C he c’entrano due star come Elizabeth Taylor e Richard Burton con Pasqua e Pasquale, lei ex operaia della Simmenthal, lui ex camionista di Aprilia, il cui amore è sopravvissuto a al dolore assoluto per la morte di un figlio e alla tragedia della dipendenza dall’alcolismo e dalla ludopatia di lei? E la passione tra Yoko Ono e Jhon Lennon con quella tra la partigiana Jole Mancini e Ernesto Borghese, protagonista dell’azione di guerra di via Rasella?
Gli spiazzanti accostamenti arrivano da Angelo Bozzolini, l’autore, regista e produttore artefice di “Grande amore” la trasmissione in cinque puntate di Raitre che condotta da Carla Signoris debutta domenica 14 aprile (20,25), con la straniante idea di accostare grandi coppie della storia internazionale e nostrana (le altre sono quelle composte da Dalida e Luigi Tenco, Grace Kelly e Ray Milland, Maria Callas e Aristotele Onassis), con gente comune che ha vissuto e superato lo stesso problema per il quale la coppia celebre si è invece sfaldata: l’alcolismo come nel caso di Taylor e Burton (“figlio di minatori, pure lui nato in una famiglia del sottoproletariato come Pasquale”, chiarisce il link Bozzolini), e quindi il tradimento, l’opposizione delle famiglie, la depressione e la ludopatia. “Il filo rosso che lega la storia delle star e quella delle coppie di sconosciuti di ogni puntata è la difficoltà di amarsi e ogni domenica scopriremo un esempio di come la forza di un legame possa farcela a imporsi su nemici più o meno invisibili”, spiega il regista romano, 46 anni, che per la Raitre diretta da Stefano Coletta ha recentemente firmato “A modo mio”, dove raccontava cinque vite fuori dagli schemi, prima tra tutte quelle di Teresa Forcades, monaca benedettina nonché teologa femminista queer.
Anche questa volta il punto di vista è molto fuori dagli schemi, e il grande amore a lieto fine che prevale nei destini incrociati delle coppie, “è quello delle persone comuni, senza denaro, fama, ma con una capacità di tollerare e superare gli ostacoli superiore a quella di chi è sotto i riflettori”, spiega Bozzolini a cui l’idea è venuta, racconta, dopo aver letto un saggio consigliatogli dal suo psicanalista, “Naufragio con spettatore” di Hans Blumenberg secondo il quale chi osserva un naufragio dalla spiaggia non può non provare sollievo per il fatto di non essere in mare: “Ho pensato che in un rapporto di coppia non si può, invece, non prendere coscienza sul fatto di essere imbarcato”.
I poster e le fotografie di Grace Kelly di cui sua moglie è appassionata, piazzati in casa hanno poi creato lo straniante link, insieme alle inedite immagini di repertorio delle coppie celebri, scovate negli archivi cinematografici e nelle teche Rai. Per le coppie famose da raccontare qualche volta la scelta è stata spiazzante: di Grace Kelly non viene raccontato il matrimonio principesco, ma, nella puntata dedicata agli onori contrastati dalla famiglie, la meno nota storia con Ray Milland, l’attore che, essendo già sposato, fu costretta a lasciare.
Fuori dagli schemi, del resto, è anche la carriera di Bozzolini, figlio di Annibale, che oggi ha 96 anni e ha passato la sua vita in politica, anche nel gabinetto di Alcide De Gasperi e, scherza il regista “ancora non ha capito bene cosa io faccia”. Laureato in Lettere e specializzato al Victorian college of arts di Melbourne in cinema, da sempre la sua passione accanto alla musica che considera la sua “coperta di Linus”, non conoscendo nessuno nell’ambiente del cinema, al suo ritorno in Italia Bozzolini stava per essere assunto all’American Express.
E lì sarebbe finito, racconta, se vicino alla sede, dopo il secondo colloquio non avesse visto un manifesto cinematografico che l’ha attratto, strappandolo a una carriera che non sentiva come sua. Seguono inizi da gavetta vera, come aiutomicrofonista, aiutato da un amico fonico (“mi aveva detto che poteva offrirmi solo quello e io mi precipitai”) e quindi, poco dopo, microfonista titolare sul set de “La Piovra”: “I monologhi di Remo Girone duravano dieci minuti, faceva un caldo infernale, ma io, che avevo 26 anni, mi sentivo arrivato”.
È stato quindi film-maker, ha lavorato per programmi come “Cortesie per gli ospiti” e per due stagioni, nel 2011 e nel 2012, per Babel tv ha ideato e diretto uno dei programmi che più gli ha dato soddisfazione “Invito a cena”, un docu-reality in cui un immigrato e un italiano che abitavano nella stessa città condividevano un pasto: “Volevamo raccontare un’Italia dove più che il razzismo prevale l’ignoranza, e abbiamo realizzare cene coraggiose portando ad esempio una professoressa serba a cucinare in una sede di Forza nuova. Ogni incontro, anche quelli inizialmente tesi, finivano in genere a tarallucci e vino”.
Nella sua variegata carriera, a un certo punto, nel 2008 Bozzolini ha lavorato anche con Michele Santoro ad Annozero: “Era un grande onore lavorare per lui, con tutti giornalisti giovani poi diventati famosi, come Corrado Formigli”. Si occupava delle immagini sugli schermi dello studio, dove Santoro voleva il segno dei contenuti delle puntate e quindi dei docudrama sui casi giudiziari. “A quel tempo mi dividevo tra il lavoro ufficiale e quello clandestino sui documentari musicali, perché Santoro era gelosissimo ”.
Poi con Santoro finì non troppo bene (“perché lui è molto “Michele Santoro presenta” e tutti gli altri finiscono metaforicamente nei titoli di coda”) mentre il coté musicale ha prosperato e oggi Bozzolini è il regista punto di riferimento del settore, in Italia e all’estero. Ha realizzato parecchi lavori, tra cui spiccano la trilogia di film documentari sulla musica classica dedicata a Mendelssohn, Chopin, Liszt e nel 2013, “Il carattere italiano” un ritratto dell’Orchestra di Santa Cecilia. E adesso, subito dopo “Grande amore”, si ricimenterà con la sua vera passione, firmando “Che storia è la musica” sempre su Raitre, protagonista un numero uno come Ezio Bosso. “È stato lui a cercarmi”, racconta “chiedendomi se potevamo riuscire nell’impresa impossibile di portare la musica in tv”. Ci riusciranno, a giugno.