S celta coraggiosa e vincente quella del Teatro di Roma di riportare in scena al Costanzi, dove mancava dal lontano 1968, un capolavoro come 'Orfeo ed Euridice', scritto nel 1762 dal compositore tedesco Christoph Willibald Gluck con libretto dell'italiano Ranieri de' Calzabigi. Un gioiello 'neoclassico' raffinato e a lungo atteso nella Capitale che nobilita ancor più una stagione operistica di altissimo livello.
L'opera che ha dato il via alla riforma di Gluck
La nuova versione di quella che viene considerata l'opera con cui Gluck ha dato il via alla sua riforma, che voleva ripulire l'opera seria italiana dai virtuosismi vocali e dagli intrecci secondari, è stata realizzata dal regista canadese Robert Carsen con uno stile essenziale e scarno in cui ha voluto rappresentare la storia d'amore e morte come un dramma intimo e introspettivo di Orfeo.
A più di 50 anni dall'ultima rappresentazione al Teatro dell'Opera di Roma, diretta da Aurel Miholy Milloss, 'Orfeo ed Euridice' torna al Costanzi - dove è in scena ancora domenica 17 pomeriggio, martedì 19, giovedì 21 e venerdì 22 marzo - grazie a una coproduzione con Theatre des Champs-Elysees, Chateau de Versailles Spectacles e Canadian Opera Company.
Uno spettacolo essenziale, dove la scenografia di Tobias Hoheisel (autore anche dei costumi) riporta a un paesaggio brullo, che immediatamente dà la sensazione dell'Inferno, anche quando si sta sulla Terra. Le ombre si muovono e danzano attorno al protagonista, a Orfeo disperato, accompagnandolo nella sua discesa agli inferi, diviso tra amore e morte. Il tutto accompagnato dalla magnifica musica di Gluck suonata dall'orchestra diretta dal maestro Gianluca Capuano, bravissimo nel dare una lettura attenta e coinvolgente della partitura.
Orfeo scritto per la voce di un castrato
Gli applausi finali, lunghi e sentiti, alla fine dei tre atti, hanno salutato la prova del controtenore Carlo Vistoli, un Orfeo estremamente in linea con quello pensato da Gluck (che aveva scritto la musica per una voce quasi femminile, infatti il primo protagonista fu un castrato). Accanto a lui la sorprendente soprano ungherese Emoke Barath nel ruolo di Amore e la giovane e già molto esperta soprano italiana Mariangela Sicilia, ottima Euridice per intensità e vocalità.
Da sottolineare infine la scelta delle luci, di cui si è occupato lo stesso regista Robert Carsen insieme a Peter Van Praet: il gioco delle ombre, i chiaroscuri, l'alternarsi di notte e giorno, vita e morte, hanno fatto da magnifico contorno alle potenti note di Gluck.