S i intitola “Shots!” l’episodio numero 300 di South Park, serie televisiva animata statunitense creata da Matt Stone e Trey Parker nel 1997; una serie che in qualche modo ha accelerato e non poco, fino a risultare ancora oggi irraggiungibile, il linguaggio televisivo.
Ventitré stagioni di satira dissacrante e senza limiti, che poi è la vera forza dello show, in principio paragonato a serie dal mood vagamente similare come “I Simpson”, anagraficamente antecedenti, e “I Griffin”, ma che su questo particolare aspetto sono sempre rimasti (e non ci si crederebbe mai) entro limiti accettabili. “South Park” invece ha fatto della forzatura di questi limiti il marchio di fabbrica.
Politica, religione, sesso, tutto inserito in un mix che non ammette il non detto, dove tutto è possibile; cosa che, naturalmente, ha creato ai creatori e alle reti che hanno trasmesso lo show, non pochi problemi. Già l’idea alla base, che certi temi vengano affrontati attraverso la visione, in questo caso per niente innocente, di quattro bambini quali sono Stan Marsh, Kyle Broflovski, Eric Cartman e Kenny McCormick, è di per sé già una provocazione.
D’altra parte l’idea di South Park viene in mente a Parker e Stone nel 1992, quando ancora frequentavano l’università del Colorado, con la creazione di un cortometraggio animato dal titolo “Jesus Vs Frosty”, storia di un pupazzo di neve assassino, messo in piedi da una prima versione dei quattro ragazzini di South Park, che viene annientato da un Gesù venuto fuori da un presepe.
Anni dopo, siamo nel 1995, il corto finisce nelle mani di Brian Graden, dirigente della FOX, che commissiona ai due amici un altro corto, stavolta lo intitolano “Jesus vs. Santa”, storia di una violentissima e mortale disputa tra Gesù e Babbo Natale sul significato delle feste natalizie. Due anni dopo, il 13 agosto, South Park debutterà su Comedy Central, canale dove la rete ha deciso di dirottare il programma. Un debutto dirompente, la dirigenza di Comedy Central è messa immediatamente alle strette dalla protesta di chi riteneva il cartone animato altamente offensivo. Gadget e t-shirt sono messi al bando dalle scuole, i promo dello show non vengono mandati in onda prima delle 19 e le puntate vanno in seconda serata, proposte espressamente ad un pubblico adulto.
La rivoluzione introdotta dai Simpson trova ampia ragion d’essere in South Park: si, può esistere un cartone animato pensato esclusivamente per gli adulti, le controversie stuzzicate dagli autori della serie animata ne sono ampia dimostrazione. La satira religiosa, giusto per fare l’esempio più eclatante, non è roba per bambini e nemmeno per adulti particolarmente suscettibili, se proprio vogliamo essere onesti. Durante l’ultimo episodio della nona stagione dal titolo “Bloody Mary”, giusto per fare un esempio, la piccola e immaginaria cittadina di South Park, geograficamente situata all'interno del reale bacino di South Park tra le Montagne Rocciose del Colorado, grida al miracolo quando viene scoperta una statua della Madonna che perde sangue, ma non dagli occhi; nella serie Gesù è il conduttore di un talk show televisivo che non riesce a dare mai uno straccio di risposta sensata sui grandi temi riguardanti la spiritualità.
Le puntate 200 e 201 della serie raccontano la storia di Tom Cruise e una serie di celebrità americane che vogliono far causa all’intera cittadina per le prese in giro subite negli anni, a meno che la cittadina non consegni Maometto, dal quale vogliono estrarre un fluido che gli permetterà di non essere mai più presi in giro. Dopo la messa in onda negli Stati Uniti, Revolution Muslim, un’organizzazione musulmana radicale, ha pesantemente minacciato Parker e Stone avvisandoli che avrebbero fatto la stessa fine di Theo van Gogh, regista olandese assassinato da Mohammed Bouyeri, esponente del Gruppo Hofstad, a causa del suo cortometraggio “Submission” in cui accusava l'Islam di tollerare la violenza sulle donne.
A corredo della minaccia il gruppo ha specificato sul sito gli indirizzi dei due autori e di Comedy Central, che decise di censurare parte dell’episodio, finito poi ugualmente in rete in forma integrale dopo un attacco hacker. Questi due episodi in Italia non sono mai stati doppiati e mandati in onda. La cifra dello show è questa, troppo per qualcuno? Può darsi; da capire quanto questa voce sia necessaria per sentirci, tutti quanti, più liberi di pensare ciò che vogliamo e quali siano (e se esistano o meno) i confini della satira.