Strasburgo e la maledizione degli "eterni secondi"
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Strasburgo e la maledizione degli "eterni secondi"
Strasburgo - E' un'autentica maledizione quella che si è abbattuta sulla squadra di basket dello Strasburgo, che martedì sera ha perso la sua quarta finale consecutiva per il campionato francese.
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Dopo aver vinto gara-1 e gara-2, la squadra alsaziana è stata rimontata sul 2-2 e nella bella in casa ha ceduto per 80-77 al Villeurbanne di Lione che si è aggiudicato il suo 18mo titolo per la gioia del presidente, il cestista Nba Tony Parker. Per la SIG di Strasburgo e i calorosisssimi tifosi che affollavano il palasport Rhenu è un dramma sportivo: vengono infatti da tre finali di fila perse (con il Nanterre nel 2013 e con il Limoges nel 2014 e 2015) a cui si aggiunge la beffa della finale di Eurocup ad aprile con il Galatasaray in cui il club alsaziano è stato sconfitto dopo due gare tiratissime.
Quella dell'eterno secondo è una maledizione che ha già colpito nello sport, un misto di sfortuna, inadeguatezza e blocco mentale che spesso tormenta un grande atleta o una grande squadra che per periodi più o meno lunghi salgono sul podio scivolando regolarmente quando si tratta di arrivare al gradino più alto.
In Italia l'ha sperimentato la Roma con otto secondi posti (e un solo scudetto) negli ultimi 15 anni. Sempre nel calcio il Benfica, dopo essersi aggiudicata la Coppa dei Campioni per due volte (1961 e 1962), ha subito la maledizione del suo ex allenatore ungherese Bel Guttman, che dopo essersi visto negare un premio per il secondo di quei trionfi lanciò l'anatema: "Nessuna squadra portoghese vincerà più una Coppa dei Campioni per due anni consecutivi.
E il Benfica per cento anni non vincerà una coppa europea". Da allora il club di Lisbona è arrivato altre cinque volte in finale, ma ne è sempre uscito sconfitto. La prima volta perdendo di misura contro il Milan, nel 1963, e due anni dopo contro l’Inter. Nel 1968 incontra il Manchester United, che lo sovrasta per quattro reti a una. Dopo una pausa di 20 anni ci riprova contro l’Eindhoven, ma è battuto ai rigori. L’ultima volta è stata nel 1990, ancora contro il Milan, che nuovamente lo supera per un gol a zero. Nemmeno in Europa League è andata meglio: finale persa con il Chelsea con gol incassato al 93mo nel 2013 e finale nuovamente persa ai rigori contro il modesto Siviglia nel 2014.
Nel baseball e negli Stati Uniti è proverbiale la maledizione dei Red Sox, la squadra di Boston, legata a Babe Ruth. Il suo nome era George Herman, soprannominato Babe o Bambino, era un prima base che dopo il 1910 trascinò i "calzini rossi" a un trionfo dopo l'altro. Nel 1919, Babe non trovò l'intesa per il rinnovo e fu acquistato dagli Yankees di New York. Da allora, i Red Sox dovettero attendere 86 anni per rivincere il campionato, nel 2004, quando travolsero proprio gli Yankees esorcizzando la "maledizione del bambino". In almeno sette occasioni, durante quegli 86 anni, il trionfo fu sfiorato e mancato a causa di incredibili errori.
Nello sci l'austriaco Hubert Strolz è stato ribattezzato “il maestro dei secondo posti”. A parte il 1988, anno in cui collezionò un oro e un argento olimpici a Calgary e una vittoria in Coppa del mondo, Strolz, complice lo strapotere di Alberto Tomba, collezionò una serie impressionante di secondi e terzi posti senza mai vincere una gara in singolare.
Un po’ come l’italiano Paolo De Chiesa per 52 volte fra i primi dieci e per 12 volte sul podio del mondiale ma senza mai una vittoria. (AGI).
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