C he Netflix abbia rivoluzionato il mercato televisivo e cinematografico è ormai cosa nota, ma la sfida pare sia soltanto iniziata perché la nuova stagione di Black Mirror, serie tv britannica vincitrice di diversi premi ormai diventata un vero e proprio cult, si pone evidentemente l’obiettivo di cambiare anche la prospettiva della visione dello spettatore.
Finiti i tempi in cui si cliccava play e ci si abbandonava alla morbidezza del divano, ora è tempo di assumere il doppio ruolo di spettatore e sceneggiatore. È questa la novità promossa dal nuovo episodio di Black Mirror dal titolo “Bandersnatch”: l’interattività.
Tenete il mouse o il joypad della vostra consolle a portata di mano perché man mano che la storia va avanti sarete chiamati a prendere delle scelte e guidare così letteralmente voi stessi la trama. Cosa mangia, dove va, come si comporta il protagonista Colin, giovane programmatore con disturbi mentali che decide di proporre un videogioco ispirato ad un romanzo, dal titolo, appunto, Bandersnatch, studiato in modo tale da variare a seconda delle scelte operate da chi legge. Una rivoluzione quindi, anche dal punto di vista della sceneggiatura, una sorta di primo esperimento di metacinema.
Una scelta che divide
Quello che Colin propone come videogioco è in realtà quello che Netflix propone a noi. Funziona? Diverte? In molti sono rimasti scettici, specie dagli Stati Uniti, dove il New York Times è rimasto stordito dalla presa di posizione di Black Mirror che in questi tre anni “ci ha sempre messo in guardia dal progresso della tecnologia – scrive David Streitfeld – per poi invitarci di colpo ad abbracciarlo”. Sul web il pubblico si divide, la linea che separa la classica avventura grafica, magari proprio di quelle molto in voga sul finire degli anni ’80, anni nei quali è ambientata la puntata, e la classica visione di una serie tv non è abbastanza bene evidenziata.
Le varie ramificazioni della storia si confondono e sovrappongono fino a far girare la testa. In molti, leggiamo sulla pagina Facebook ufficiale della serie, si sono concentrati più sul provare a deviare la storia verso sponde assurde invece che dargli una linearità, come a volerne approfittare per mettere il bastone tra le ruote agli sceneggiatori. Scelta inutile perché probabilmente la genialità del lavoro ci illumina solo alla fine della visione, quando ci si accorge che Netflix non ti permette di giocare troppo di fantasia e scelte troppo ardite portano o a far ricominciare l’episodio o a farlo finire troppo in fretta.
Ma è quello che vogliamo?
L’idea più che la validità del prodotto in sé da valore all’episodio, anche perché prospetta un futuro del tutto innovativo per quanto riguarda ciò che guardiamo. Siamo appena atterrati dopo il salto dalla tv generalista a quella on demand e già dobbiamo prepararci ad un nuovo balzo che ci porterà ancora più dentro il nostro schermo, ci porterà fino alle trame on demand. Quello che resta da chiedersi è: lo vogliamo davvero? Vogliamo davvero che ci venga delegato il finale di un film? Vogliamo davvero salvare anche Jack dall’affondamento del Titanic? O avvisare Don Vito Corleone di stare attento quando va a comprare la frutta? O imporre a Marty di non acquistare quell’almanacco sportivo? Per quanto possa risultare a tratti divertente, cosa ne resterebbe della logica e della struttura della drammaturgia se fosse tutto nelle nostre mani?
Ma soprattutto, se già lo fosse? Tempo fa Cary Fukunaga, regista di un’altra serie molto vista su Netflix, Maniac, ha rilasciato un’intervista dicendo di aver modificato in corso d’opera sceneggiatura e montaggio della serie secondo i dati che Netflix gli forniva tramite l’algoritmo che regola la piattaforma. Insomma, un metodo scientifico per tenere più spettatori possibili davanti alla tv. Sarà vero? Netflix si è rifiutata di rispondere, ma se lo fosse significherebbe che noi già possediamo una sorta di onnipotenza su ciò che guardiamo, ma anche che, come spettatori, siamo studiati al dettaglio, e questa è certamente una cosa che non comandiamo. Siamo già passati da un pezzo, forse, dalla parte nera dello specchio e non ce ne siamo accorti.