V ienna - E' una vera e propria scure quella che si è abbattuta sull'Araf, la federazione russa di atletica leggera, in seguito allo scandalo del doping di Stato emerso dalle indagini della Wada, l'agenzia mondiale di controllo: il Consiglio della Iaaf, la federazione internazionale, riunitosi oggi a Vienna ha infatti confermato la sospensione dalle competizioni inflitta lo scorso novembre, e già prorogata in marzo, alla stessa Araf e dunque ai suoi iscritti.
La Russia, ha sentenziato il Consiglio in un comunicato ufficiale, avrebbe ancora avuto bisogno "da diciotto a 24 mesi almeno per mettersi pienamente e operativamente in regola con il Codice Anti-Doping Mondiale": mancandone meno di due all'inaugurazione dei Giochi Olimpici Estivi di Rio de Janeiro, ne consegue automaticamente l'uscita di scena anticipata di una delle principali potenze settoriali di sempre da Rio 2016, nello sport a cinque cerchi di maggiore spicco. Uno spiraglio è stato però lasciato aperto per i casi individuali, cioè per i singoli atleti russi in grado di provare di non essersi prestati a metodi proibiti. Costoro potranno eventualmente gareggiare in Brasile, ma appunto a titolo personale: anzi, "neutrale", come ha precisato lord Sebastian Coe, indimenticato olimpionico del mezzofondo anni '80 nonché presidente della Iaaf.
"Se vi sono atleti che a livello individuale possono dimostrare, in maniera chiara e convincente, di non essere contaminati dal sistema russo in quanto si trovavano fuori dal loro Paese, all'estero, ed erano soggetti ad altri sistemi anti-doping, forti e comprendenti l'effettuazione di test efficaci sull'assunzione di sostanze vietate", ha argomentato Coe, "allora dovrebbe essere approntata una procedura seguendo la quale possano chiedere l'autorizzazione a gareggiare in competizioni internazionali, e virtualmente farvi ritorno in qualità di soggetti neutrali, una volta che i rispettivi casi saranno stati riconsiderati dal nostro organismo di riesame in materia", facente capo alla commissione medica e anti-doping della stessa federazione.
"Potranno farlo", ha tuttavia puntualizzato Coe, ancora di recente accusato di eccessiva 'indulgenza' nei confronti di Mosca, "ma non in rappresentanza della Russia in quanto tale bensì", ha ribadito, "nelle vesti di atleti neutrali". Si verrebbe cosi' in qualche modo a riproporre una situazione che in passato, seppure con riferimento a contesti diversi, ha permesso di competere a sportivi altrimenti condannati all'esclusione, per esempio perche' cittadini di Paesi non affiliati al Cio, o addirittura non riconosciuti dalla comunità internazionale, o comunque coinvolti in fasi di transizione: come avvenne a suo tempo per le Repubbliche dell'ex Urss, non ancora consolidatesi quali Stati sovrani e indipendenti. Un'occasione per un'opportunità di limitata riapertura in tal senso potrebbe emergere presto: il 21 giugno proprio il Comitato Olimpico Internazionale si riunirà infatti a Losanna, dove è possibile si pongano le basi per trovare una via d'uscita che non penalizzi i meritevoli. Sempre Coe al riguardo ha tenuto peraltro a sottolineare che l'ultima parola in nessuna circostanza spetterà al Cio. "Il giudizio sull'idoneità a gareggiare a livello internazionale di chi pratica l'atletica", ha rivendicato, "appartiene alla Iaaf, e rimane di sua competenza. E' questo che il Cio riconoscerà", ha concluso. (AGI)