuola. Dovremmo fare di piu' proprio per fare capire che lo sport e' salute. A scuola bisogna dare piu' spazio". Quanto e' stata importante l'Arma dei Carabinieri per Michele Maffei? "Moltissimo. Con l'Arma ho ancora un rapporto splendido. Vado spesso alle manifestazioni degli atleti dei carabinieri che partono per le Olimpiadi o altre competizioni. Vedo Rosolino, Guarducci e quando siamo insieme con l'Arma, siamo felici perche' e' rimasta nel cuore. Nell'Arma ho trovato un ambiente disponibile e serio, sereno. Averne fatto parte mi inorgoglisce. Ho anche lavorato al Coni, istituzione fondamentale per lo sport italiano. Voglio aggiungere che il centro sportivo dei Carabinieri come quello delle fiamme gialle, oro e dell'esercito o forestale, e' gestito benissimo e gli atleti sono di grande valore. Queste istituzioni aiutano i ragazzi che con loro si impegnano, studiano, conducono uno stile di vita corretto".
E adesso che fa il campione Maffei? "Ho insegnato per un po', ora ho rallentato, faccio parte della commissione tecnica dell'Accademia di Scherma di Napoli. L'insegnamento e' molto bello, richiede molta pazienza perche' e' difficile insegnare ai bambini e principianti. Ci vogliono istruttori preparati soprattutto con i piccoli". Nostalgia? "Non tanto per le belle vittorie, quelle mi appartengono e va bene cosi', quanto piuttosto per il tempo che scorre. Ho 69 anni e mi tengo in forma, ma ho tanti progetti. Cerco di essere ancora utile, ma capisco anche che va lasciato spazio alle nuove generazioni. E pensando alle Olipiadi di Rio, Maffei dice che si puo' lasciare il segno perche' "la scherma di oggi e' molto atletica e fisica. Ma siamo super competitivi. Questa Olimpiade sara' impegnativa anche perche' andiamo con potenzialita' ridotte senza il fioretto a squadre per esempio. Dovremo vedercela sempre con i russi e con i francesi sicuramente. I migliori? Io dico Italia, Russia, Francia, qualche svizzero nella spada, e poi i coreani e cinesi. Dal fioretto potrebbero arrivare tre medaglie, anche con la sciabola e la spada femminile individuale". (AGI)