U na sconfitta amara, al 93’, quella zona Cesarini in cui la Juventus le partite le ha sempre vinte. Un precampionato così così. I dubbi sulla tenuta della difesa orfana di Leonardo Bonucci. Persino l’approccio alla partita con la Lazio, domenica sera, non ha convinto. Allegri ha amesso che la squadra non ha giocato per un’ora. Davvero, come scrivono stamattina alcuni, la brutta sconfitta di Cardiff in finale di Champions col Real non è stata ancora smaltita? Davvero la Juve non si è ritrovata e malgrado una solida campagna acquisti si presenta a questo campionato per niente in palla?
Scrive Benedetto Saccà sul Messaggero: “No, l’incubo non è svanito. La Juventus di Max Allegri ha cominciato il cammino nella nuova stagione esattamente come aveva concluso il percorso nella precedente. Perdendo. Perdendo una finale. Lo sappiamo, a giugno aveva lasciato il trionfo della Champions al Real Madrid nella finale di Cardiff. Questa sera, invece, ha chinato la testa al passaggio della Lazio nella notte della Supercoppa. Dunque i fantasmi di Cardiff ancora abitano lo spogliatoio bianconero. Tra l’altro, va annotato, la partenza e i saluti di Bonucci hanno allargato un vuoto smisurato nel cuore della difesa. È una crepa che va strisciando lungo la parete dei campioni d'Italia. Rimpiazzare Bonucci, del resto, non è un gesto che si inventa in una sera – e neppure in un’estate. Sostituire Bonucci, evidentemente, significa indovinare la ricetta di un nuovo sistema di gioco; o la strada di una differente soluzione tattica”.
“Personalmente non credevo nemmeno che l’assenza di Bonucci potesse significare tanto – scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera - ma l’assenza di personalità dietro, l’approssimazione continua e la facilità con cui la difesa e la squadra sono affondati, fa pensare che Bonucci funzionasse davvero come un’unica anima. Tutto quello che è mancato ad Allegri, l’ha avuto Inzaghi. È sorprendente come questo tecnico dal calcio furbo e antico riesca a moltiplicare i pochi cesti di pane che gli restano. Gioca sempre alla stessa maniera, mescola però sempre le carte. E sorprende sempre l’avversario che pure si aspettava esattamente quel tipo di partita. Ha vinto chi ha saputo mettere insieme una squadra. La Juve va rivista. Tutto il mercato è stato escluso ieri dalla squadra titolare. Non è il primo anno che succede, ma non si capisce mai fondamentalmente perché”.
Sul Corriere dello Sport il direttore Alessandro Vaocalelli tira in ballo le partite di queste ultime settimane: “Non c’è dubbio che Allegri - a differenza di Inzaghi - abbia pagato anche le fatiche di un precampionato consumato più sulle scalette degli aerei che sui campi di allenamento. Ed infatti la differenza di condizione atletica è apparsa nettissima. Non c’è dubbio neppure che la partita abbia ancora di più valorizzato la necessità di intervenire sul mercato: lo sanno bene Agnelli, Marotta e Allegri e non c’è naturalmente bisogno che a loro lo ricordi nessuno. Alla Juve manca una pedina per sostituire Bonucci, che rispetto a tutti gli altri aveva caratteristiche completamente diverse, da primo play maker più ancora che da ultimo difensore. Ma, ancora di più, manca un centrocampista che la Juve insegue da un anno, quando era convinta di aver preso Witsel. Che probabilmente non era neppure l’optimum. Ora si tratta, in questi diciassette giorni che mancano alla fine del mercato, di individuare il giocatore indispensabile. L’identikit? Facile: uno come Pirlo. Anzi no, come il miglior Pogba.